Ambiente
Caravella portoghese nel nostro mare: cos’è e cosa fare se la si incontra
Bella e pericolosa. Dalla silhouette affascinante. Il suo nome sembra rimandare a tempi e gesta lontane. Attenzione però, non stiamo parlando di una splendida donna, bensì di un’altra meravigliosa opera d’arte della natura: la caravella portoghese (nome latino physalia physalis Linnae, 1758), una terrificante medusa dell’Atlantico. E visto che l’“unione fa la forza” non possiamo nemmeno descriverla come una singola medusa (tecnicamente peraltro è un sifonoforo) perché è composta da un insieme di tanti terribili polipi, ognuno con una propria elevata specializzazione. C’è il polipo navigatore, quello che digerisce e quello che protegge la “colonia”, il peggiore di tutti, dotato di un apparato tentacolare urticante, lungo fino a 30 metri (di norma 10 metri), con il quale attacca e si difende.
Ma torniamo alla notizia. È il secondo avvistamento in venti giorni di una caravella portoghese nel mare a largo di Lampedusa. A farne scoperta e segnalazione è stato il personale dell’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie. Durante la consueta attività di monitoraggio in mare, i tecnici dell’ente hanno avvistato il meraviglioso esemplare e lo hanno prontamente segnalato ai ricercatori dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) di Palermo.
Come si riconosce una caravella portoghese? Se la si incontra in mare si riconosce piuttosto chiaramente: la colonia, infatti, presenta un corpo galleggiante (detto pneumatoforesi) che sembra una specie di vela gonfia. Questo è l’organo di superficie che le permette, attraverso la spinta del vento, di muoversi sull’acqua a una velocità media di circa 20 metri al minuto e può percorrere, in condizioni di vento favorevole, dai 15 ai 28 km al giorno. La vela dell’esemplare avvistato ha colore trasparente, ma può anche virare verso uno splendido blu-violetto luccicante o il rosa.
Come abbiamo accennato, ha tentacoli urticanti che possono arrivare a 30 metri lunghezza. Gli esemplari più piccoli, quelli cioè che mostrano una “superficie della vela” di pochi centimetri, sono comunque muniti di tentacoli che fino a 2 metri. Questi si estendono in acqua e sembrano composti da tante piccole perline. Ogni “perlina” contiene organi urticanti specializzati (i nematocisti, fino a 750.000 individui) la cui “puntura” può causare danni molto seri. Pensate che il dolore provocato è stato definito il “dolore perfetto”. Perfetto perché la preda deve restare completamente immobile mentre la colonia se ne ciba.
Abbiamo detto che è tipica dell’oceano Atlantico. Ma allora come mai la troviamo nel mare Mediterraneo?
In realtà non si tratta dei primi avvistamenti di caravella portoghese nei nostri mari. Negli anni passati è stata già avvistata a largo della Francia e della Spagna (precisamente nelle isole Baleari) creando grosse difficoltà ai bagnanti e addirittura un decesso. Ma resta comunque un incontro davvero molto raro perché le acque che lambiscono le nostre coste sono ancora troppo fredde. È innegabile tuttavia che l’aumento della temperature del mare (effetto del surriscaldamento globale) può agevolarne la proliferazione, nei prossimi anni, anche nel Mediterraneo. Il Mare nostrum offre inoltre altri vantaggi a questi particolari esemplari. L’aumento spasmodico e incontrollato della pesca, che sta conducendo a una considerevole diminuzione della presenza nei mari di grandi pesci predatori, insieme alla presenza sempre più rara di tartarughe marine, entrambi golosi di caravella portoghese, sicuramente ne aumenteranno la probabilità di incontri futuri.
Cosa succede se si viene in contatto con i suoi lunghi tentacoli?
I tentacoli della caravella portoghese contengono un mix di veleni costituiti da una decina di diversi peptidi termolabili (si inattivano già alla temperatura di 55 gradi centigradi). Essi sono caratterizzati da deboli attività necrotizzante e antigenica, ma potenti attività cardiotossiche e neuromiotossiche. In particolare hanno attività emolitica e alterano le membrane cellulari causando flussi anomali di calcio che possono essere mortali.
Uno studio approfondito ha permesso di isolare la tossina: battezzata dai ricercatori ipnotossina (o fisalitossina) ha proprietà ipnotiche che innescano quella che viene chiamata “sindrome fisalica”. Se si viene punti il dolore è lancinante e può provocare una immediata grave perdita di coscienza (la sincope riflessa). La zona che è stata a contatto con i tentacoli forma subito un eritema e si ricopre di bolle, mentre sul resto del corpo si formano successivamente pomfi (cioè lesioni solide) pruriginosi. Seguono (anche a causa dello spavento) ansia, angoscia, vomito, lipotimia (presincope o svenimento). Nei casi lievi le lesioni, che possono perdurare anche mesi, cicatrizzano. Ansia, vomito (a volte coliche) si risolvono in due o tre giorni. Nei casi gravi, invece, le lesioni possono trasformarsi in piaghe profonde e purulente. Il forte dolore che provoca la puntura può inoltre essere fatale in individui con problemi di cuore. Mentre nel sangue (emblematico il caso di un sommozzatore di Miami colpito al volto durante una ascensione notturna da 9 metri e senza torcia) permangono per anni anticorpi IgG anti-physalia.
Da qui l’avvertimento per i subacquei: se si è in zone pericolose o in cui è stata avvistata una caravella portghese, mai risalire di notte senza torcia e con mani e volto non protetti; mai divincolarsi perché l’effetto presunto di liberarsi dai tentacoli è nefasto e controproducente.
Cosa fare se si è stati punti?
La misura più immediata è quella di immergere la parte colpita in acqua a 45°C per almeno 20 minuti. Molto utile è anche l’impiego di formalina al 10% per inattivare le cnidocisti. Nel caso di soggetti allergici e particolarmente sensibili, nei quali si può verificarsi uno shock anafilattico grave, si consiglia di recarsi al pronto soccorso.
Evitare invece di bendare la zona colpita, perché questo aumenta la quantità di veleno assorbito, di lavare con soluzioni alcoliche o con i prodotti normalmente consigliati per il post punture di meduse (come ad esempio le soluzioni di acido acetico acquoso) perché nel caso di contatto con il veleno della caravella portoghese l’effetto è opposto.
Prima di concludere, una curiosità legata al suo movimento. Perché c’è un fatto davvero incredibile che merita di essere raccontato. Normalmente (a differenza di quanto si può pensare) la caravella portoghese non procede nella stessa direzione del vento, ma naviga di bolina come le barche a vela e può spingersi controvento. Almeno fino all’incontro inevitabile con ammassi algali che ne rallentano inevitabilmente la velocità. Ma la caravella ha escogitato un accorgimento evolutivo per le permette di far fronte alla forza di Coriolis (la forza che devia qualsiasi corpo in movimento verso destra nell’emisfero nord, e verso sinistra nell’emisfero sud) e alla spirale di Eckman (diretta conseguenza della forza di Coriolis). La caravella che naviga nell’emisfero nord gonfia l’ammasso gelatinoso maggiormente a destra (mentre nell’emisfero sud verso sinistra) e può anche “decidere” quanto gonfiarsi. In questo modo essa compensa in parte le forze che tendono a spingere qualsiasi corpo galleggiante verso destra, permettendo addirittura all’intera colonia di cambiar direzione. Così facendo la probabilità di incrociare grandi ammassi algali è inferiore. Un incredibile esempio della teoria dell’evoluzione che premia “il più adatto”.
Cosa fare se si avvista una caravella portoghese?
Gli operatri dell’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie hanno dichiarato “Non vogliamo creare allarmismi, perché al momento si tratta di un unico esemplare ma preghiamo tutti di prestare la massima attenzione, e in caso di avvistamento di evitare il contatto e di far pervenire la segnalazione all’Area Marina Protetta”.
Un eventuale avvistamento va segnalato o direttamente all’AMP (area marina protetta) o con una email all’indirizzo di posta elettronica alien@isprambiente.it, allegando documentazione fotografica e/o video.
Per un approfondimento si rimanda al seguente articolo scientifico: Iosilevskii G., Weihs D. (2009). “Hydrodynamics of sailing of the Portuguese man-of-war Physalia physalis”. J.R. Soc. Interface: vol. 6 n. 36; pp. 613-626.
(Credit immagine: Area Marina Protetta delle Isole Pelagie)
Giuliana Raffaelli
Ambiente
Pantelleria, estumulazioni al Cimitero di Scauri: scadenze e istanze
Il Comune di Pantelleria ha pubblicato avviso relativo all’estumulazione presso il Cimitero di Scauri.
Di seguito tutti i dettagli:
A partire dal mese di Gennaio dell’anno 2025, salvo anticipazione del termine per motivi di urgenza, si proceda ad eseguire la estumulazione ordinaria delle salme poste nei loculi delle Serie 9 ubicate nel cimitero di Scauri, le cui concessioni cimiteriali sono scadute e/o il cui utilizzo avviene da un tempo superiore a quello previsto dal Regolamento comunale dei servizi Funebri e Cimiteriali (cfr.art. 30), come da allegato elenco.
2) l’avvio alla cremazione, previa autorizzazione dell’Ufficiale dello Stato Civile, dei resti mortali eventualmente non completamente mineralizzati relativi ai defunti elencati negli appositi elenchi relative alle estumulazioni ordinarie, parte integrante del presente atto, per i quali non sia stato dimostrato interesse da parte dei familiari, dopo che siano trascorsi 30 giorni dall’affissione del presente atto; dopodichè le ceneri saranno depositate per non oltre ulteriori 90 giorni dalla data di cremazione presso il deposito del Cimitero di riferimento dove era stata tumulata la salma e successivamente collocate nel cinerario comune in caso di mancata diversa opzione dei familiari o eredi;
INVITA
I parenti/eredi di tutti i defunti oggetto di estumulazione ordinaria, di cui agli allegati elenchi, che hanno interesse a recuperare i resti mortali per depositarli in sepolture private ovvero in cellette ossario comunali dietro presentazione di apposita istanza, a rivolgersi entro il 20 Dicembre 2024 all’Ufficio Stato Civile, ubicato presso la sede municipale, piano terra, per disporre sulla destinazione dei resti mortali dei propri cari.
L’ufficio è aperto al pubblico secondo i seguenti orari: lunedì – mercoledì – giovedì – venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 12.00 martedì, dalle ore 17.00 alle ore 18.00
Eventuali comunicazioni e/o richieste di informazioni possono essere fatte telefonicamente chiamando il n. 0923/695049 o il n. 0923/695023, ovvero mediante posta elettronica all’indirizzo: protocollo@pec.comunepantelleria.it
Ambiente
Codici: l’esca del prezzo e dell’ambiente, attenzione alle offerte-truffa di pellet
Torna il freddo e risalgono gli acquisti di pellet. Sempre più consumatori scelgono questo prodotto anche in un’ottica di economia circolare, in quanto si tratta di scarti, come segatura e trucioli, recuperati e riutilizzati invece di essere smaltiti. Sfruttando questo aspetto green, sul web si sono moltiplicate le offerte, ma non tutte sono reali. Capita spesso, infatti, di imbattersi in annunci che nascondono una truffa. Nasce da qui l’invito dell’associazione Codici a fare attenzione prima di procedere agli ordini.
“Le truffe del pellet seguono ormai uno schema collaudato – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici –, ciò nonostante sono ancora tanti quelli che cadono in trappola. Il motivo è duplice: da una parte c’è il prezzo particolarmente allettante, dall’altra ci sono siti internet che forniscono un’immagine affidabile dell’azienda venditrice. È bene, quindi, fare delle verifiche prima di acquistare. Ad esempio, una ricerca su internet sui prezzi in circolazione può aiutare a farsi un’idea dell’offerta trovata e capire se lo sconto è credibile o se, invece, può nascondere una fregatura. Sempre sul web possiamo cercare recensioni di altri utenti che hanno fatto acquisti tramite l’azienda in cui ci siamo imbattuti, per vedere se l’ordine si è concluso positivamente o se ci sono stati problemi. Internet ci può aiutare a capire anche la solidità della società, perché possiamo verificare se la sede si trova effettivamente all’indirizzo indicato sul sito. Tutto questo senza dimenticare il fatto di utilizzare un metodo di pagamento in grado di fornire una forma di tutela, nel caso dovessero sorgere dei problemi con l’ordine effettuato. Succede, infatti, che dopo il pagamento, il cliente non riesca ad avere più notizie della consegna del prodotto, fino a perderne le tracce. Quelli forniti sono accorgimenti che è meglio adottare per evitare di passare da un’offerta all’apparenza imperdibile ad una fregatura clamorosa”.
L’associazione Codici fornisce assistenza legale ai consumatori in caso di problemi con l’ordine di pellet effettuato online. È possibile fare una segnalazione e richiedere aiuto telefonando al numero 065571996 o scrivendo a segreteria.sportello@codici.org.
Ambiente
Fortunata la Cicogna Nera salvata a Pantelleria trasferita al Centro Lipu di Ficuzza
La Cicogna Nera salvata a Pantelleria e stata trasferita al Centro di Recupero Fauna della Lipu di Ficuzza, il reinserimento in natura è solo rinviato
Cari della redazione e cari lettori, eccoci nuovamente in questo spazio di informazione libera e indipendente, luoghi divenuti sempre più rari ultimamente e perciò preziosi, per questo ringrazio la Direttrice Marina Cozzo de Il Giornale di Pantelleria e tutta la redazione, che sempre più spesso accoglie gli articoli e le comunicazioni sull’attività dell‘Associazione Culturale L’Avamposto.
Dall’ultima recente pubblicazione del 16 ottobre, inerente il recupero della rara e bellissima Cicogna Nera, che nell’occasione della sua sperata liberazione abbiamo tutti potuto meglio comprendere che non era ancora pronta al volo e ci ha praticamente reso evidente il suo bisogno ulteriore di riposo, di rifocillarsi e di rafforzare la muscolatura alare.
Negli ulteriori tentativi di reinserimento in natura avvenuti di recente, abbiamo potuto assistere solo a brevi voli preparatori, a evidenza del lento ma costante miglioramento delle condizioni fisiche, ma che per poter riconquistare la vita nella natura selvaggia non sono stati sufficienti alla liberazione sull’isola.
Pertanto insieme al caro Ispettore Paolo Landolina, abbiamo preso la decisione di trasferire la cicogna al Centro di Recupero Fauna Selvatica della Lipu di Ficuzza, dotato tra l’altro di una delle più grandi voliere d’Europa di riabilitazione dell’avifauna, in modo che possa fare gli opportuni allenamenti in piena sicurezza, prima di essere rilasciata con molta probabilità in prossimità del Lago Arancio, ambiente umido ideale per lei, ricco di rane, pesci e invertebrati, che tra l’altro risulta essere un luogo frequentato dalle cicogne di passaggio durante la loro migrazione.
L’aspetto alimentare, che frattanto diveniva problematico per la scarsa reperibilità sull’isola di sardine e alici a causa del sacrosanto fermo biologico della pesca, veniva risolto grazie al caro amico Filippo Mendola che faceva pervenire al Comando della Forestale di Palermo 3 kg di freschissime alacce dallo storico mercato di Ballarò e che prontamente mi venivano consegnate in borsa frigo dall’Ispettore Superiore Silvio Gallo e dall’Ispettore Francesco Scrima del Corpo Forestale, che intanto davano il cambio ai colleghi precedentemente in servizio sull’isola. Infatti, voglio ribadire i migliori ringraziamenti e complimentarmi con tutto il Corpo Forestale, in particolare con gli ispettori forestali Paolo Landolina, Silvio Gallo, Calogero Caruso, Francesco Scrima, Nino La Mendola e alla sempre presente Sovrintendente Capo Forestale Silvia Muratore per il grande interesse, attenzione e aiuto concreto a garanzia della migliore assistenza per la cicogna nominata Fortunata. Ci tengo a ringraziare anche il Professore Emerito Bruno Massa, luminare dell’ornitologia ai massimi livelli e il Coordinatore della Lipu della regione Sicilia Nino Provenza, per l’inanellamento e il monitoraggio della nostra amica e i Dottori Giuseppe Messina e Vito Ruggero Sugameli, veterinari autorizzati dall’A.S.P. di Trapani, che hanno provveduto a farle le opportune visite a domicilio, per constatarne lo stato di salute e provvedere alla valutazione e alla certificazione sanitaria per le pratiche di imbarco aereo per il trasferimento al Centro di Ficuzza.
Anche in questo frangente di tempo la comunità di Pantelleria ha risposto con grande cuore e umanità e ringrazio tantissimo Giuseppe Casano e altri improvvisati pescatori che mi hanno fornito piccoli e appetitosi pesci che Fortunata ha particolarmente gradito e un sentito ringraziamento va rivolto senza indugi alla Famiglia Petronelli che ha messo a disposizione il grande terreno recintato in prossimità del Lago di Venere, per permetterle di fare ulteriori allenamenti e prove di volo.
In data 18 novembre Fortunata ha “preso il volo” ed è arrivata sana e salva a destinazione in appena due ore. Ciò è stato possibile grazie al Sindaco Fabrizio D’Ancona, alla Direttrice dell’Ente Parco Nazionale di Pantelleria Sonia Anelli, all’Ing, Attilio Perino della DAT Italia, al personale aeroportuale, al Corpo Forestale della Regione Siciliana, all’A.S.P. Di Trapani che hanno attivato il fondamentale protocollo speciale per il trasporto dell’avifauna in difficoltà, che anche in questo delicato caso la collaudata procedura ha egregiamente funzionato. Adesso Fortunata si trova nel Centro di Recupero Fauna della Lipu, dove starà per un ulteriore periodo tra le amorevoli ed esperte mani del Responsabile, Dottore Gianni Giardina e della sua consorte Annamaria, Direttrice infaticabile e appassionata del Centro, che ci terranno aggiornati sugli ulteriori sviluppi e salvo complicazioni, sulla sua liberazione.
La mattina del trasferimento Fortunata ha ricevuto anche la visita del Commissario Straordinario Italo Cucci e del Biologo Andrea Biddittu dell’Ente Parco Nazionale di Pantelleria, e oltre alla bella cicogna nera hanno potuto ammirare anche un simpatico e voracissimo cormorano, recuperato di recente dall’associazione, anch’esso con gravi problemi di denutrizione, che sembra stare superando perfettamente con abbondanti pasti a base di pesce fresco. E’ stato anche molto interessante osservare i due particolari degenti, accomunati dalla stessa diagnosi convivere in perfetta pace e armonia nel giardino protetto della casa del Lago.
Comunico anche che con la partenza di Fortunata, è arrivato il tanto atteso e indispensabile spara rete ad aria compressa che la nostra cara socia onoraria Sandra Tamburini ha generosamente donato per il difficile recupero del secondo fenicottero, che ad oggi resiste miracolosamente al Lago di Venere, quindi si prospetta un altro possibile, imminente recupero nei prossimi giorni.
Insomma che altro dire, se non che questa vicenda ha coinvolto un intera comunità e varie istituzioni, che si sono interessate e prodigate, dando il meglio di se per provare a dare una seconda chance ad una creatura cosi bella e rara. Tutto ciò mi fa riflettere, su quale possa essere il nostro ruolo in questo mondo, sia come individui, che come specie e quali siano le nostre reali possibilità di un effettivo cambiamento positivo e su come in realtà, siamo un insieme di creature intrinsecamente connesse tra loro a formare una totalità unica e irripetibile che si chiama vita. E in questo pensiero, in questa lieta storia mi torna difficile comprendere chi in verità ha aiutato chi. Forse è stato proprio il passaggio incidentale di una rara cicogna nera su un isola ancora troppo lontana dalla meta, che ha aiutato tutti noi. A volte impercettibili eventi possono generare grandi conseguenze. Questo mi lascia sperare in un possibile migliore futuro che ci attende, in questa visione che ogni tanto sovviene e resiste nonostante tutto e proietta l’essere verso un mondo in cui possiamo finalmente percepire l’intero creato come una grande, immensa famiglia.
Buon viaggio Fortunata.
Grazie ancora
Pantelleria
18 novembre 2024
Il Presidente dell’Associazione Culturale L’Avamposto
Anselmo Consolo
Foto di Andrea BIddittu
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