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Salute

Comitati per la Salute – Sicilia: “Musumeci prenditi le tue responsabilità”

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𝗠𝗨𝗦𝗨𝗠𝗘𝗖𝗜, 𝗣𝗥𝗘𝗡𝗗𝗜𝗧𝗜 𝗟𝗘 𝗧𝗨𝗘 𝗥𝗘𝗦𝗣𝗢𝗡𝗦𝗔𝗕𝗜𝗟𝗜𝗧𝗔’!
L’1 luglio il Presidente Musumeci ha pubblicato sul suo profilo Facebook un suo intervento in merito all’operato della Regione Siciliana negli ultimi 5 anni per quanto riguarda la sanità siciliana.
Non saremmo intervenuti ma i siciliani e le siciliane meritano rispetto e di conseguenza di conoscere la verità. Cosa che, il caro presidente, è lontano dal mostrare. Ma butta qua e là, borbottando qualche numero, paroloni che servono solo a nascondere la realtà dei fatti. 𝗨𝗻𝗮 𝗿𝗲𝗮𝗹𝘁à 𝘀𝗮𝗻𝗶𝘁𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗶𝗮𝗺𝗼: 𝗗𝗜𝗦𝗔𝗦𝗧𝗥𝗢𝗦𝗔!
Il presidente inizia il suo intervento sostenendo che gli investimenti in infrastrutture sanitarie in Sicilia in questi cinque anni ammontano a 𝗢𝗟𝗧𝗥𝗘 𝟭 𝗠𝗜𝗟𝗜𝗔𝗥𝗗𝗢 𝗗𝗜 𝗘𝗨𝗥𝗢 e che con il Pnrr sanità sono programmati altri 𝟴𝟬𝟬 𝗠𝗜𝗟𝗜𝗢𝗡𝗜 𝗗𝗜 𝗘𝗨𝗥𝗢.
Niente da obiettare, ma a cosa sono serviti (e serviranno) questi soldi? Impossibile sapere dove sono stati messi.
Ma se vogliamo parlare di cosa è stato fatto negli ultimi 5 anni, una situazione chiara noi ce l’abbiamo.
Per fare alcuni esempi:
• A 𝗖𝗮𝘀𝘁𝗲𝗹𝘃𝗲𝘁𝗿𝗮𝗻𝗼, il Punto nascite è stato scippato e trasferito dall’aprile 2021 per risolvere un problema di sicurezza a e di Mazara. Il presidio serviva 100.000 utenti della Valle del Belice, zona sismica. Qui partorivano le donne che abitano Castelvetrano ma anche quelle di Partanna, Santa Ninfa, Gibellina, Salaparuta, Montevago, Poggioreale, S. Margherita Belice etc.
Ancora oggi vi sono decine di casi di bambini nati in emergenza al Pronto soccorso se non addirittura in ambulanza poiché il percorso stradale sino a Mazara è troppo distante. Negli ultimi anni l’ospedale è stato sistematicamente depotenziato e sono stati declassati tutti i reparti per favorire DEA vincitori e chiusi reparti di oculistica, a breve verrà chiuso anche quello di ortopedia
• A 𝗚𝗶𝗮𝗿𝗿𝗲 dal 2015, a causa della chiusura ufficiale del Pronto Soccorso da parte dell’Asp di Catania, il Comitato di Giarre ha registrato 16 decessi avvenuti direttamente e indirettamente a causa di tale chiusura. L’attuale governo Musumeci ha di fatto riattivato l’ospedale di base con- cesso la riapertura del Pronto Soccorso, ma quotidianamente vengono registrati depauperamenti che minano il regolare servizio, specialmente nelle emergenze-urgenze.
 • A 𝗖𝗮𝘁𝗮𝗻𝗶𝗮 l’esempio più lampante è quello del Santo Bambino: un ospedale ginecostetrico, unico punto nascita in centro città, che fino al 2017 vantava 1809 parti l’anno (più degli standard che erano stati imposti per la chiusura, ossia meno di 1000), con reparto di ginecologia, ostetricia e neonatologia di alto livello, con ambulatorio uro-ginecologico, centro di diagnosi prenatale e per la donazione di cordone ombelicale, CHIUSO senza alcun motivo che risponda a logica e buonsenso. Negli ultimi anni sono state innumerevoli le dichiarazioni in merito al destino del Santo Bambino. L’ultimo “annuncio” è arrivato tramite un comunicato stampa della presidenza della Regione che si è espressa favorevolmente rispetto alla richiesta del presidente dell’ERSU Mario Cantarella di destinare il Santo Bambino all’ente per realizzare una residenza universitaria
• A 𝗚𝗲𝗹𝗮 i dati sono disarmanti: l’ospedale ha, nel 2019, una dotazione di 242 posti letto, ma in realtà ne funzionano appena 158. Mancano all’appello 84 posti letto. È il dato con maggior differenza tra i 52 comuni siciliani sede di ospedale. Anche negli anni precedenti non è stato rispettato il dato dei D.A. Sulla carta a Gela dovrebbero esserci 17 Unità Operative Complesse, 17 Unità Operative Semplici e 5 Strutture dipartimentali. Già con quello che è previsto, ma non presente, l’ospedale di Gela sarebbe in ogni caso sottodimensionato, per numero di UOC: dodicesima, mentre è sesta per popolazione. Tutti i capoluoghi di provincia hanno più UOC di Gela, persino Enna con i suoi 27.001 abitanti. Ma non basta, persino Caltagirone ed Acireale hanno più UOC di Gela. Anche per quanto concerne il personale, la situazione è disastrosa. In definitiva, mancano 126 posti letto, 8 Unità Operative, 363 figure professionali.
• Il Punto Nascita di 𝗣𝗮𝗻𝘁𝗲𝗹𝗹𝗲𝗿𝗶𝗮 ha usufruito fino alla data del 28/ 02/ 2020 di una deroga definitiva rispetto al suo funzionamento, pur essendo sotto i 500 parti annui. Una deroga ottenuta in quanto zona disagiata e che non può essere messa in discussione a patto che vengano mantenuti i parametri di sicurezza per il parto fisiologico a basso rischio secondo l’Accordo Stato/ Regioni del 16 dicembre 2010. Da quella data, la migrazione delle famiglie pantesche continua e costringe a lasciare l’isola un mese prima della data presunta del parto con disagi familiari e psicologici, oltre che economici.
• 𝗟𝗮𝗺𝗽𝗲𝗱𝘂𝘀𝗮 è un’isola dove è ASSENTE un ospedale, non vi è la presenza di un consultorio che garantisca la salute ginecologica, sessuale e riproduttiva di tutti e tutte. E ricordiamo essere un’isola attraversata da chi già ha vissuto la violenza delle frontiere, dei lager libici, della pericolosa traversata del Mediterraneo, della permanenza forzata dentro l’hotspot, una struttura non idonea per chiunque, ma ancora di più per chi è particolarmente vulnerabile
• A 𝗟𝗶𝗽𝗮𝗿𝗶 è stato chiuso il punto nascita, chiusi quasi tutti i reparti, chiuse le sale operatorie, chiusa la camera iperbarica, una sola ambulanza. Si è costretti a partire anche per esami di routine o per fare un gesso, con notevoli disagi anche economici perché non c’è alternativa e si è costretti a rivolgersi a strutture private. Due soli i chirurghi che garantiscono la reperibilità, quindi non si può intervenire in emergenza. Nessun cardiologo in pianta stabile, nessun cardiologo nei giorni festivi o reperibile in notturna. Uno o due anestesisti in prestito dagli altri ospedali, ma solo in maniera saltuaria.
• Nei 𝗡𝗲𝗯𝗿𝗼𝗱𝗶 la situazione non è migliore. Nel 2020, è stata disposta la chiusura del Reparto di Neonatologia dell’Ospedale di S.Agata di Militello, costringendo le partorienti a raggiungere la più lontana e difficilmente raggiungibile Patti. Tra le situazioni drammatiche che ne conseguono, procurò particolare scalpore il caso di una donna residente a Militello Rosmarino costretta a partorire in una piazzola di sosta mentre tentava di raggiungere in tempo proprio la struttura ospedaliera di Patti; analoga circostanza si è verificata nel Dicembre 2021, quando una donna proveniente da Mistretta ha partorito in autostrada, lungo il tra- gitto per Patti, un bambino successivamente deceduto.
• Anche a 𝗟𝗲𝗼𝗻𝗳𝗼𝗿𝘁𝗲, l’ospedale Ferro/ Branciforti/ Capra negli ultimi dieci anni è stato depotenziato e dall’inizio di questo 2022 ulteriormente impoverito. La radiologia non è in grado di dare adeguate risposte, mancano medici e strumenti diagnostici e le tre dottoresse impegnate, fra Medicina e Riabilitazione, devono coprire tre reparti senza trascurare quello di propria competenza
𝗘 𝗹𝗮 𝗹𝗶𝘀𝘁𝗮 𝘀𝗮𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗮𝗻𝗰𝗼𝗿𝗮 𝗹𝘂𝗻𝗴𝗮…
E quindi, 𝗣𝗘𝗥 𝗖𝗢𝗦𝗔 è 𝗦𝗧𝗔𝗧𝗢 𝗨𝗦𝗔𝗧𝗢 𝗤𝗨𝗘𝗦𝗧𝗢 𝗠𝗜𝗟𝗜𝗔𝗥𝗗𝗢?
Il presidente Musumeci continua sostenendo che arriveranno altri 800 milioni grazie al PNRR. Ah certo, questo è vero. Ma evita di chiarire qual è il piano della Regione. 𝗖𝗵𝗲 𝗡𝗢𝗜 𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗴𝗶à 𝘀𝗺𝗮𝘀𝗰𝗵𝗲𝗿𝗮𝘁𝗼 𝗽𝗶ù 𝘃𝗼𝗹𝘁𝗲, 𝘀𝗼𝗽𝗿𝗮𝘁𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗜𝗟 𝟮𝟳 𝗠𝗔𝗚𝗚𝗜𝗢 𝗱𝘂𝗿𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗹𝗮 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝘀𝘁𝗮 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼 𝗹’𝗔𝘀𝘀𝗲𝘀𝘀𝗼𝗿𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗦𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗱𝗼𝘃𝗲 𝗜𝗟 𝗦𝗨𝗢 𝗔𝗦𝗦𝗘𝗦𝗦𝗢𝗥𝗘 𝗥𝗔𝗭𝗭𝗔 – 𝗰𝗵𝗲 𝘁𝗮𝗻𝘁𝗼 𝗼𝘀𝗮𝗻𝗻𝗮 – 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗿𝗱𝗶𝗮𝗺𝗼, 𝗡𝗢𝗡 𝗦𝗜 è 𝗣𝗥𝗘𝗦𝗘𝗡𝗧𝗔𝗧𝗢!
In particolare, il Piano operativo regionale, prevede 3 tipologie di strutture (155 Case della Comunità, 44 Ospedali di Comunità e 50 Centrali Operative Territoriali), distribuite sul territorio, su base provinciale, in funzione del numero di abitanti interessati e della disponibilità di strutture esistenti da ammodernare o riconvertire o di edifici di proprietà di enti pubblici da utilizzare in comodato d’uso.
In linea di principio, è condivisibile l’intenzione di costituire e potenziare una rete di servizi sanitari di base e di presidi di medicina territoriale. Ma, come sempre, non sono ancora stati affrontati con decisione i nodi cruciali: 𝗰𝗮𝗿𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗮𝘁𝘁𝘂𝗮𝗹𝗶 𝗱𝗶 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗼 𝗲𝗱 𝗶𝗻𝗳𝗲𝗿𝗺𝗶𝗲𝗿𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗼, 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗿𝘂𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗳𝗶𝗰𝗶𝘁𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗿𝗲𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗚𝘂𝗮𝗿𝗱𝗶𝗲 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗵𝗲, 𝗹𝗮 𝘀𝗼𝗽𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗶𝗺𝗽𝗿𝗼𝘃𝘃𝗶𝘀𝗮 𝗱𝗶 𝗿𝗲𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶 𝗶𝗻𝗱𝗶𝘀𝗽𝗲𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶 𝗲 𝗶 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗽𝗶ù 𝗳𝗿𝗲𝗾𝘂𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗰𝗮𝘀𝗶 𝗱𝗶 𝗺𝗮𝗹𝗮𝘀𝗮𝗻𝗶𝘁à.
Tutte questioni cruciali avvertite con urgenza e reclamate costantemente dai territori, rimaste inascoltate e coperte da una narrazione della sanità siciliana costellata soltanto dalle sue poche eccellenze nel campo della chirurgia o della ricerca biomedica, spesso in mano ai privati.
𝗖𝗔𝗥𝗢 𝗠𝗨𝗦𝗨𝗠𝗘𝗖𝗜, 𝗮𝗹𝗹𝗼𝗿𝗮 𝘁𝗶 𝗱𝗶𝗰𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗮 𝗴𝗿𝗮𝗻 𝘃𝗼𝗰𝗲: 𝘀𝗺𝗲𝘁𝘁𝗶𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗻 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗳𝗮𝗿𝘀𝗮 𝗱𝗮 𝗰𝗮𝗺𝗽𝗮𝗴𝗻𝗮 𝗲𝗹𝗲𝘁𝘁𝗼𝗿𝗮𝗹𝗲, 𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗶𝘁𝗶 𝗹𝗲 𝘁𝘂𝗲 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à. 𝗘’ 𝗧𝗘𝗠𝗣𝗢 𝗗𝗜 𝗗𝗔𝗥𝗘 𝗩𝗢𝗖𝗘 𝗔𝗚𝗟𝗜 𝗔𝗕𝗜𝗧𝗔𝗡𝗧𝗜 𝗗𝗘𝗜 𝗧𝗘𝗥𝗥𝗜𝗧𝗢𝗥𝗜 𝗘 𝗔𝗟𝗟𝗘 𝗟𝗢𝗥𝗢 𝗘𝗦𝗜𝗚𝗘𝗡𝗭𝗘 𝗥𝗘𝗔𝗟𝗜!
Comitati per la Salute – Sicilia

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Sanità, il siciliano Pietro Abbandoni alla guida del Coordinamento Nazionale dell’emergenza-urgenza

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Sanità, il siciliano Pietro Abbandoni alla guida del Coordinamento Nazionale dell’emergenza-urgenza. “Valorizzare ruolo operatori e garantire loro sicurezza”

 
 
 
Pietro Abbandoni, autista soccorritore di Palermo, è il nuovo Coordinatore Nazionale dell’emergenza-urgenza della UGL Salute. “Sono onorato di assumere questo incarico che affronterò con senso di responsabilità e determinazione” dice Abbandoni.  “Il mio impegno sarà principalmente rivolto a temi cruciali per il futuro del nostro sistema di emergenza. Tra questi, il riconoscimento della figura professionale di autista soccorritore a livello nazionale rappresenta una priorità irrinunciabile. Si tratta – prosegue il nuovo coordinatore nazionale dell’emergenza-urgenza della UGL Salute –  di un ruolo essenziale per la sicurezza e l’efficienza del servizio, che deve finalmente ottenere un inquadramento uniforme e adeguato al valore, alla sicurezza e all’aiuto che porta ogni giorno alla collettività. Sarà un percorso da condividere con tutti i coordinatori regionali. Ritengo altrettanto importante uniformare l’intero servizio di emergenza 118 sotto una gestione unica attraverso le varie ASP di riferimento. Solo attraverso una visione coordinata e unitaria potremo garantire a tutti i cittadini italiani la stessa qualità e tempestività nelle risposte alle emergenze. Lavoreremo con spirito di collaborazione e apertura nei confronti delle istituzioni, ma su questi temi il nostro posizionamento sarà fermo e determinato. Crediamo che un cambiamento strutturale sia necessario, e ci impegneremo affinché sia realizzato nel miglior interesse dei lavoratori e del sistema sanitario nazionale”. Ad Abbandoni arriva il saluto e l’incoraggiamento della segreteria nazionale. “L’esperienza maturata lavorando da molto tempo nell’emergenza-urgenza e quella legata alla sua esperienza in ambito politico nelle amministrazioni locali dice Gianluca Giuliano –  sarà un’arma in più per dare forza alle nostre battaglie per dare dignità e qualificare gli operatori dell’emergenza urgenza. Non possono più esistere figure ibride e per questo riteniamo non sia più rimandabile la valorizzazione della figura dell’autista soccorritore a livello nazionale rilanciando l’idea di uniformare l’emergenza urgenza in tutta Italia attraverso la creazione di una cabina di regia centrale” conclude il segretario nazionale della UGL Salute.

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20 novembre, sciopero generale di 24 ore di medici, dirigenti sanitari, infermieri e altre professioni sanitarie

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Domani, mercoledì 20 novembre, sciopero generale di 24 ore di medici, dirigenti sanitari, infermieri e altre professioni sanitarie. Bonsignore (Cimo Sicilia) denuncia: “La Regione Siciliana ‘scippa’ i soldi ai medici ospedalieri e questi continuano a fuggire nel privato”

Domani, mercoledì 20 novembre, sciopero generale di 24 ore di medici, dirigenti sanitari, infermieri e altre professioni sanitarie che manifesteranno a Roma in piazza Santi Apostoli (ore 12.00). “Questo sciopero assume una valenza maggiore in Sicilia dove il sistema sanitario è in maggiore sofferenza rispetto alle altre regioni d’Italia” – dichiara il segretario regionale della Cimo (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri) Giuseppe Bonsignore. 

“Per fronteggiare la gravissima crisi della sanità pubblica dovuta alla carenza di medici – continua Bonsignore – il Governo Meloni, sulla scia di quelli precedenti, ha messo in campo una serie di misure per rendere più allettante il lavoro negli ospedali pubblici ed evitare la continua emorragia di personale che sceglie di fuggire nel privato o all’estero. Si è scelto di puntare su incentivi economici che, visto che gli stipendi dei medici italiani sono agli ultimi posti della classifica europea, rappresentano pur sempre una piccola boccata d’ossigeno per i medici italiani pubblici. Per tutti i medici italiani? No, solo per quelli che operano al di la dello stretto di Messina”. 

“Superato il braccio di mare tra Scilla e Cariddi, al momento col Traghetto della Caronte – aggiunge Bonsignore – la musica cambia radicalmente perché gli incentivi disposti dallo Stato e quindi previsti da norme di Legge e contrattuali, in Sicilia non arrivano nelle tasche dei destinatari, oppure accade ma a macchia di leopardo, con Aziende sanitarie che operano in maniera opposta rispetto alle altre, senza che l’Assessorato Regionale della Salute faccia nulla per porre rimedio e uniformare l’operato dei direttori generali nell’intera Regione”. “Un primo esempio – sottolinea Bonsignore – è la mancata o difforme applicazione del Decreto Legge n° 73 del 7 giugno 2024 che ha stabilito una parziale defiscalizzazione, con aliquota Irpef al 15%, delle cosiddette prestazioni aggiuntive che i medici sono chiamati a svolgere oltre l’orario di lavoro per fronteggiare la carenza di personale e anche lo smaltimento delle famigerate liste d’attesa. Il Decreto Legge, applicato nelle altre Regioni italiane da mesi, in Sicilia è stato oggetto di dubbi interpretativi da parte dell’Assessorato della Salute che poi si è espresso in maniera tutt’altro che chiara, tanto è vero che alcune Aziende sanitarie applicano la norma nazionale e altre no, anzi hanno perfino bloccato il pagamento del lavoro già svolto da mesi in attesa di un’illuminazione divina. Ma non è finita qui. Lo Stato italiano – continua Bonsignore – vista la drammatica carenza di medici nelle Aree di Emergenza degli ospedali italiani ha introdotto con la Legge di Bilancio del 2022 una indennità specifica per chi opera in Pronto Soccorso, con un finanziamento che è poi cresciuto con la successiva Legge di Bilancio del 2023 e che è stato ripartito in Sicilia alle varie Aziende con apposito Decreto Assessoriale. Quindi tutto risolto? No, Anche in questo caso alcune Aziende pagano, altre no. E l’Assessorato della Salute, come le stelle di Cronin, resta a guardare, nonostante le doverose segnalazioni inviate da parte sindacale”.

“Per ultimo – evidenzia Bonsignore – la classica ciliegina sulla torta, cioè la parte più grave della disparità di trattamento a discapito dei medici ospedalieri siciliani: la Legge di Stabilità del 2018 aveva finanziato il recupero dei tagli indiscriminati dei Fondi contrattuali dei medici ospedalieri italiani con risorse che oseremmo definire corpose visti i tempi di vacche magre. Queste risorse economiche dovevano essere ripartite tra le varie Regioni italiane (ed è stato fatto da tempo) e poi le Regioni dovevano suddividere tali somme alle diverse Aziende sanitarie del proprio SSR. Anche questo passaggio è stato fatto da un bel pò, ovunque, tranne che in Sicilia. Negli anni dal 2019 al 2022 si sono accumulati nelle casse della Regione circa 19 milioni di euro che sarebbero dovuti finire nei Fondi contrattuali dei medici e dei sanitari degli ospedali pubblici ma che non sono mai arrivati a destinazione.” 

“Dove sono finite queste risorse? In quali capitoli di spesa sono stati “sviati” i milioni di euro che avrebbero dovuto costituire un parziale recupero di quanto perso dal 2010 ad oggi dai medici ospedalieri? Al momento non c’è traccia di quanto finora “scippato” ai medici siciliani – conclude Bonsignore – che ovviamente, continuano a fuggire, se possono, da un sistema sanitario pubblico che li spreme come i limoni e li offende e li discrimina non riconoscendogli nemmeno il dovuto che viene invece percepito dai colleghi di altre regioni italiane”.

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Salute

Rafforzata la rete delle farmacie di Palermo e provincia

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Farmacie, l’esperienza per il futuro, la squadra dei fatti

Con Roberto Tobia Presidente

 

Roberto Tobia: “In tre anni a Palermo e provincia rafforzati la rete delle farmacie,

il sistema dei servizi di prevenzione e salute e il ruolo sociale al fianco dei cittadini.

Boom di prestazioni, di donne e  giovani che denunciano violenza, di azioni per la povertà sanitaria”

 

Palermo, 19 novembre 2024 – “Grazie all’instancabile e puntuale attività svolta da Federfarma Palermo-Utifarma in tutte le sedi istituzionali, regionali e nazionali, negli ultimi tre anni a Palermo e provincia si è rafforzata ed è più sostenibile nel lungo periodo la rete delle farmacie territoriali di prossimità e di quelle rurali ubicate nelle aree interne e montane, migliorando ulteriormente il già efficiente servizio pubblico svolto dai farmacisti, fondamentale per la tutela della salute dei  cittadini.  E’ stata una costante attività sindacale che, fra i tanti risultati, ha consentito di ottenere anche la recente norma che ha fatto evolvere il modello nella ‘farmacia di comunità’: una vera e propria rivoluzione concettuale che riconosce la farmacia quale presidio del Servizio sanitario nazionale esaltandone il ruolo sociale e offrendo ai cittadini un comodo e rapido accesso a servizi innovativi di prevenzione e salute, dalla telemedicina agli screening fino all’aderenza alla terapia”.

Lo dichiara Roberto Tobia, che di Federfarma è segretario nazionale e presidente provinciale. Tobia spiega con i numeri: “Negli ultimi tre anni le farmacie di Palermo e provincia sono aumentate di 15 unità passando da 380 a 395. Grazie al pressing operato attraverso Federfarma nazionale, sono state ottenute norme che hanno consentito di rendere ancora più sostenibile nel lungo periodo la rete delle farmacie anche della provincia di Palermo. L’esempio più evidente è stato l’avere ottenuto l’inserimento nel ‘Pnrr’ del consolidamento e potenziamento delle farmacie rurali che operano nei centri con meno di 3mila abitanti al Sud, con l’obiettivo di trasformarle in presidi di erogazione di servizi sanitari di prossimità alle popolazioni delle aree più marginalizzate: su 65 farmacie rurali in provincia di Palermo, ben 15 hanno potuto realizzare questo tipo di trasformazione. E’ stato, di conseguenza, importante assicurare la formazione professionale dei farmacisti perché potessero svolgere le nuove attività. Formazione assicurata attraverso numerose iniziative, fra le quali i corsi organizzati da Federfarma nazionale in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità, la Fondazione Cannavò, la Fofi e la Fenagifar. Inoltre, in un’ottica di rinnovamento e di ulteriore specializzazione, Federfarma Palermo, in collaborazione con l’Ordine dei farmacisti di Palermo, ha organizzato un Master Executive sulle nuove competenze per preparare i farmacisti del futuro e creare una classe dirigente all’altezza delle nuove sfide”.

“La sperimentazione del nuovo progetto delle ‘farmacie di comunità’ – prosegue Roberto Tobia – avviata a febbraio di quest’anno in 163 farmacie aderenti di Palermo e provincia, ha finora consentito di effettuare 19.105 prestazioni tra ricognizione della terapia; aderenza alla terapia per patologie polmonari, ipertensione e diabete; screening del diabete; telemedicina  con holter pressorio, holter cardiaco, elettrocardiogramma”.

“Notevole, poi – aggiunge Tobia – il contributo dato dalle farmacie di Palermo e provincia alla prevenzione, ruolo che è stato indispensabile, ad esempio, per contrastare gli effetti della pandemia da Covid-19 e che ora prosegue in maniera strutturale ogni anno con le campagne vaccinali. Dal 2022 ad oggi le 113 farmacie aderenti hanno effettuato 748.204 tamponi Covid e inoculato 68.681 vaccini anti-Covid. Le dosi somministrate di vaccini antinfluenzali nel triennio sono state 7.361”.

Quanto al ruolo sociale che le farmacie svolgono sul territorio, va ricordato anzitutto “l’impegno delle 104 farmacie nella raccolta a favore del Banco farmaceutico. In tre anni sono state raccolte 30.925 confezioni di farmaci destinate a chi è in povertà sanitaria, per un valore complessivo di 255.516 euro. Poi, lo screening per lo scompenso cardiaco effettuato con i giovani farmacisti dell’Agifar ha permesso di scoprire ben 84 soggetti a forte rischio”.

“Infine, ma non meno importante – conclude Roberto Tobia – , le farmacie sono diventate  il luogo che accoglie le richieste di aiuto da parte delle donne vittime di violenza e dei giovani che subiscono atti di sexting e revenge porn: attraverso il ‘Progetto Mimosa’ realizzato dall’associazione ‘Farmaciste insieme’ col sostegno di Federfarma e della fondazione Vodafone Italia, e la campagna ‘Stop sexting & revenge porn’ curata dall’associazione ‘Mete onlus’ con Federfarma che ha avuto la prima sperimentazione proprio nella nostra provincia, negli ultimi due anni i farmacisti palermitani hanno raccolto in media venti segnalazioni al mese di persone che hanno chiesto e ottenuto aiuto e protezione”.

Il bilancio di tre anni di mandato “mi incoraggiano – annuncia Roberto Tobia – a ricandidarmi al vertice di Federfarma Palermo-Utifarma con la lista ‘L’esperienza per il futuro, la squadra dei fatti  – Con Roberto Tobia presidente’, che comprende, per il Consiglio direttivo, i farmacisti Giovanni Cirincione, Caterina Guardavaglia, Riccardo Listro, Marisa Parelli, Licia Pennino, Maria Carmela Sorci e Giovanni Tulone; Salvatore Cassisi per i farmacisti rurali del Sunifar; per il Collegio dei sindaci Cristina Amodeo e Enzo Sciamè; per il Collegio dei probiviri Paolo Fisco e Ilario Indelicato.  Una squadra che rafforza la presenza delle donne, cinque su tredici, e che dà spazio alle giovani generazioni per formare, attraverso un mix di esperienza e di rinnovato entusiasmo, una nuova classe dirigente, con l’obiettivo di attivare nei prossimi tre anni forme di economie di scala e innovazioni tecnologiche che consentano ai farmacisti di guardare con serenità al futuro”.

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