Cultura
Cultura – Il televisore entra come protagonista nella casa degli italiani
ERANO GLI ANNI 60’ In una città della Sicilia orientale come nel resto d’Italia, dagli anni ’50 in poi, la diffusione della TV crebbe a ritmi stupefacenti, come precedentemente accaduto sul mercato americano. In quegli anni la televisione in Italia era un bene di lusso che pochi potevano permettersi, tanto che i bar o le case dei propri vicini diventarono luoghi prediletti per visioni di gruppo, soprattutto in occasione delle trasmissioni dei primi e subito popolarissimi telequiz italiani. Ne furono pionieri Mario Riva con “Il Musichiere”, e Mike Bongiorno con” Lascia o raddoppia?” Parlare degli anni ’60 di cinema o di televisione è sempre un po’ impegnativo. È diffusa l’idea che questi anni siano stati meravigliosi sotto tutti i punti di vista e che il discorso valga anche per la televisione. Si ricorda sempre il modo in cui venivano condotti i programmi, caratterizzati da sobrietà, novità ed eleganza … Quant’era bello vedere Eduardo De Filippo in prima serata! Noi, nati negli anni ’50, facciamo parte della generazione dei “baby boomer”: abbiamo vissuto la nostra giovinezza nel decennio successivo e, ancora oggi, viviamo un sentimento un po’ nostalgico e anacronistico quando si tenta di rievocare quel periodo. Il televisore fa la sua apparizione nel nostro paese nel 1954; qualche anno più tardi cresceranno gli abbonamenti alla televisione, anche se non ancora in modo capillare. Il televisore è stato pensato come oggetto destinato all’uso domestico da sistemare in casa. Si andava a vedere la televisione al bar per necessità, perché non tutti potevano permettersela. La diffusione si completerà poi negli anni ’70, quando si avrà un televisore per famiglia. il Televisore entra in casa Battaglia… Da qualche mese mio padre parlava di acquistare un televisore, io vedevo la Tivù solo al Bar dallo zio, mi accompagnava mia madre e insieme guardavamo il telegiornale e il Carosello. Che emozione sapere che papà stava meditando di acquistare un televisore! “Quando papà?” Papà rispondeva:” Vedremo come andrà la guantiera (vassoio) per le festività di Natale!”. Vorrei soffermarmi sull’importanza della “guantiera”. Mio padre faceva il Barbiere e in occasione delle festività del Natale usava mettere una guantiera sul tavolino della barberia con dei calendarietti profumati di donnine in posizioni osé. I clienti davano un contributo pecuniario per fare “un regalo” al proprio barbiere ed alcuni più facoltosi prendevano due calendarietti e davano una lauda “mancia” … ed io pregavo Gesù Bambino, che rimanessero abbastanza soldi per comprare il televisore (in quel periodo avevo solo sei anni…). La grazia fu concessa! Ai primi di gennaio del ’63 entrò nella nostra casa “Lui”, l’atteso, il padrone:
grosso, ingombrante, ebbe immediatamente il posto principale e quando veniva spento si copriva con una copertina ricamata. Vennero tutte le famiglie ad onorarlo, circa quaranta persone che vivevano nel cortile “Curtignu”, di Via Ioppolo a Ibla. Per la prima assoluta, mio padre mise il televisore davanti alla porta di casa nostra e tutti i vicini con le proprie sedie assistettero nel cortile alla visione di un film strappalacrime “Marcellino Pane e Vino”, un film spagnolo del 1955 in cui il protagonista era Pablito Calvo, all’epoca aveva solo sei anni… (la mia età); pensate il trasporto emotivo nel vedere un mio coetaneo protagonista della trama di un film. Sembrava una scena del film di Tornatore… tutti seduti fuori, piccoli e grandi, in una fredda serata con cappotti e piccoli scaldamani, con la carbonella accesa a vedere il film senza pagare nessun biglietto… Chi invidioso, chi elettrizzato, portava torte fatte in casa, salami, pagnottelle imbottite di mortadella, patate dolci, biscotti, vino… Insomma “il Re” ebbe una festa grandiosa e in mezzo, i miei genitori sembravano volare per l’orgoglio. Quando il film finì, ci fu un inaspettato e clamoroso applauso da parte di tutti e da qualcuno un singhiozzare di lacrime furtive per la morte del protagonista “Il povero Marcellino”. L’evento si concluse con grande compiacimento sia della mia famiglia che di tutto il vicinato. In seguito, si prese l’abitudine di vedere il televisore il lunedì con chi abitava più vicino a casa nostra, ognuno portava la propria sedia per assistere al film in programma (il numero dei partecipanti era divenuto molto ristretto a causa della capienza della cucina dove era ubicato il protagonista principale: il televisore marca “Telefunken”. Nel pomeriggio era il turno dei bambini; sotto ogni sedia c’era il nome di ognuno e per un’ora non si sentiva fiatare nessuno; era l’ora di “Rin Tin Tin”, di “Campione”, della “Gallina venuta dallo spazio” … Non importava se la nebbia impediva di vedere la fine del viale o se la pioggia sferzava il cortile perché ero nel bozzolo protetto della mia casa, con l’odore di cose buone preparate dalla mia mamma. Una fetta di torta e un bicchiere di latte o di cioccolata (se ce n’era ancora); le imposte ben serrate, la porta sprangata, la luce bluastra del nuovo idolo e mai mi sono sentito tanto al sicuro come allora. Gli anni ’60 vedono la diffusione di altri elettrodomestici (frigorifero, cucina e lavabiancheria). Le tappe che caratterizzarono questo diffuso benessere furono: nel 1956 si tennero le Olimpiadi invernali di Cortina, nel 1958 i Campionati mondiali di Svezia (anche se l’Italia non giocò), nel 1960 le Olimpiadi a Roma e nel 1961 nacque il secondo canale. I programmi che spopolarono furono: “Lascia o raddoppia?” “Il Musichiere” e “Campanile sera”, quiz ideato per avvicinare le provincie alla televisione e che vedeva contrapporsi due cittadine, una del Nord Italia e una del Sud. L’affermazione economica della televisione avviene con il celebre programma “Carosello”, nato nel 1957 e che lascia un’importante impronta durante tutta la durata degli anni ’60. Carosello
Secondo il regista e critico cinematografico francese Jean-Luc Godard, il” Carosello” è stata la migliore espressione del cinema italiano. L’industria cinematografica milanese viveva su questo programma, anche se all’epoca veniva considerata una trasmissione sciocca e di poco conto. È l’emblema della modernizzazione, è l’Italia che passa dalla società tradizionale a quella moderna in cui si comprano gli elettrodomestici, primo fra i quali appunto il televisore. “Carosello” sulla Lavazza: Tiberio Murgia (che passa per siciliano anche se sardo) ha una moglie nordica che vuole un arredamento moderno, mentre lui è per quello classico. A metterli d’accordo c’è naturalmente il caffè. Ma per noi piccoli, il Carosello era la parte più attesa della serata perché venivano trasmessi degli episodi e mini-racconti che pubblicizzavano nuovi ed accattivanti prodotti commerciali in forma di spettacolo rivolti a tutti piccoli e grandi. Il momento più triste della serata era quando si concludeva il “Carosello” perché per noi piccoli bisognava andare a letto. La televisione, in quel periodo, ebbe pure un grande merito; la diffusione della lingua italiana grazie al programma televisivo condotto dal maestro Manzi “Non è mai troppo tardi”. Oltre a questo programma, fatto per contrastare l’analfabetismo ancora molto diffuso in Italia, venivano trasmessi principalmente programmi letterari. Tra gli anni ’70 e gli anni ‘80 avviene il passaggio del testimone ad una televisione più commerciale. Ricordiamo con un senso nostalgico quella televisione degli anni ’60 che permise la condivisione di tradizioni e conoscenze in tutto il Paese.
Salvatore Battaglia
Presidente dell’Accademia delle Prefi
Cultura
Pantelleria – Mensa scolastica, al via affidamento servizio di refezione
Il Comune di Pantelleria, per mezzo di avviso pubblico, avvia il procedimento di acquisizione e selezione delle candidature finalizzate all’individuazione degli operatori per l’affidamento del servizio di mensa scolastica per gli alunni della Sezione della Scuola dell’Infanzia e della classe prima della Scuola Primaria dell’Istituto Omnicomprensivo di Pantelleria, per l’anno scolastico 2024/2025.
Il documento integrale
Cultura
Trapani, celebrazioni della Virgo Fidelis patrona dei Carabinieri, dell’83° della Battaglia di Culqualber e della Giornata dell’Orfano
TRAPANI. CELEBRAZIONI DELLA VIRGO FIDELIS, PATRONA DELL’ARMA DEI CARABINIERI, DEL 83° ANNIVERSARIO DELLA “BATTAGLIA DI CULQUALBER” E
DELLA “GIORNATA DELL’ORFANO”
Si è appena conclusa, presso la Basilica Maria Santissima Annunziata “Madonna di Trapani”, la Santa Messa in onore della Virgo Fidelis, celeste Patrona dell’Arma dei Carabinieri.
Alla messa, celebrata dal Vescovo di Trapani, S.E. Mons. Pietro Maria Fragnelli, hanno partecipato
il Vicario del Prefetto di Trapani, Dott.ssa Laura Pergolizzi, il Questore di Trapani, Dott. Giuseppe
Felice Peritore, il Comandante Provinciale dei Carabinieri, Colonnello Mauro Carrozzo, il sindaco
di Trapani, altre autorità Civili e Militari, i vertici delle Forze di Polizia e Vigili del Fuoco oltre ai
parenti dei caduti e delle vittime del dovere
La scelta della Madonna “Virgo Fidelis”, come celeste patrona dell’Arma, è indubbiamente ispirata
alla fedeltà che, propria di ogni soldato che serve la Patria, è caratteristica dell’Arma dei Carabinieri
che ha per motto: “Nei Secoli Fedele”.
L’8 Dicembre 1949 Sua Santità Pio XII di v.m., accogliendo l’istanza dell’Ordinario Militare
d’Italia, S.E. Mons. Carlo Alberto di Cavallerleone, proclamava ufficialmente Maria “Virgo Fidelis
Patrona dei Carabinieri”, fissandone la celebrazione liturgica il 21 Novembre, in concomitanza
della presentazione di Maria vergine al Tempio.
La celebrazione di questa giornata è concomitante con la ricorrenza della Battaglia di Culqualber e
la giornata dell’orfano.
LA BATTAGLIA DI CULQUALBER
Il 21 Novembre 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, ebbe luogo una delle più cruente battaglie in terra d’Africa, nella quale un intero Battaglione di Carabinieri si sacrificò nella strenua difesa, protrattasi per tre mesi, del caposaldo di Culquaber. Alla bandiera dell’Arma dei Carabinieri fu conferita, per quel fatto d’arme, la seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare, dopo quella ottenuta nell’occasione della partecipazione alla Prima Guerra Mondiale.
GIORNATA DELL’ORFANO
Istituita nel 1996, rappresenta per i Carabinieri e per l’ ONAOMAC un sentito momento di vicinanza alle famiglie dei colleghi scomparsi. L’Opera Nazionale di Assistenza per gli orfani dei militari dell’Arma dei Carabinieri (O.N.A.O.M.A.C.), Ente morale fondato il 15 maggio 1948, si propone di assistere gli orfani dei militari dell’Arma dei Carabinieri di qualsiasi grado. Oggi l’ O.N.A.O.M.A.C. assiste circa 1000 orfani, a ciascuno dei quali eroga un sostegno semestrale, distinto per fasce d’età, sino al compimento degli studi.
L’assistenza agli orfani disabili è a vita.
Per eventuali donazioni in favore degli orfani: C/C bancario n. 121 B.N.L. IBAN IT77Z0100503344000000000121
C/C postale n. 288019
IBAN IT35Z0760103200000000288019
Cultura
Palermo, Ti l’Eggo: mostra ed estemporanea di Salvo Nero da Artètika. Quando il narcisismo diventa arte
Durante la mostra l’artista realizzerà un’opera dedicata al fil rouge che unisce chi si ama
Perfetto ma non troppo, perché ogni dettaglio fuori posto fa la differenza, rendendo d’impatto un’opera dal tratto rotondo. È la caratteristica principale dello stile del pittore, fumettista, grafico e writer Salvo Nero, diviso tra il narcisismo del proprio ego e il romanticismo del legame invisibile e indissolubile che unisce due innamorati. Da venerdì 22 novembre a sabato 7 dicembre, sarà in mostra con Ti l’Eggo da Artètika, spazio espositivo per l’anima, in via Giorgio Castriota, 15 a Palermo. Il vernissage avverrà venerdì 22, alle ore 18,30, alla presenza dell’artista, delle galleriste Gigliola Beniamino e Esmeralda Magistrelli, del curatore, l’architetto Giorgio Lo Stimolo e del critico Massimiliano Reggiani. La mostra sarà visitabile dal lunedì al sabato, dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,30 alle 19,30. Ingresso libero. Sponsor d’arte Birra Forst e Tenute Cinquanta.
Le opere in mostra per Ti l’Eggo di Salvo Nero da Artètika
Saranno trenta le opere di Salvo Nero, in mostra da Artètika per Ti l’Eggo, di varie misure, su tela, su carta e una piccola scultura. La trentunesima opera sarà realizzata in estemporanea, a partire da una tela bianca, dal giorno del vernissage a quello della chiusura dell’esposizione e sarà ispirata al fil rouge, invisibile agli occhi, che unisce chi si ama. Ci sono ritratti che emergono da fogli protocollo, tutti scarabocchiati con tanto di lista della spesa, pennelli sporchi di colore, blatte che camminano sopra lettere d’amore amare. Opere bruciate, strappate o fintamente bruciate, strappate, sporcate e stropicciate. Uova al tegamino, lampadine e mandarini, pacchi di posta, oggetti quotidiani che diventano arte. Divertente, ammiccante, riflessiva.
“Poliedrico, un po’ grafico, un po’ pubblicitario, molto artista. Salvo Nero comunica i suoi stati d’animo con una enorme facilità nel farsi capire da tutti. Dal dolore di un cuore spezzato al riguardo per l’ambiente con i racconti degli incendi” commenta la gallerista Gigliola Beniamino Magistrelli. “Oltre alla maestria del disegno – aggiunge il curatore Giorgio Lo Stimolo -, c’è molto di più, una mano, la scioltezza di chi l’arte del tratto la possiede. Un incontestabile virtuosismo, un accenno un po’ beffardo che dice guardami lo so fare, è nella mia natura. Provocatorio e talentuoso”.
Chi è Salvo Nero
Salvo Nero, pittore autodidatta palermitano classe 1984 è stato stimolato inizialmente dai cartoni animati e dai pittori della sua città natale. La sua fibra creativa si sveglia molto presto attraverso il disegno che non lascerà mai più. Si orienta verso studi di grafica pubblicitaria e si cimenta sui muri della sua città, trovando nel writing un modo d’espressione libero. Attraverso i fumetti e la scoperta dello statunitense Geof Darrow, s’innamora del dettaglio, che diviene una caratteristica essenziale della sua opera. In seguito, lascia il limite delle vignette per donarsi all’acquarello, olio e, infine, l’acrilico, che diviene il suo mezzo principale. Attraverso i disegni della pittrice inglese Jenny Saville s’innamora dell’artista conterraneo Lucian Freud. S’interessa alla pittura del reale e si dedica al grande formato, una formula che gli assicura riconoscimento e diverse mostre monografiche. Si divide tra Palermo e Cardiff, due città in cui vive e lavora attualmente.
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