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Cultura

È solo un racconto, ma di vita vera e curiosa. … La Dama bianca

Redazione

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Avevo circa vent’anni, e frequentavo il corso di laurea in Lettere a Catania.Spesso soggiornavo in pensione nella città etnea, anche perché allora il pullman della compagnia di autotrasporti Etna ci metteva 3 ore per collegare Ragusa alla sede universitaria percorrendo la vecchia stretta e tortuosa strada statale n. 194, che scavalcava il crinale dei Monti Iblei attraversando i paesi di Giarratana, Monterosso Almo e poi Vizzini, ove si fermava per un quarto d’ora in piazza per una breve pausa. Quanto bastava per un caffè e una brioche, quella con il piricullo tipicamente siciliano. Poi riprendeva la sua corsa, si fa per dire, fermandosi ancora a Francofonte e infine a Lentini prima di arrivare alla meta.
Viaggio stancante e lento, che spesso finiva in sonnolenza, soprattutto quando si partiva alle 5 del mattino per essere alle 8 o poco più alla stazione bus Etna di via Roccaromana, dove per l’appunto era la pensione dove alloggiavo.
Capitava , di rado, di andare a Catania in macchina con un passaggio di qualche amico, di quei pochi che allora ne disponevano.
In una certa occasione, mi diede un passaggio un amico e collega, poi divenuto anch’egli professore e preside, Angelo Modica, che peraltro abitava non lontano da casa mia.
Con la sua Fiat 500, che Angelo guidava da bravissimo e veloce pilota, usando l’espediente della doppietta di frizione per cambiare le marce, attraversammo tutto il centro della città, percorrendo il corso interno che conduceva a Ibla, la parte vecchia o meglio più storica, dell’abitato, sfruttando anche i vicoli che abbreviavano il percorso, e arrivando in via del Mercato.
In realtà vi era il vecchio mercato a portici, ormai abbandonato, una originale monumentale costruzione che guardava su una valletta a nord percorsa da un fiumiciattolo , il San Leonardo, la cui acqua allora era cristallina e potabile, come posso testimoniare personalmente avendola bevuta.
La valletta era detta “dei mulini” perché costellata di vecchi mulini mossi dal torrente, e ad essa di accedeva per l’appunto da Porta Mulini a Ibla. 
Al termine di questa via del Mercato, lunga e rettilinea si rientrava verso piazza Duomo per poi proseguire verso Il termine dell’abitato.
Decidemmo di evitare il Duomo e incunearci su via Chiaramonte, uno stretto budello che ci avrebbe consentito di risparmiare qualche centinaio di metri.
La giornata era grigia e piovosa, come si conviene d’inverno, un lunedì prima di santa Lucia, e noi incappottati.
Non erano ancora le otto del mattino e le strade erano deserte.
Rallentammo per percorrere il breve budello, giusto largo quanto una vettura.
A metà del tragitto, prima di arrivare al largo della chiesa antica di san Francesco all’Immacolata, improvvisamente vediamo una sorta di figura umana avvolta in un lenzuolo che esce da un muro, attraversa i poco più di due metri della stradina, ed entra sparendo nella parete di fronte anch’essa in muratura, tre metri avanti a noi.
Fu un attimo.
Ricordo l’impressione, lo shock e il silenzio tombale di quei secondi.
Ci fermammo appena raggiunto lo slargo della chiesa, scendendo all’unisono e poi, guardandoci negli occhi, ci dicemmo entrambi “a viristi?”… “L’hai vista?”

Eravamo più pallidi di un lenzuolo sbiancato.
Ci volle ben più di un caffè doppio per farci ripartire.

Ci ricordammo poi della leggenda della Dama bianca, la storia (u cuntu) di un fantasma circolante a Ragusa (Ibla) che le voci popolari ritenevano fosse una bellissima donna del passato uccisa dall’amante.
A noi rimase per sempre stampato nella memoria un intenso fotogramma.
Un ectoplasma, un ologramma.
La Dama bianca.
Altro che Barocco!

Enzo Bonomo Ferrandes 

Cultura

Pantelleria – Mensa scolastica, al via affidamento servizio di refezione

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Il Comune di Pantelleria, per mezzo di avviso pubblico, avvia il procedimento di acquisizione e selezione delle candidature finalizzate all’individuazione degli operatori per l’affidamento del servizio di mensa scolastica per gli alunni della Sezione della Scuola dell’Infanzia e della classe prima della Scuola Primaria dell’Istituto Omnicomprensivo di Pantelleria,  per l’anno scolastico 2024/2025.

Il documento integrale

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Cultura

Trapani, celebrazioni della Virgo Fidelis patrona dei Carabinieri, dell’83° della Battaglia di Culqualber e della Giornata dell’Orfano

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TRAPANI. CELEBRAZIONI DELLA VIRGO FIDELIS, PATRONA DELL’ARMA DEI CARABINIERI, DEL 83° ANNIVERSARIO DELLA “BATTAGLIA DI CULQUALBER” E

DELLA “GIORNATA DELL’ORFANO”

Si è appena conclusa, presso la Basilica Maria Santissima Annunziata “Madonna di Trapani”, la Santa Messa in onore della Virgo Fidelis, celeste Patrona dell’Arma dei Carabinieri.

Alla messa, celebrata dal Vescovo di Trapani, S.E. Mons. Pietro Maria Fragnelli, hanno partecipato il Vicario del Prefetto di Trapani, Dott.ssa Laura Pergolizzi, il Questore di Trapani, Dott. Giuseppe Felice Peritore, il Comandante Provinciale dei Carabinieri, Colonnello Mauro Carrozzo, il sindaco di Trapani, altre autorità Civili e Militari, i vertici delle Forze di Polizia e Vigili del Fuoco oltre ai parenti dei caduti e delle vittime del dovere La scelta della Madonna “Virgo Fidelis”, come celeste patrona dell’Arma, è indubbiamente ispirata alla fedeltà che, propria di ogni soldato che serve la Patria, è caratteristica dell’Arma dei Carabinieri che ha per motto: “Nei Secoli Fedele”.
L’8 Dicembre 1949 Sua Santità Pio XII di v.m., accogliendo l’istanza dell’Ordinario Militare d’Italia, S.E. Mons. Carlo Alberto di Cavallerleone, proclamava ufficialmente Maria “Virgo Fidelis Patrona dei Carabinieri”, fissandone la celebrazione liturgica il 21 Novembre, in concomitanza della presentazione di Maria vergine al Tempio. La celebrazione di questa giornata è concomitante con la ricorrenza della Battaglia di Culqualber e la giornata dell’orfano.

LA BATTAGLIA DI CULQUALBER

Il 21 Novembre 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, ebbe luogo una delle più cruente battaglie in terra d’Africa, nella quale un intero Battaglione di Carabinieri si sacrificò nella strenua difesa, protrattasi per tre mesi, del caposaldo di Culquaber. Alla bandiera dell’Arma dei Carabinieri fu conferita, per quel fatto d’arme, la seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare, dopo quella ottenuta nell’occasione della partecipazione alla Prima Guerra Mondiale.

GIORNATA DELL’ORFANO

Istituita nel 1996, rappresenta per i Carabinieri e per l’ ONAOMAC un sentito momento di vicinanza alle famiglie dei colleghi scomparsi. L’Opera Nazionale di Assistenza per gli orfani dei militari dell’Arma dei Carabinieri (O.N.A.O.M.A.C.), Ente morale fondato il 15 maggio 1948, si propone di assistere gli orfani dei militari dell’Arma dei Carabinieri di qualsiasi grado. Oggi l’ O.N.A.O.M.A.C. assiste circa 1000 orfani, a ciascuno dei quali eroga un sostegno semestrale, distinto per fasce d’età, sino al compimento degli studi.

L’assistenza agli orfani disabili è a vita.

Per eventuali donazioni in favore degli orfani: C/C bancario n. 121 B.N.L. IBAN IT77Z0100503344000000000121

C/C postale n. 288019 IBAN IT35Z0760103200000000288019

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Cultura

Palermo, Ti l’Eggo: mostra ed estemporanea di Salvo Nero da Artètika. Quando il narcisismo diventa arte

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Durante la mostra l’artista realizzerà un’opera dedicata al fil rouge che unisce chi si ama
Perfetto ma non troppo, perché ogni dettaglio fuori posto fa la differenza, rendendo d’impatto un’opera dal tratto rotondo. È la caratteristica principale dello stile del pittore, fumettista, grafico e writer Salvo Nero, diviso tra il narcisismo del proprio ego e il romanticismo del legame invisibile e indissolubile che unisce due innamorati. Da venerdì 22 novembre a sabato 7 dicembre, sarà in mostra con Ti l’Eggo da Artètika, spazio espositivo per l’anima, in via Giorgio Castriota, 15 a Palermo. Il vernissage avverrà venerdì 22, alle ore 18,30, alla presenza dell’artista, delle galleriste Gigliola Beniamino e Esmeralda Magistrelli, del curatore, l’architetto Giorgio Lo Stimolo e del critico Massimiliano Reggiani. La mostra sarà visitabile dal lunedì al sabato, dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,30 alle 19,30. Ingresso libero. Sponsor d’arte Birra Forst e Tenute Cinquanta.

Le opere in mostra per Ti l’Eggo di Salvo Nero da Artètika

Saranno trenta le opere di Salvo Nero, in mostra da Artètika per Ti l’Eggo, di varie misure, su tela, su carta e una piccola scultura. La trentunesima opera sarà realizzata in estemporanea, a partire da una tela bianca, dal giorno del vernissage a quello della chiusura dell’esposizione e sarà ispirata al fil rouge, invisibile agli occhi, che unisce chi si ama. Ci sono ritratti che emergono da fogli protocollo, tutti scarabocchiati con tanto di lista della spesa, pennelli sporchi di colore, blatte che camminano sopra lettere d’amore amare. Opere bruciate, strappate o fintamente bruciate, strappate, sporcate e stropicciate. Uova al tegamino, lampadine e mandarini, pacchi di posta, oggetti quotidiani che diventano arte. Divertente, ammiccante, riflessiva.

“Poliedrico, un po’ grafico, un po’ pubblicitario, molto artista. Salvo Nero comunica i suoi stati d’animo con una enorme facilità nel farsi capire da tutti. Dal dolore di un cuore spezzato al riguardo per l’ambiente con i racconti degli incendi” commenta la gallerista Gigliola Beniamino Magistrelli. “Oltre alla maestria del disegno – aggiunge il curatore Giorgio Lo Stimolo -, c’è molto di più, una mano, la scioltezza di chi l’arte del tratto la possiede. Un incontestabile virtuosismo, un accenno un po’ beffardo che dice guardami lo so fare, è nella mia natura. Provocatorio e talentuoso”.

Chi è Salvo Nero

Salvo Nero, pittore autodidatta palermitano classe 1984 è stato stimolato inizialmente dai cartoni animati e dai pittori della sua città natale. La sua fibra creativa si sveglia molto presto attraverso il disegno che non lascerà mai più. Si orienta verso studi di grafica pubblicitaria e si cimenta sui muri della sua città, trovando nel writing un modo d’espressione libero. Attraverso i fumetti e la scoperta dello statunitense Geof Darrow, s’innamora del dettaglio, che diviene una caratteristica essenziale della sua opera. In seguito, lascia il limite delle vignette per donarsi all’acquarello, olio e, infine, l’acrilico, che diviene il suo mezzo principale. Attraverso i disegni della pittrice inglese Jenny Saville s’innamora dell’artista conterraneo Lucian Freud. S’interessa alla pittura del reale e si dedica al grande formato, una formula che gli assicura riconoscimento e diverse mostre monografiche. Si divide tra Palermo e Cardiff, due città in cui vive e lavora attualmente.

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