Politica
Ecco perché il lockdown non serve. La scienza inascoltata
Continua il gioco dei colori. Da oggi quasi mezza Italia è di nuovo in zona rossa. Siamo nel pieno di quella che i politici definiscono “la terza ondata”.
Una Italia travolta dai contagi, come o peggio di un anno fa. Quale la soluzione? Una nuova chiusura totale. Questa la ricetta del governo Draghi: varare non un dpcm (le cui “illegittimità” e “anticostituzionalità” sono state più volte riconosciute perché “contrario all’articolo 13 della Costituzione che definisce «inviolabile» la libertà personale”) ma un decreto legge le cui misure sono in vigore da oggi.
Una nuova spada di Damocle sulla testa dei cittadini, che non possono far altro che piegarsi. Stavolta, per decreto legge. E, anima in pace, nulla cambierà fino al 6 aprile. Pasqua blindata in casa.
Ma gli studiosi dell’università di Stanford hanno già dimostrato da mesi, con uno studio scientifico e applicando modelli matematici, che la chiusura totale, quella che ci piace definire con il gergo anglosassone lockdown (chissà, forse pensiamo che il suo uso ci elevi ad alti ranghi della società o della scienza), non serve assolutamente a nulla.
Il risultato dello studio è stato pubblicato nella rivista European Journal of Clinical Investigation (“Assessing mandatory stay‐at‐home and business closure effects on the spread of COVID‐19”). Portato avanti da Eran Bendavid, professore associato di medicina e primo autore dello studio, e colleghi, ha esaminato quelli che vengono definiti gli “interventi non farmaceutici” più restrittivi adottati per controllare la diffusione del Covid-19: il soggiorno obbligatorio a casa e le chiusure delle attività commerciali e aziendali. Date le considerevoli conseguenze sociali ed economiche di alcune politiche, gli autori hanno valutato e confrontato i dati relativi agli effetti ottenuti con lo studio (in termini di crescita dei casi epidemici) di alcuni paesi in cui è stato imposto il lockdown totale (Italia, Inghilterra, Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi, Inghilterra, Iran e Stati Uniti) e quelli in cui sono state adottate scelte diverse, meno restrittive (Svezia e Corea del Sud).
Qual è il risultato ottenuto? L’applicazione del modello matematico ha dimostrato che all’attuazione di qualsiasi “intervento non farmaceutico” si associa a una riduzione significativa dei casi di contagio. In detaglio, dopo aver sottratto gli effetti dell’epidemia (sulla crescita dei casi) ai paesi con politiche meno restrittive in termini di chiusure, gli autori non hanno trovato alcun effetto vantaggioso, chiaro e significativo, rispetto a quelli che hanno adottato politiche più restrittive (lockdown). Questo è stato riscontrato in 9 dei 10 paesi studiati, compresi Corea del Sud e Svezia che hanno attuato politiche senza lockdown (solo la Spagna non ha ottenuto effetti significativi).
In sintesi quindi: anche se non si possono escludere piccoli miglioramenti, gli autori non riscontrano ulteriori benefici significativi sulla crescita dei casi attraverso l’imposizione di misure restrittive. La stessa riduzione nel numero dei casi di contagi da Covid-19 si ottiene sia chiudendo tutto sia attuando interventi meno restrittivi.
In Italia a che punto è il dibattito? Ci sono voci fuori dal coro del Governo Draghi che ha nuovamente deciso di mettere i catenacci a case, attività commerciali e aziende? Sì ci sono, ma restano inascoltati. Il Cts convince i politici che hanno il potere di emanare leggi.
Ma sono tanti a sostenere il contrario.
Primo fra tutti il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri il quale afferma che si è sicuramente nel pieno della terza ondata di Covid-19, con il numero di contagi in aumento, ma ciò non significa che sia necessario chiudere tutta l’Italia con un lockdown generalizzato. “È evidente che, laddove i contagi corrono (è stata fissata la soglia dei 250 casi per 100mila abitanti), la zona rossa devi farla. Ma non vedo perché vada penalizzata una parte dell’Italia nella quale il contagio è sotto controllo”, sottolinea Sileri portando come esempio il caso della Sardegna.
Un altro a pensarla così è lo studioso Matteo Villa dell’Ispi (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, a oggi riconosciuto tra i più prestigiosi think tank dedicati allo studio delle dinamiche internazionali). In una intervista a La Verità, oltre che nel suo profilo twitter, egli afferma “non sono convinto della necessità nella forza di queste misure contro il Covid. … Per ciò che vedo, le curve dei ricoveri in terapia intensiva e dei nuovi ricoveri stanno già rallentando, e quella che penso sia la più importante (nuovi ricoveri) sta persino piegando”. In un altro tweet egli osserva che le misure attualmente adottate “sono le più forti da Natale. Nettamente più forti rispetto a quelle adottate a novembre, quando i decessi al giorno erano 740”.
Nel Corriere della Sera di ieri Carlo La Vecchia, epidemiologo e docente di statistica medica all’università statale di Milano, ha spiegato che “chiudere adesso non serve… Ormai infatti sappiamo che le curve dell’epidemia durano 40 giorni e che, se si vuole contenere la crescita, bisogna farlo nei primi 17 giorni. Altrimenti, le curve seguiranno il loro corso naturale… I dati mostrano segnali di livellamento. Che la velocità di crescita sia in decremento è ormai un fatto assodato”.
Il ragionamento dell’epidemiologo si fonda su quello che dovrebbe essere ormai un sapere acquisito sulla comprensione della dinamica primaria dell’epidemia: cioè che quello che vediamo oggi (i dati sui nuovi “positivi”) è accaduto dai 10 ai 15 giorni fa (il momento del contagio).
Potremmo andare ancora avanti. Ma ci fermiamo qui. Buon lockdown a tutti.
(Credit immagine: John Salvino da Unsplash)
Giuliana Raffaelli
Politica
LeAli per Pantelleria: attendiamo risposte dall’amministrazione su come intende impegnare oltre 3 milioni di euro
Giorno 25 novembre importante consiglio comunale con punto all’ordine del giorno : approvazione assestamento bilancio 24-26
Stamani si sono tenuti i lavori di commissione propedeutici per la trattazione del punto in consiglio. Si apprende che su un avanzo di amministrazione di circa 3 milioni e 600 mila euro, l’amministrazione comunale intende impegnare tali somme in svariati progetti, investimenti e servizi, per esempio: 385 mila euro per promozione turistica, 350 mila per il sevizio idrico.
“Poco o nulla ci è stato riferito nello specifico- dichiara il gruppo consiliare Leali per Pantelleria. Ci aspettiamo che in sede di consiglio venga a relazionare in aula la giunta, sindaco o assessori, per dirci cosa intendono fare nello specifico con oltre 3 milioni di euro. Quale strategia si intenda adottare per il rilancio dell’economia dell’isola. Quale misure per garantire un aiuto alle fasce più deboli, quali misure per garantire il welfare sociale. Nessuna delle voci di impegno di risorse economiche per esempio riguarda l’asilo nido. Su questo ci saremmo aspettati maggiore determinazione da parte dell’amministrazione – spiegano dal gruppo LeAli per Pantelleria.
Dal canto nostro, in attesa di conoscere le specifiche da parte dell’amministrazione comunale, abbiamo presentato ben 5 emendamenti: per la mensa scolastica, per borse di studio per gli studenti universitari, un incentivo allo sport, andando incontro alle giovani generazioni e alle famiglie, per la messa in sicurezza e acquisto di nuove attrezzature per i parchi giochi, per la scuola di Scauri.
Ci attendiamo- conclude la nota del movimento consiliare Leali per Pantelleria- risposte e una strategia complessiva, non semplici interventi spot, che rischiano in assenza di visione, di vanificare anche le risorse a disposizione. Stiamo a vedere”
Politica
Pantelleria, secondo Consiglio Comunale di novembre. Tra i punti: bilancio e Piano Particol. Centro
Una seconda convocazione di Consiglio Comunale è stata fissata per il giorno 25 novembre 2024, dalle ore 10.30.
Di seguito lo stralcio della descrizione
Politica
Favignana, Il Consigliere Giangrasso si dimette da Capogruppo di “Vivere le Egadi”
Favignana, 11 novembre 2023 – “Il Consigliere Comunale di Favignana, Pietro Giangrasso, ha formalizzato questa mattina le sue dimissioni irrevocabili dal ruolo di Capogruppo del gruppo consiliare “Vivere le Egadi – Forgione Sindaco.”
Eletto nella lista guidata dal Sindaco Forgione e nominato Capogruppo nel dicembre 2023, Giangrasso ha spiegato che la decisione è frutto di esigenze personali, che gli impediscono di proseguire con l’impegno e la serenità necessarie per il ruolo. “Rappresentare la comunità Egadina come Capogruppo è stato per me un privilegio e un onore, lavorando con dedizione per portare avanti i progetti e le iniziative del gruppo che si era e si è prefissato,” ha dichiarato Giangrasso.
Il Consigliere ha espresso gratitudine al Sindaco Forgione e ai colleghi di “Vivere le Egadi” per la fiducia e il sostegno, estendendo i suoi ringraziamenti alla Presidente del Consiglio, agli altri Capigruppo e ai Consiglieri indipendenti per la collaborazione istituzionale.
Giangrasso ha infine augurato buon lavoro al suo successore, auspicando che il gruppo consiliare proseguirà con slancio e dedizione il percorso intrapreso a favore della comunità delle Isole Egadi.
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