Spettacolo
Gianni Bernardo di nuovo in scena ad Aprilia con “La casa dei silenzi”
Nel piccolo Teatro” Gigi Proietti” di Aprilia, in via Parigi n. 6, il 10 e 11 Gennaio ore 21:00 – 12 Gennaio ore 18:00, Gianni Bernardo metterà in scena una nuova narrazione della “Casa dei silenzi”, quel “monologo delle meraviglie” liberamente
ispirato a “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello, replicato oltre 140 volte. Saranno le ultime
rappresentazioni ad Aprilia, da marzo lo spettacolo continuerà a viaggiare in altre città.
Uno spettacolo (tra teatro e letteratura) unico nel suo genere, che prende forma attraverso un lavoro
di drammaturgia che rimanda a “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello, a cui si ispira.
Emozioni, racconti di vita, un’alchimia di parole e immagini che, attraverso un linguaggio
“memorabile” che usa un proprio vocabolario (alla maniera di Camilleri), “si muovono e si
impastano” dentro una storia fatta di tante piccole storie legate al filo fascinoso e incantante della
memoria. Un evento irrinunciabile.
Teatro Piccolo ”Gigi Proietti” – Aprilia, via Parigi 6
10 e 11 Gennaio ore 21:00 – 12 Gennaio ore 18:00
Info e prenotazioni: 347.0530821
Spettacolo
DAL MITO DEL TEATRO GRECO ALLA FANTASTICA STORIA DEL TEATRO SICILIANO
“L’Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave
di tutto. La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte,
l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra… chi li ha visti una sola volta, li
possederà per tutta la vita”. J.W Göthe
La Sicilia, si sa, è costellata di luoghi magici, seppur nella loro semplicità. E così, passeggiando
lungo l’entroterra o in prossimità del mare vi potrebbe capitare di imbattervi in un teatro in pietra
con il cielo come soffitto ed i monti o colline come pareti. Per molti secoli, prima che il cinema e la
televisione entrassero a far parte della vita d'ogni uomo, il teatro era l’unica forma di spettacolo
capace sia di divertire gli spettatori, sia di rappresentare i problemi e i sentimenti dell’animo
umano.
Le prime rappresentazioni videro la luce nei teatri all’aperto dell’antica Grecia, dove ben tre
tragedie e una commedia si susseguivano nell’arco di una giornata davanti ad un pubblico sempre
numeroso ed attento; Così pure in Sicilia, parte della “Magna Grecia”, i greci fondarono insieme
alle città anche dei teatri degni per bellezza e posizione a quelli della madre patria.
Il Teatro greco nell’Isola ai tempi della “Magna Grecia”
Piccola o grande che fosse ogni città greca della Sicilia aveva un teatro, in pietra, scavato nella
roccia e rivolto al mare: erano molti di più di quelli che si possono ammirare oggi. Noi abbiamo
scelto i più belli, integri e attivi e soprattutto d'estate ci fanno emozionare con i grandi classici, i
miti, la poesia. Oggi come 2500 anni fa.
Goethe durante il celebre viaggio in Italia annotava sul taccuino che “senza la Sicilia, non ci si può
fare un’idea dell’Italia: qui soltanto è la chiave di tutto”. Noi potremmo dire che vedendo la Sicilia
possiamo avere un assaggio di ciò che fu la Grecia antica.
La Sicilia è stata un crocevia delle civiltà mediterranee, tra cui i Greci, che quando fondavano una
città ci costruivano anche un teatro in pietra. Andare a teatro per loro era un’attività
fondamentale per la vita, come partecipare a un rito sacro. Ancora oggi alcuni di questi luoghi
rivivono, regalandoci ore indimenticabili alla luce del tramonto, con rassegne teatrali ed eventi che
sfruttano la suggestione delle architetture elleniche, scavate nelle rocce come conchiglie che si
aprono di fronte al mare. Ne citiamo solo sei.
Il primo teatro in Sicilia, il più famoso è quello di Siracusa, seguono quelli di Taormina, Segesta,
Catania, Tindari ed Eraclea Minoa. Alle rappresentazioni partecipava tutto il popolo, pagando un
biglietto d’ingresso d’entità modesta; gli spettatori prendevano posto sulle gradinate durante le
ore del giorno (mai della notte) venivano rappresentate ogni volta opere di due autori, tra i quali il
pubblico sceglieva il vincitore che veniva solennemente proclamato. Gli spettacoli erano allestiti a
spese dello stato e dei cittadini più ricchi; venivano rappresentate opere scritte da grandi poeti: i
più famosi sono Eschilo, Sofocle ed Euripide, che scrissero tragedie, e Aristofane, che scrisse
commedie. Gli argomenti delle opere erano molto seri: prendevano le mosse dal materiale della
tradizione mitica ed epica, e avevano lo scopo di proporre argomenti di riflessione e di
maturazione dell’animo.
119 ANNI FA’ NASCE LA FANTASTICA STORIA DEL TEATRO SICILIANO
Nell’anno del Signore 1902, al Teatro Argentina di Roma, nelle ore serali, viene scritta la prima
pagina di una bellissima favola siciliana che per molti anni farà parlare il mondo intero: un
manipolo di attori poveri e analfabeti provenienti dalla lontana Sicilia, parte orientale, Catania per
la precisione, da quella sera, farà impazzire il pubblico nazionale e internazionale recitando in
siciliano le opere dei grandi commediografi e drammaturghi dell’epoca, Verga e Capuana fra tutti,
ma anche Alessio Di Giovanni, Pier Maria Rosso di San Secondo, Gabriele D’Annunzio, Angel
Guimerà e decine di altri.
Adesso chiudete gli occhi e immaginate Catania fra l’Ottocento e il Novecento, il centro storico con
le basole di pietra lavica levigata dalle suole delle scarpe e dalle ruote dei carretti e delle carrozze,
gli odori della pescheria, i venditori di frutta e verdura dell’Etna, l’acqua di Paternò “frisca e
annivata”, le botteghe dei tappezzieri, dei ciabattini, e dei falegnami.
Immaginate una grande piazza come quella dell’Università, al centro della quale è ubicato il
palazzo del marchese Antonino di San Giuliano, senatore del Regno d’Italia, il quale in un
magazzino che ha ingresso laterale in via Ogninella, ospita la famiglia Grasso che in quei locali
angusti – da essa stessa denominati Teatro Machiavelli – rappresenta ogni sera l’Opera dei pupi.
Lì don Angelo Grasso, rinomato marionettista proveniente da Acireale, che aveva appreso l’arte
dei pupi dal padre Giovanni e costui dal padre, fino alla notte dei tempi, ogni sera porta sulle scene
le gesta di Orlando e Rinaldo, Angelica e Medoro, Carlo Magno e Gano di Magonza.
Il prezzo del biglietto in questi teatri è di pochi centesimi. All’interno – secondo la descrizione di
Enzo e Sarah Zappulla Muscarà – c’è il venditore di acqua e” zammù, di calia e simenza” e i
cosiddetti “sunatura orvi cicati”.
All’ingresso c’è sempre donna Ciccia Grasso, la madre di Giovanni. Secondo la descrizione di Nino
Martoglio, se ne sta sempre “imbacuccata in due scialli di lana, col naso rosso per il freddo,
davanti a un tavolinetto rustico e a un salvadanaio, dove infilava, ad uno ad uno, i soldini degli
avventori, lamentandosi, dopo la morte del marito, il grande puparo Angelo Grasso, languida e
triste come un salice piangente, per le tante spese che gravano sulle spalle del povero Giovanni…
che butta sangue per niente, da mane a sera”.
Il pubblico del Teatro Machiavelli è composto essenzialmente da pescatori, artigiani, venditori
ambulanti, calzolai, fabbri, legnaioli, carrettieri, panettieri, macellai, merciaioli, e molti studenti
universitari che comprendono di essere agli albori di una straordinaria epopea artistica, sia in
campo teatrale che in campo letterario.
Dunque, il giovane Nino Martoglio – capocomico, commediografo, regista, giornalista e poeta – è
un assiduo frequentatore di quel locale e, assieme a Grasso (più giovane di lui di soli tre anni), il
grande artefice nella nascita e dell’affermazione del teatro siciliano.
Due Pietre Miliari del teatro Siciliano “Nino Martoglio” e “Luigi Pirandello”
Il Martoglio nasce a Belpasso il 3 dicembre 1870, ma trasferitosi fin da bambino a Catania, è al
“Machiavelli” che respira la polvere del palcoscenico e dell’arte vera, e anche nei cortili della
Civita, nei saloni da barba della provincia, nei circoli di paese – del suo soprattutto – e nei vigneti
che si estendono alle falde dell’Etna.
Nel teatrino di via Ogninella le serate sono articolate in due parti: la prima è dedicata “all’opira ‘e
pupi”, la seconda alla rappresentazione di canovacci per lo più drammatici tratti da fatti di cronaca
realmente accaduti – soprattutto di sangue – che quei giovani mettono sulle scene recitando a
soggetto, dato che molti di questi non sanno neanche leggere e scrivere.
Le opere di Nino Martoglio raggiunsero ben presto una gran notorietà. Il suo nome è legato
soprattutto a due opere composte per Angelo Musco: "San Giuvanni decullatu" del 1908, e "L'aria
del continente" del 1910. Collaborò poi con Luigi Pirandello componendo "A vilanza" del 1917 e
"Cappiddazzu paga tutto" del 1917, ”I Civitoti in pretura” del 1893.
Meno conosciuta, ma altrettanto valida fu anche la sua attività cinematografica. Il Martoglio,
infatti, si dedicò alla regia nel 1913, anno in cui diresse "Sperduti nel buio", un film muto ricordato
nella storia del cinema italiano per la sua originalità e per la sua intensità espressiva. Nel pieno
della sua attività lo colse improvvisamente la morte nel 1921, quando disgraziatamente precipitò
in una tromba d'ascensore nell'ospedale catanese dove era ricoverato il figlio.
Il Pirandello
Scrittore, drammaturgo e poeta, il siciliano Luigi Pirandello (Agrigento,1867 – Roma, 1936) è
considerato uno dei più grandi letterati di sempre. È uno dei sei intellettuali italiani che nel corso
della storia ha avuto l’onore di essere stato insignito del premio Nobel per la letteratura; gli altri
sono Giosuè Carducci, Eugenio Montale, Grazia Deledda, Salvatore Quasimodo e Dario Fo.
Già nel 1910 Pirandello comincia a comporre per il suo teatro dei testi in siciliano.
I suoi spettacoli ovviamente ottengono un gran clamore e apprezzamento da parte del pubblico e
della gente di quell’epoca ed è proprio che col passare degli anni che Pirandello arriva a comporre
un’altra sua grande ed importantissima opera “Sei personaggi in cerca d’autore” scritta nel 1921.
Opere che hanno reso famoso l’autore e la sua Sicilia come: “Così è (se vi pare)”, “Il fu Mattia
Pascal”, “Uno, nessuno e centomila” e “Sei personaggi in cerca d'autore”.
Il pensiero del Pirandello si fonda sul rapporto dialettico tra vita e forma. La vita, pur essendo
continuamente mobile per un destino burlone, tende a calarsi in una Forma in cui resta prigioniera
e dalla quale cerca di uscire, per assumere nuove forme senza mai trovare pace.
Il mio debutto importante in teatro nel 1975 con la farsa “I Citoti in Pretura” di
Nino Martoglio
Anch’io ho calcato nel mio piccolo il palcoscenico sin dai tempi della scuola elementare… poi nel
teatro dei Salesiani “Maestri nell’educazione dei giovani” interpretando sia ruoli comici che
drammatici. Ma il vero debutto lo feci all’età di diciotto anni con una commedia degna della
tradizione siciliana.
Ero un giovane diciottenne di Ragusa Ibla, mi ricordo ancora il mio stato d’animo “della prima…”
ero teso poco prima di salire sulle tavole del palcoscenico e, una volta che il buio raggiungeva la
sala avvolta da un silenzio profondo, era sempre come la prima volta. Una volta aperto il sipario,
“l’attore” stringe un patto con lo spettatore e quest’ultimo, circondato da un’atmosfera unica e
suggestiva, che solo il teatro sa evocare, non può che arrendersi e rimanerne affascinato… io ero lì,
in un teatro parrocchiale messo a disposizione di un Frate “Padre Gregorio”, un vulcano di idee e
progetti, egli aveva voluto nella sua parrocchia anche un gruppo teatrale, e lasciò al neoregista la
libertà di scelta dell’opera da rappresentare come debutto della neo compagnia. Il regista propose
“I Civitoti in Pretura” una farsa di Nino Martoglio… dove l’autore ritrae la sua Sicilia nei suoi aspetti
popolari, ruspanti, con uno scilinguagnolo colorito, ricco di storpiature, di nonsense e di errori di
pronuncia.
Era la mia prima esperienza teatrale più importante… mi fu assegnato il ruolo dell’avvocato.
L’atto unico “I civitoti in pretura”, scritto nel 1893, è il primo lavoro drammaturgico del ventenne
Nino Martoglio ed è anche il più rappresentato. L’opera è un piccolo gioiello di comicità, oltre ad
essere un ottimo esercizio per il recupero del dialetto. La popolana Cicca Stònchiti è chiamata a
testimoniare davanti al Pretore di Catania riguardo ad una rissa che ha coinvolto un “malandrino”
locale. La scena si dipana in un’aula di Pretura di un paesino della Sicilia, ove si processa l’imputato
Masillara Fraschinedda, accusato di aver accoltellato un suo compaesano. Tutta la commedia
ruota intorno alle incomprensioni tra il Pretore (proveniente dal Nord Italia) e la plebea testimone
Cicca Stònchiti.
Quella “Prima” con la farsa “I Civitoti in Pretura” segnò l’inizio di una mia lunga partecipazione nel
mondo teatrale locale sia come attore che come regista… regalandomi ogni volta la stessa
emozione della Prima…
Da attore, sotto la regia di Gianni Battaglia, partecipai all’opera di Thornton Wilder “La piccola
città” del 1938, opera che valse all’autore il premio Pulitzer per il Teatro.
Salvatore Battaglia
Presidente dell’Accademia delle Prefi
Spettacolo
Marsala, Francesco Baccini e le Alter Echo String Quartet in concerto nella “XVII Rassegna Lo Stagnone scene di uno spettacolo”
Domenica 12 gennaio alle ore 18,00 il teatro Impero accoglierà il concerto dal titolo “Archi e Frecce tour”. Il nuovo spettacolo del noto cantautore genovese, che si esibirà al pianoforte con Michele Cusato alla chitarra, Maurizio Di Tollo alle percussioni e le Alter Echo String Quartet, quattro artiste che incanteranno il pubblico con la magia di violini e violoncello
Inizia con l’incanto della musica d’autore il 2025 della “XVII Rassegna Lo Stagnone scene di uno spettacolo”: domenica 12 gennaio alle ore 18,00 sul palco del teatro Impero “Archi e Frecce tour”, il nuovo concerto di Francesco Baccini che a Marsala presenta le più belle canzoni della sua discografia in una veste acustica completamente nuova: la sua voce sarà infatti accompagnata dal suo pianoforte, dal quartetto d’archi femminile Alter Echo String Quartet, dalle percussioni di Maurizio Di Tollo e dalla chitarra di Michele Cusato, che ha curato anche gli arrangiamenti del disco.
Si tratta del secondo appuntamento della “XVII Rassegna Lo Stagnone scene di uno spettacolo” realizzata dalla Compagnia teatrale “Sipario” diretta da Vito Scarpitta.
Cantautore genovese tra i più eclettici del panorama italiano con una carriera ultra trentennale, Francesco Baccini, grazie al suo temperamento trasversale, segna il suo esordio con l’album “Cartoons” del 1989, premiato come rivelazione a Saint Vincent e vincitore della Targa Tenco come migliore opera prima, al quale segue “Il pianoforte non è il mio forte” nel quale è contenuto il brano Le donne di Modena. La presenza del duetto Genova blues con Fabrizio De André, segna l’inizio di una serie di collaborazioni che vanno da Angelo Branduardi a Enzo Jannacci, da Giorgio Conte a Lucio Dalla. Nel 1990, vince il Festivalbar con il brano “Sotto questo sole”. È con “Nomi e cognomi del 1992” che ottiene il maggiore successo commerciale, affermandosi definitivamente come erede della tradizione dei cantautori liguri. A seguire Baccini pubblicherà altri undici album, compreso il prezioso lavoro Baccini canta Tenco nel 2011, grazie al quale vincerà la sua seconda Targa Tenco, qui come migliore interprete. Nel 2021, Baccini pubblica “BACCINI Project”: colonna sonora interamente composta e da lui interpretata del film Credo in un solo padre”.
Il 12 gennaio a Marsala si presenta in una versione acustica, che si “veste” dell’incanto degli dei tre violini e del violoncello per raccontarsi in maniera nuova, elegante e coinvolgente e “al pubblico non rimane che prendere la mira, tendere l’Arco e lanciarsi come una freccia al teatro Impero – afferma Vito Scarpitta – e lasciarsi avvolgere da una musica unica”.
Info e prevendita presso l’agenzia I viaggi dello Stagnone via dei Mille e la Tabaccheria Fischietti vi G. Garibaldi, o anche on line al link:
https://www.liveticket.it/evento.aspx?Id=521330&InstantBuy=1&CallingPageUrl=http%3a%2f%2fwww.liveticket.it%2fcompagniateatralesipario
La rassegna organizzata dalla Compagnia teatrale Sipario con il patrocinio e la compartecipazione del Comune di Marsala continua venerdì 31 gennaio alle ore 21,30 con “Il viaggio di papà” di Maurizio Casagrande. La storia di padre e figlio che non si conoscono e provano un profondo fastidio l’uno nei confronti dell’altro, decidono così di fare un viaggio insieme, sperando che questa esperienza possa abbattere il muro che li divide. I due si ritroveranno naufraghi su di un’isola sconosciuta, ma non un’isola come tutte le altre. È fatta di plastica e tutto quello che troveranno non è quello che sembra. Si tratta di una commedia di Maurizio Casagrande e Francesco Velonà e con Ania Cecilia, Michele Capone, Giovanni Iovino e Arianna Pucci, regia Maurizio Casagrande, canzoni originali, Ania Cecilia.
Domenica 9 febbraio alle ore 18 si aprirà il sipario per Antonio Grosso in “Una compagnia di pazzi”. In una fredda alba del 1945, nel nosocomio campano tre persone sono ricoverate: Umberto, taciturno e sempre arrabbiato, faceva il cantante ma è stato rinchiuso dal regime, considerato troppo legata agli ambienti comunisti; Federico, di sessant’anni rinchiuso perché omicida di un gerarca fascista; Benni, un ragazzo abbandonato dalla nascita che vive passando da un manicomio all’altro. Condividono il manicomio due infermieri, rimasti lì, mentre tutto intorno infuria la seconda guerra mondiale. In quell’oasi di pazzi, una settimana al mese arriva anche il direttore che nasconde una cassaforte, così interessante, che gli stessi pazzi decidono di approfittarne appropriandosi del ricco tesoro, decisi a fuggire da quel luogo di prigionia per scappare e rifugiarsi in un paese che li accolga da uomini liberi e ricchi.
Sabato 22 febbraio alle ore 21,30 sarà la volta de: “Le Stelle del Varietà – Il grande Show all’italiana” con Band dal vivo. “Il teatro di varietà – spiegano gli organizzatori –, o più comunemente, varietà, nato come evoluzione di altre forme di spettacolo, come ad esempio il café chantant, è uno spettacolo di arte varia costituito da una sequenza di numeri e attrazioni di generi diversi: recitazioni comiche, canzoni, danze, farse senza un filo conduttore che li unisca… E così faremo noi in questo spettacolo, senza un filo conduttore, saltando da una battuta, a una canzone, a uno sketch, toccando i ricordi della rivista di una volta e la comicità attuale in una fusione magica che ci coinvolgerà e ci farà divertire e tornare giovani facendo conoscere l’arte del varietà ai più giovani. 90 minuti di spettacolo fra balli, canti, e sketch ricordando anche l’immenso Gigi Proietti.
Domenica 9 marzo alle ore 18 l’atteso spettacolo: “Non fui gentile, fui Gentileschi” La vita di Artemisia Gentileschi narrata da sé medesima con Debora Caprioglio che vestirà i panni dell’artista in un intenso assolo di Roberto D’Alessandro (che cura anche la regia) e Federico Valdi che porterà la platea nello studio di pittura di Artemisia, dove lei è intenta a dipingere. Ci racconta di sé a partire dall’infanzia. La perdita della madre, la vita di una bambina in una Roma del seicento. Artemisia capisce da subito quanto è difficile vivere in un mondo di uomini. Grazie al padre conosce i più grandi pittori, addirittura Caravaggio. Ed il padre la affida ad un suo amico perché impari e migliori nell’arte della pittura, Agostino Tassi. Ma il Tassi un giorno abusa di lei. Questo trauma e il processo che ne è derivato, segnano profondamente la vita artistica di Artemisia. Tutto quello che ne consegue e tutto quello che lei ha compiuto per affrancarsi e affermarsi in un mondo dominato ferocemente da uomini, la rendono una figura di riferimento per la lotta dei diritti delle donne.
Domenica 23 marzo alle ore 18 calcherà le scene “La Banda degli Onesti” con la regia Alessandro Idonea
Saranno gli attori: Alessandro Idonea, Vincenzo Volo, Giovanna Criscuolo, Rosario Minardi, Giuseppe Brancato e Luigi Nicotra a dare vita sulle scene alla pièce che vuole essere l’omaggio a Totò e Peppino, i due mostri sacri della commedia all’italiana. Si tratta de “La banda degli onesti”, versione teatrale del famoso film, girato da Camillo Mastrocinque nel 1956, con la sceneggiatura scritta a quattro mani dal mitico tandem Age & Scarpelli. “Il nostro allestimento – spiega il regista Alessandro Idonea – è una versione teatrale della “Banda degli onesti” arricchita da invenzioni nuove, sviluppate sulla linea dei personaggi originali. Dunque, nonostante si mantenga la sceneggiatura di Age &Scarpelli, maestri di satira e umorismo popolaresco, si è cercato di dare un’autonomia espressiva, che consenta l’uso di forme e immagini più dinamiche e moderne”. Lo spettacolo conta sui costumi di Noa Prealoni, sulle scene di Claudio La Fata e sulle Musiche di Aldo Giordano. Si tratta di una produzione Gags.
Domenica 13 aprile ore 18 la Compagnia teatrale Sipario presenta “PENSACI GIACOMINO” di Luigi Pirandello. In scena: Vito Scarpitta e Enza Giacalone, con Gilda Giacalone, Federico Scarpitta, Salvo Lo Grasso Giuseppe Todaro, Enza Maria Billardello e la piccola Greta Scarpitta. Un classico del teatro rigorosamente in lingua e reso ancor più intenso dai sottofondi musicali suonati dal vivo al pianoforte dal maestro Michele Pellegrino. Una commedia dal finale intenso e commovente con la regia di Vito Scarpitta e scene di Andrea Perrera.
Domenica 27 aprile alle 18 “Facci un’altra Faccia” di Tiziana Foschi con la regia di Antonio Pisu. È l’antico gioco della parodia: trasformare persone in personaggi e situazioni quotidiane in ciò che vale la pena di raccontare. “Del resto le storie di uomini e di donne sono sempre state il bersaglio della mia curiosità – spiega Tiziana – e il trasformismo l’abito ideale alla mia timidezza. Le mie facce sono proiezioni di realismo, sono facce contemporanee, che raccontano l’attualità, ma anche facce di sogno cinico e garbato. Sono i tanti connotati che ho. “La faccia e l’unica zona del corpo che mostriamo nuda”.
Il service audio e luci è a cura di Primafila di Gianmarco Scarpitta.
Per assistere all’intera rassegna è possibile acquistare un abbonamento: prima poltrona 95 euro o seconda poltrona 90 euro + d.p.
Per informazioni è possibile chiamare i numeri: 320.8011864 – 338.2615790.
Spettacolo
Pantelleria – Cinema, entusiasmante la programmazione degli spettacoli di gennaio 2025
Si parte con l’appassionante l’avventura di “Mufasa: il Re Leone”
Sabato 4 gennaio ore 21
Domenica 5 gennaio ore 16 e 21
Mufasa: Il Re Leone racconta, attraverso Rafiki, la leggenda di Mufasa alla giovane cucciola di leone Kiara, figlia di Simba e Nala, con Timon e Pumbaa che offrono il loro caratteristico spettacolo. Raccontata attraverso flashback, la storia presenta Mufasa, un cucciolo orfano, perso e solo fino a quando incontra un leone comprensivo di nome Taka, erede di una stirpe reale. L’incontro casuale dà il via al viaggio di uno straordinario gruppo di sventurati alla ricerca del proprio destino: i loro legami saranno messi alla prova mentre lavorano insieme per sfuggire a un nemico minaccioso e letale.
Sabato 11 gennaio ore 21
Domenica 12 gennaio ore 21
Io e te dobbiamo parlare, un film del 2024, scritto, diretto ed interpretato da Alessandro Siani, con Leonardo Pieraccioni, Francesca Chillemi. Brenda Lodigiani, Biagio Izzo, Giovanni Esposito, Enrico Lo Verso, Sergi oFriscia e molti altri interpreti.
Trama: Antonio e Pieraldo sono due poliziotti che condividono molte cose: un’amicizia un po’ rovinata nel tempo, una carriera non sempre costellata di successi e un successo che decisamente non fa per loro. Fino a quando non dovranno affrontare insieme un vero crimine che cambierà per sempre la loro vita.
Sabato 18 gennaio ore 21.00
Domenica 19 gennaio ore 21.00
Cortina Express, Lucio De Roberti (Christian De Sica), un irresistibile viveur di mezza età, si reca a Cortina D’Ampezzo per salvare il nipote da un matrimonio disastroso con la figlia della perfida Patrizia Giordano (Isabella Ferrari), una vulcanica discografica con un marito succube (Marco Mazzocca nei panni di Aristide) e alle prese con il rischio di fallimento dell’azienda. Tanto che ha già pronto un contratto capestro da far firmare a Dino Doni (Lillo), un’artista musicale del passato che stravede da sempre per lei e che ora è alla ricerca di riscatto accollandosi però, senza saperlo, tutti i debiti.
Sabato 25 ore 21
Domenica 26 ore 21
Diamanti film del 2024 nel cast comprende Luisa Ranieri e Jasmine Trinca, le due protagoniste, ma anche Stefano Accorsi, Luca Barbarossa, Milena Mancini, Elena Sofia Ricci, Geppi Cucciari, Mara Venier, Kasia Smutniak e Anna Ferzetti
Trama: è la storia di un regista che convoca le sue attrici preferite, con cui ha lavorato e che ha amato nella sua carriera, per fare un film sulle donne. Le osserva e si fa ispirare finché il suo immaginario le catapulta in un’altra epoca, un passato in cui il rumore delle macchine da cucire riempie un luogo di lavoro gestito e popolato da donne, mentre gli uomini hanno ruoli marginali. In questo mondo, il cinema può essere raccontato dal punto di vista del costume, mentre realtà e finzione si compenetrano, così come la vita delle attrici con quella dei personaggi.
Come acquistare i biglietti: Cinema San Gaetano – film
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