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Cultura

Industria litica e ceramica nell’antica Pantelleria

Redazione

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Sappiamo tutti ormai che, per certo, Hir(a)n(i)m, o comunque chiamassero l’isola allora, prima dell’avvento dei Fenici, era abitata e, salvo scoperte ulteriori con retro datazione,  i primi abitanti di cui è rimasta traccia furono quelli che oggi chiamiamo Sesioti.

Questa popolazione, o comunità, ci ha lasciato i Sesi, cumuli di pietra giustapposta, ad uso funerario, simili all’esterno ai nuraghe sardi, la cui pianta prevede brevi corridoi conducenti, ognuno di essi, a piccole celle ove venivano inumati i defunti, non lontano dal luogo dei vivi, formato da capanne circolari, probabilmente con ossatura lignea e copertura con fronde e pelli degli animali selvatici o domestici utilizzati come cibo, in notevole numero, segno della presenza di diversi gruppi familiari uniti dall’appartenenza al clan. Detti Sesi, perfettamente uniformati e dissimulati dalla somiglianza all’ambiente esterno tutto di lava, erano anch’essi posti nei pressi di quel muraglione-bastione che dfendeva l’area da eventuali incursioni pericolose provenienti dall’interno dell’isola. Certo, ci mancano descrizioni precise di cosa contenessero all’interno come corredo e oggettistica varia.

Tuttavia è lecito pensare che, come succedeva in varie società primitive, non vi fossero solo salme ma anche quanto quel popolo pensava dovesse accompagnare l’estinto nel su viaggio successivo alla morte.
All’epoca, Pantelleria era già luogo di esportazione delle proprie risorse naturali, siamo a probabilmente circa 5 millenni prima di Cristo, infatti per tutta l’area mediterranea sono stati rinvenuti utensili di quella formidabile pietra cristallina lavica che è l’ossidiana, durissima, tagliente e durissima. Materiale prezioso in un’epoca che sembra precedere l’età del bronzo. Addirittura sembra che sia stata rinvenuta nelle isole britanniche, e nel piccolo arcipelago delle Scilly tra il mare del Nord e la Manica.
Come reperti  d’industria così antica non c’è male, tenendo conto che quel tipo di ossidiana era ed è presente, oltre l’isola, solo in Africa orientale.
Ma, tralasciando quella fase, vi è dell’altro.
Mi riferisco alla cosiddetta “Pantellerian Ware” ovvero la più recente, ma antica, ceramica pantesca, prodotta nella fascia cronologica tra il V° secolo avanti Cristo e il V° dopo Cristo.
Essa fu rinvenuta e riconosciuta in notevole quantità nell’area urbana dell’antica Cartagine, e successivamente in tantissimi altri luoghi mediterranei: Sardegna, Sicilia, Africa settentrionale fino all’antica Numidia, Libia, Fenicia ed altri luoghi.
Perché questa ceramica,  grezza, dai modelli ripetitivi, in poche forme come pentole, tegami e relativi coperchi, senza decori in qualche modo artistici,  ebbe cotanta  diffusione tanto da fare pensare a una vera industria ed esportazione?
Semplice, essendo ceramica da fuoco, aveva caratteristiche di forza e resistenza durevole al calore..
Ciò era dovuto essenzialmente, come dimostrato da scientifiche analisi mineralogiche, dai suoi componenti, in primis la polvere vulcanica e l’argilla utilizzata…pensare che essa era idonea anche per la cottura della pece per calafatate i battelli. Ricerche sottomarine, soprattutto nel golfo di Scauri, scalo marino importante in età antica, oltre che in altri ridossi come Cala Tramontana, hanno permesso di rinvenire numerosi vascelli, naufragati, carichi di pezzi di ceramica antica pantesca, disseminati anche sul fondo marino.
A queste ricerche hanno collaborato soprintendenze e diverse università italiane e straniere, con missioni diverse e ad alto livello tecnico e scientifico, permettendo anche importanti pubblicazioni specialistiche.
Ad onor del vero, in altri luoghi dell’isola, si sono ritrovati oggetti ceramici a vernice nera e rossa di chiara impronta “straniera”, nei luoghi abitati “ex antiquo”, come in alcune ville a Scauri stessa, Bugeber, Tracino,  Oppidolo, e Acropoli, l’antica capitale.
Tutto quanto dimostra che il centro del Mediterraneo era in quei secoli un crocevia di traffici e non periferia d’Europa come oggi si ritrova ad essere.
Enzo Bonomo
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Cultura

Pantelleria – Mensa scolastica, al via affidamento servizio di refezione

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Il Comune di Pantelleria, per mezzo di avviso pubblico, avvia il procedimento di acquisizione e selezione delle candidature finalizzate all’individuazione degli operatori per l’affidamento del servizio di mensa scolastica per gli alunni della Sezione della Scuola dell’Infanzia e della classe prima della Scuola Primaria dell’Istituto Omnicomprensivo di Pantelleria,  per l’anno scolastico 2024/2025.

Il documento integrale

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Cultura

Trapani, celebrazioni della Virgo Fidelis patrona dei Carabinieri, dell’83° della Battaglia di Culqualber e della Giornata dell’Orfano

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TRAPANI. CELEBRAZIONI DELLA VIRGO FIDELIS, PATRONA DELL’ARMA DEI CARABINIERI, DEL 83° ANNIVERSARIO DELLA “BATTAGLIA DI CULQUALBER” E

DELLA “GIORNATA DELL’ORFANO”

Si è appena conclusa, presso la Basilica Maria Santissima Annunziata “Madonna di Trapani”, la Santa Messa in onore della Virgo Fidelis, celeste Patrona dell’Arma dei Carabinieri.

Alla messa, celebrata dal Vescovo di Trapani, S.E. Mons. Pietro Maria Fragnelli, hanno partecipato il Vicario del Prefetto di Trapani, Dott.ssa Laura Pergolizzi, il Questore di Trapani, Dott. Giuseppe Felice Peritore, il Comandante Provinciale dei Carabinieri, Colonnello Mauro Carrozzo, il sindaco di Trapani, altre autorità Civili e Militari, i vertici delle Forze di Polizia e Vigili del Fuoco oltre ai parenti dei caduti e delle vittime del dovere La scelta della Madonna “Virgo Fidelis”, come celeste patrona dell’Arma, è indubbiamente ispirata alla fedeltà che, propria di ogni soldato che serve la Patria, è caratteristica dell’Arma dei Carabinieri che ha per motto: “Nei Secoli Fedele”.
L’8 Dicembre 1949 Sua Santità Pio XII di v.m., accogliendo l’istanza dell’Ordinario Militare d’Italia, S.E. Mons. Carlo Alberto di Cavallerleone, proclamava ufficialmente Maria “Virgo Fidelis Patrona dei Carabinieri”, fissandone la celebrazione liturgica il 21 Novembre, in concomitanza della presentazione di Maria vergine al Tempio. La celebrazione di questa giornata è concomitante con la ricorrenza della Battaglia di Culqualber e la giornata dell’orfano.

LA BATTAGLIA DI CULQUALBER

Il 21 Novembre 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, ebbe luogo una delle più cruente battaglie in terra d’Africa, nella quale un intero Battaglione di Carabinieri si sacrificò nella strenua difesa, protrattasi per tre mesi, del caposaldo di Culquaber. Alla bandiera dell’Arma dei Carabinieri fu conferita, per quel fatto d’arme, la seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare, dopo quella ottenuta nell’occasione della partecipazione alla Prima Guerra Mondiale.

GIORNATA DELL’ORFANO

Istituita nel 1996, rappresenta per i Carabinieri e per l’ ONAOMAC un sentito momento di vicinanza alle famiglie dei colleghi scomparsi. L’Opera Nazionale di Assistenza per gli orfani dei militari dell’Arma dei Carabinieri (O.N.A.O.M.A.C.), Ente morale fondato il 15 maggio 1948, si propone di assistere gli orfani dei militari dell’Arma dei Carabinieri di qualsiasi grado. Oggi l’ O.N.A.O.M.A.C. assiste circa 1000 orfani, a ciascuno dei quali eroga un sostegno semestrale, distinto per fasce d’età, sino al compimento degli studi.

L’assistenza agli orfani disabili è a vita.

Per eventuali donazioni in favore degli orfani: C/C bancario n. 121 B.N.L. IBAN IT77Z0100503344000000000121

C/C postale n. 288019 IBAN IT35Z0760103200000000288019

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Cultura

Palermo, Ti l’Eggo: mostra ed estemporanea di Salvo Nero da Artètika. Quando il narcisismo diventa arte

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Durante la mostra l’artista realizzerà un’opera dedicata al fil rouge che unisce chi si ama
Perfetto ma non troppo, perché ogni dettaglio fuori posto fa la differenza, rendendo d’impatto un’opera dal tratto rotondo. È la caratteristica principale dello stile del pittore, fumettista, grafico e writer Salvo Nero, diviso tra il narcisismo del proprio ego e il romanticismo del legame invisibile e indissolubile che unisce due innamorati. Da venerdì 22 novembre a sabato 7 dicembre, sarà in mostra con Ti l’Eggo da Artètika, spazio espositivo per l’anima, in via Giorgio Castriota, 15 a Palermo. Il vernissage avverrà venerdì 22, alle ore 18,30, alla presenza dell’artista, delle galleriste Gigliola Beniamino e Esmeralda Magistrelli, del curatore, l’architetto Giorgio Lo Stimolo e del critico Massimiliano Reggiani. La mostra sarà visitabile dal lunedì al sabato, dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,30 alle 19,30. Ingresso libero. Sponsor d’arte Birra Forst e Tenute Cinquanta.

Le opere in mostra per Ti l’Eggo di Salvo Nero da Artètika

Saranno trenta le opere di Salvo Nero, in mostra da Artètika per Ti l’Eggo, di varie misure, su tela, su carta e una piccola scultura. La trentunesima opera sarà realizzata in estemporanea, a partire da una tela bianca, dal giorno del vernissage a quello della chiusura dell’esposizione e sarà ispirata al fil rouge, invisibile agli occhi, che unisce chi si ama. Ci sono ritratti che emergono da fogli protocollo, tutti scarabocchiati con tanto di lista della spesa, pennelli sporchi di colore, blatte che camminano sopra lettere d’amore amare. Opere bruciate, strappate o fintamente bruciate, strappate, sporcate e stropicciate. Uova al tegamino, lampadine e mandarini, pacchi di posta, oggetti quotidiani che diventano arte. Divertente, ammiccante, riflessiva.

“Poliedrico, un po’ grafico, un po’ pubblicitario, molto artista. Salvo Nero comunica i suoi stati d’animo con una enorme facilità nel farsi capire da tutti. Dal dolore di un cuore spezzato al riguardo per l’ambiente con i racconti degli incendi” commenta la gallerista Gigliola Beniamino Magistrelli. “Oltre alla maestria del disegno – aggiunge il curatore Giorgio Lo Stimolo -, c’è molto di più, una mano, la scioltezza di chi l’arte del tratto la possiede. Un incontestabile virtuosismo, un accenno un po’ beffardo che dice guardami lo so fare, è nella mia natura. Provocatorio e talentuoso”.

Chi è Salvo Nero

Salvo Nero, pittore autodidatta palermitano classe 1984 è stato stimolato inizialmente dai cartoni animati e dai pittori della sua città natale. La sua fibra creativa si sveglia molto presto attraverso il disegno che non lascerà mai più. Si orienta verso studi di grafica pubblicitaria e si cimenta sui muri della sua città, trovando nel writing un modo d’espressione libero. Attraverso i fumetti e la scoperta dello statunitense Geof Darrow, s’innamora del dettaglio, che diviene una caratteristica essenziale della sua opera. In seguito, lascia il limite delle vignette per donarsi all’acquarello, olio e, infine, l’acrilico, che diviene il suo mezzo principale. Attraverso i disegni della pittrice inglese Jenny Saville s’innamora dell’artista conterraneo Lucian Freud. S’interessa alla pittura del reale e si dedica al grande formato, una formula che gli assicura riconoscimento e diverse mostre monografiche. Si divide tra Palermo e Cardiff, due città in cui vive e lavora attualmente.

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