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Cultura

L’opera dei Pupi Siciliani: eroi per una sera fra storia e tradizione…

Redazione

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Tutto iniziò così… Ca morti ro Paladinu Orlandu (Ccu lu parrari di l’opranti) D’Angranti è lu casatu di Miluni, padri d’Orlandu e granni paladinu, cadi di bottu e scoppa addinucchiuni ppi manu d’un feroci saracinu. Berta, alluttata e china di duluri, soru di Carlo Magnu, la muggheri, chianci la morti di lu granni amuri ccu vuci e lacrimi ca si lavau li peri. E così finii… E dd’anciuleddu cchiù grossu d’un muscuni, s’appoia allatu di l’eroi Miluni, aggranfa l’arma aisannula di pisu e acchiana linnu linnu ‘mparaddisu.

Era una sera di inizio estate che magicamente grazie ad una gita organizzata dall’oratorio mi trovai in un piccolo teatrino dei Pupi a Catania dove la blasonata famiglia Napoli metteva in scena la morte di Orlando. Noi tutti ragazzi eravamo meravigliati sia dalle ridotte dimensioni del teatro ma soprattutto dalla bellezza dei Pupi che erano di una accuratezza dettagliata e artistica impressionante. Il nostro accompagnatore Onofrio Dinatale era un amico di famiglia dei Napoli e subito prima dell’esibizione ci diede dei lumi sulla famiglia ospitante. Il Dinatale ci spiegò che tutto ebbe inizio grazie a Don Gaetano Napoli che fondò la compagnia nel 1921, affidandola successivamente ai tre figli Pippo, Rosario e Natale. Insieme all’infaticabile madre Italia Chiesa, Fiorenzo, Giuseppe, Salvatore e Gaetano continuano a mantenere viva la tradizione. Fiorenzo è direttore artistico della compagnia, parlatore principale e maestro costruttore dei pupi; Giuseppe è capo maniante e scenografo; Salvatore è ideatore delle luci e fonico.

I Napoli, oltre a proporre spettacoli con recita a soggetto basati sulla tradizione degli antichi canovacci, rappresentano testi nei quali una moderna drammaturgia dell’Opera dei Pupi riesce a tener conto delle regole tradizionali di messinscena. Sulla base di codici tramandati da padre in figlio, il sentimento si fa gesto, comunicazione, arte. Le scene, le armature, i costumi, i suoni e quella “improvvisazione”, che non è mancanza di preparazione, bensì essenziale momento artistico, contribuiscono ulteriormente alla creazione del rapporto pubblico-attore e della particolare “magia” teatrale, caratteristiche fondamentali dell’Opera dei Pupi.

Oltre al classico repertorio cavalleresco, la Compagnia ha allestito nel 1958, Il tamburo di panno, NÔ giapponese; nel 1980, Macbeth di Shakespeare; nel 1982 due testi in versi siciliani di Salvatore Camilleri: Gammazita, storia e leggenda del Vespro e La Barunissa di Carini; nel 1990 un altro testo del medesimo autore, intitolato Donna Aldonza Santapau. E subito dopo la dettagliata descrizione del Dinatale, si apri il sipario e incominciò uno spettacolo così bello e suggestivo che per tutta la durata (circa tre quarti d’ora… ) dello spettacolo non si sentì volare una mosca aldilà delle voci e dei suoni provenienti dal racconto dell’opera “La Morte d’Orlando”, neppure il Guglielmo

che non perdeva mai l’occasione per disturbare o fare baldoria, per quei tre quarti d’ora non si sentì… destando alla fine dello spettacolo una gradevole e inaspettata emozione da parte di tutti noi. E fu così che affascinati da tale esperienza che decidemmo di acquistare io e il mio amico Franco Di Natale un libretto che descriveva la storia dei Pupi e dei pupari in Sicilia. A distanza di tanti anni ora che scrivo articoli e racconti sulla mia amata terra “la Sicilia” colgo l’occasione di trasmettere il contenuto di tale libretto, che con tanto affetto tengo conservato in una teca vicino al mio scrittoio fra le cose a cui tengo di più.

In Sintesi… Il Teatro dei pupi siciliani, con le sue marionette, è uno spettacolo tradizionale adatto sia agli adulti che ai bambini e può sicuramente far parte delle attività da vedere durante un viaggio in Sicilia. Scopriamo le origini di questa tradizione siciliana, in quali musei e teatri è possibile assistere agli spettacoli. Opera dei Pupi, uno strumento di racconto In Sicilia le marionette erano già utilizzate all’epoca dei greci e dei romani per rappresentare scene di vita e di satira politica del tempo. I pupi siciliani, oggi, sono concepiti come il frutto del periodo romantico ottocentesco che ripropone le storie dei paladini di Francia. Le battaglie e le gesta epiche dei protagonisti impersonavano al meglio i sentimenti eroici e le regole d’onore molto in auge nel Romanticismo. Si tratta di storie inventate, di fantasia, e solo raramente si fa riferimento ad avvenimenti e personaggi realmente esistiti. Le storie narrate nell’Opera dei pupi sono racconti legati a battaglie, con una struttura molto semplice. Anche i personaggi sono molto semplificati, esiste il buono ed il cattivo, facilmente identificabili anche dall’aspetto fisico.

I pupi siciliani erano uno strumento di racconto creato per il popolo poco alfabetizzato. La finalità era quella di educare in modo semplice a valori come il rispetto, l’onore, la religione e la nobiltà d’animo, utilizzando un linguaggio comprensibile. I bambini apprezzano di buon grado uno spettacolo di marionette e facilmente si immedesimano nei paladini-eroi. Per gli adulti invece è un piacere osservare con quanta meticolosità e lavoro sono prodotti i pupi siciliani, vere e proprie opere d’artigianato locale. Per ogni singolo pupo siciliano operano più tipologie di maestranze, da chi costruisce ed assembla le parti del corpo, agli stagnini per la creazione dell’armatura, alla parte sartoriale per le vesti e delle pitture. Il pupo siciliano rappresenta un unicum nel panorama mondiale perché esiste un solo filo per manovrarlo. Il braccio sinistro, collegato al filo, regge lo scudo, mentre vengono utilizzate delle aste metalliche per la testa e il braccio destro (usato per impugnare la spada). L’utilizzo di aste metalliche collegate alle parti del corpo rende i movimenti molto più veloci e virili, adatti per simulare battaglie.

Dove vedere l’Opera dei Pupi in Sicilia

Il Teatro dei pupi siciliani, meglio conosciuto come Opera dei Pupi (“Sicilian puppet theatre”), è stato proclamato nel 2001 e iscritto nel novembre 2008 alla lista UNESCO del Patrimonio immateriale dell’umanità. Da est a ovest la tradizione del Teatro dei pupi è viva in tutta la Sicilia. Come per altre particolarità che caratterizzano l’isola, anche per i pupi siciliani ci sono delle differenze tra le due zone, quella palermitana e quella catanese. Mentre a Palermo i pupi siciliani hanno dimensioni contenute e le rappresentazioni seguono le storie in modo rigido, nel catanese i pupi hanno dimensioni maggiori e le storie narrate sono soggette all’interpretazione del puparo. Palermo e dintorni, dove andare a vedere l’Opera dei pupi A Palermo, al Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino e al Museo etnografico siciliano Giuseppe Pitrè sono custodite le più preziose collezioni di pupi dell’intera Sicilia. Sempre a Palermo la famosa famiglia Cuticchio porta avanti da generazioni gli spettacoli del Teatro dei pupi

La Famiglia Cuticchio è un’importante erede della tradizione dei cantastorie siciliani. Giacomo Cuticchio, che nel 1973 apre a Palermo il Teatro dei Pupi “Santa Rosalia”, è addirittura apparso nel 1990 nel film “Il padrino” – Parte III di Francis Ford Coppola.

Catania e l’Opera dei pupi La tradizione dell’Opera dei pupi siciliani viene portata avanti da almeno quattro generazioni da La compagnia dei fratelli Napoli. La famiglia Napoli ha dedicato ai pupi siciliani un museo ed un teatro. L’antica bottega si trova nel centro storico di Catania, vicino al Castello Ursino e al mercato della Pescheria. Siracusa, l’esperienza dedicata alla costruzione del tuo pupo siciliano A Siracusa è possibile, oltre alla visita del Museo e la partecipazione allo spettacolo dell’Opera dei Pupi, fare una vera e propria esperienza di viaggio. Qui, infatti, si organizzano veri e propri laboratori dove è possibile imparare l’arte della costruzione dei pupi siciliani. Un viaggio in Sicilia non è fatto di solo bellissimo mare e buon cibo, ma anche di valorizzazione delle antiche tradizioni dell’isola e l’Opera dei pupi rientra tra le più antiche ed interessanti da scoprire.

Paladini Siciliani e Pupi Peppininu è la maschera siciliana che i pupari e il pubblico vogliono sempre affiancare ai paladini per far sentire la voce del popolo. Piccolo, guercio e zoppo, egli indossa una livrea settecentesca e parla il dialetto catanese. Sciocco in apparenza, in realtà furbissimo spesso risolve i problemi degli eroi. Importantissimi furono i cartelli, che appesi giornalmente nelle strade, che annunciavano gli spettacoli che si rappresentavano in molte puntate eredità dei “cunti” dei cantastorie. I paladini, percepiti come persone vere, incarnavano frustrazioni, gioie e speranze del popolo siciliano. L’Opra assolveva a due importantissime funzioni. Da un lato offriva una griglia d’interpretazione del mondo, poiché i singoli personaggi diventavano esempi per classificare le persone. Con la” Danza e con le spade” i paladini attivavano l’eterno conflitto tra il bene e il male. Dall’altro, incarnando ogni sera l’aspirazione ad un ordine del mondo più giusto, l’Opra era un riscatto mitico dalla propria condizione di subalternità e gli spettatori potevano sentirsi “eroi per una sera”.

Salvatore Battaglia Presidente Accademia delle Prefi

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Cultura

Pantelleria – Mensa scolastica, al via affidamento servizio di refezione

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Il Comune di Pantelleria, per mezzo di avviso pubblico, avvia il procedimento di acquisizione e selezione delle candidature finalizzate all’individuazione degli operatori per l’affidamento del servizio di mensa scolastica per gli alunni della Sezione della Scuola dell’Infanzia e della classe prima della Scuola Primaria dell’Istituto Omnicomprensivo di Pantelleria,  per l’anno scolastico 2024/2025.

Il documento integrale

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Cultura

Trapani, celebrazioni della Virgo Fidelis patrona dei Carabinieri, dell’83° della Battaglia di Culqualber e della Giornata dell’Orfano

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TRAPANI. CELEBRAZIONI DELLA VIRGO FIDELIS, PATRONA DELL’ARMA DEI CARABINIERI, DEL 83° ANNIVERSARIO DELLA “BATTAGLIA DI CULQUALBER” E

DELLA “GIORNATA DELL’ORFANO”

Si è appena conclusa, presso la Basilica Maria Santissima Annunziata “Madonna di Trapani”, la Santa Messa in onore della Virgo Fidelis, celeste Patrona dell’Arma dei Carabinieri.

Alla messa, celebrata dal Vescovo di Trapani, S.E. Mons. Pietro Maria Fragnelli, hanno partecipato il Vicario del Prefetto di Trapani, Dott.ssa Laura Pergolizzi, il Questore di Trapani, Dott. Giuseppe Felice Peritore, il Comandante Provinciale dei Carabinieri, Colonnello Mauro Carrozzo, il sindaco di Trapani, altre autorità Civili e Militari, i vertici delle Forze di Polizia e Vigili del Fuoco oltre ai parenti dei caduti e delle vittime del dovere La scelta della Madonna “Virgo Fidelis”, come celeste patrona dell’Arma, è indubbiamente ispirata alla fedeltà che, propria di ogni soldato che serve la Patria, è caratteristica dell’Arma dei Carabinieri che ha per motto: “Nei Secoli Fedele”.
L’8 Dicembre 1949 Sua Santità Pio XII di v.m., accogliendo l’istanza dell’Ordinario Militare d’Italia, S.E. Mons. Carlo Alberto di Cavallerleone, proclamava ufficialmente Maria “Virgo Fidelis Patrona dei Carabinieri”, fissandone la celebrazione liturgica il 21 Novembre, in concomitanza della presentazione di Maria vergine al Tempio. La celebrazione di questa giornata è concomitante con la ricorrenza della Battaglia di Culqualber e la giornata dell’orfano.

LA BATTAGLIA DI CULQUALBER

Il 21 Novembre 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, ebbe luogo una delle più cruente battaglie in terra d’Africa, nella quale un intero Battaglione di Carabinieri si sacrificò nella strenua difesa, protrattasi per tre mesi, del caposaldo di Culquaber. Alla bandiera dell’Arma dei Carabinieri fu conferita, per quel fatto d’arme, la seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare, dopo quella ottenuta nell’occasione della partecipazione alla Prima Guerra Mondiale.

GIORNATA DELL’ORFANO

Istituita nel 1996, rappresenta per i Carabinieri e per l’ ONAOMAC un sentito momento di vicinanza alle famiglie dei colleghi scomparsi. L’Opera Nazionale di Assistenza per gli orfani dei militari dell’Arma dei Carabinieri (O.N.A.O.M.A.C.), Ente morale fondato il 15 maggio 1948, si propone di assistere gli orfani dei militari dell’Arma dei Carabinieri di qualsiasi grado. Oggi l’ O.N.A.O.M.A.C. assiste circa 1000 orfani, a ciascuno dei quali eroga un sostegno semestrale, distinto per fasce d’età, sino al compimento degli studi.

L’assistenza agli orfani disabili è a vita.

Per eventuali donazioni in favore degli orfani: C/C bancario n. 121 B.N.L. IBAN IT77Z0100503344000000000121

C/C postale n. 288019 IBAN IT35Z0760103200000000288019

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Palermo, Ti l’Eggo: mostra ed estemporanea di Salvo Nero da Artètika. Quando il narcisismo diventa arte

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Durante la mostra l’artista realizzerà un’opera dedicata al fil rouge che unisce chi si ama
Perfetto ma non troppo, perché ogni dettaglio fuori posto fa la differenza, rendendo d’impatto un’opera dal tratto rotondo. È la caratteristica principale dello stile del pittore, fumettista, grafico e writer Salvo Nero, diviso tra il narcisismo del proprio ego e il romanticismo del legame invisibile e indissolubile che unisce due innamorati. Da venerdì 22 novembre a sabato 7 dicembre, sarà in mostra con Ti l’Eggo da Artètika, spazio espositivo per l’anima, in via Giorgio Castriota, 15 a Palermo. Il vernissage avverrà venerdì 22, alle ore 18,30, alla presenza dell’artista, delle galleriste Gigliola Beniamino e Esmeralda Magistrelli, del curatore, l’architetto Giorgio Lo Stimolo e del critico Massimiliano Reggiani. La mostra sarà visitabile dal lunedì al sabato, dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,30 alle 19,30. Ingresso libero. Sponsor d’arte Birra Forst e Tenute Cinquanta.

Le opere in mostra per Ti l’Eggo di Salvo Nero da Artètika

Saranno trenta le opere di Salvo Nero, in mostra da Artètika per Ti l’Eggo, di varie misure, su tela, su carta e una piccola scultura. La trentunesima opera sarà realizzata in estemporanea, a partire da una tela bianca, dal giorno del vernissage a quello della chiusura dell’esposizione e sarà ispirata al fil rouge, invisibile agli occhi, che unisce chi si ama. Ci sono ritratti che emergono da fogli protocollo, tutti scarabocchiati con tanto di lista della spesa, pennelli sporchi di colore, blatte che camminano sopra lettere d’amore amare. Opere bruciate, strappate o fintamente bruciate, strappate, sporcate e stropicciate. Uova al tegamino, lampadine e mandarini, pacchi di posta, oggetti quotidiani che diventano arte. Divertente, ammiccante, riflessiva.

“Poliedrico, un po’ grafico, un po’ pubblicitario, molto artista. Salvo Nero comunica i suoi stati d’animo con una enorme facilità nel farsi capire da tutti. Dal dolore di un cuore spezzato al riguardo per l’ambiente con i racconti degli incendi” commenta la gallerista Gigliola Beniamino Magistrelli. “Oltre alla maestria del disegno – aggiunge il curatore Giorgio Lo Stimolo -, c’è molto di più, una mano, la scioltezza di chi l’arte del tratto la possiede. Un incontestabile virtuosismo, un accenno un po’ beffardo che dice guardami lo so fare, è nella mia natura. Provocatorio e talentuoso”.

Chi è Salvo Nero

Salvo Nero, pittore autodidatta palermitano classe 1984 è stato stimolato inizialmente dai cartoni animati e dai pittori della sua città natale. La sua fibra creativa si sveglia molto presto attraverso il disegno che non lascerà mai più. Si orienta verso studi di grafica pubblicitaria e si cimenta sui muri della sua città, trovando nel writing un modo d’espressione libero. Attraverso i fumetti e la scoperta dello statunitense Geof Darrow, s’innamora del dettaglio, che diviene una caratteristica essenziale della sua opera. In seguito, lascia il limite delle vignette per donarsi all’acquarello, olio e, infine, l’acrilico, che diviene il suo mezzo principale. Attraverso i disegni della pittrice inglese Jenny Saville s’innamora dell’artista conterraneo Lucian Freud. S’interessa alla pittura del reale e si dedica al grande formato, una formula che gli assicura riconoscimento e diverse mostre monografiche. Si divide tra Palermo e Cardiff, due città in cui vive e lavora attualmente.

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