Spettacolo
Pantelleria, 19 gennaio all’Hangar Nervi 150 tra ballerini e cantanti in “E il sogno realtà diverrà”
Domenica 19 gennaio 2025 dalle ore 18. presso l’Hangar “Nervi” del Distaccamento Aeroportuale di Pantelleria, Astarte e ASD In punta di piedi metteranno in scena “E il sogno realtà… diverrà”.
Realizzato con il patrocinio oneroso del Comune di Pantelleria, lo spettacolo porterà in scena ben 150 artisti tra ballerini e cantanti di ogni età.
La suggestiva e storica cornice dell’Hangar Nervi, dell’Aeroporto Militare pantesco, torna a fare da teatro per la cultura pantesca che ci invita ad viaggio nel magico mondo Disney, cui siamo sempre tutti legati ad ogni età.
“E il sogno realtà… diverrà” sarà capace di unire danza, canto e cortometraggi che scadenzeranno il filo conduttore insieme a dei bambini che si cimenteranno nella recitazione.
Proprio grazie alla Disney il 19 gennaio Astarte e In Punta di piedi mirano ad esaltare i valori essenziali dell’uomo: amore, famiglia, rispetto per la natura, ma anche a catapultare le persone, specie i giovani, nel mondo indispensabile dei sogni.
L’ingresso grautito all’Hangar Nervi sarà possibile dalle ore 17.00, per evitare affollamenti.
Spettacolo
Miracolo a Marsala! Ritrovata la planimetria del famoso Teatro Busetta di Pantelleria
Dopo 80 anni è stata ritrovata la planimetria del famoso Teatro Busetta, distrutto nei bombardamenti del 1943
Quanto accaduto l’altro ieri a Marsala può essere definito un vero e proprio miracolo per Pantelleria.
Nel corso di un incontro riservato e a lungo pianificato tra il neonato “Comitato Don Cola” e alcuni eredi di Nicola Busetta, detto “Don Cola”, l’ingegnoso costruttore del “Cine-Teatro Busetta” dietro Corso Umberto I (oggi l’agenzia viaggi della famiglia Valenza-Giglio “Vivere Pantelleria”) è stato trovato durante una pausa caffè a casa di Nicolò Busetta, dopo un incontro ufficiale tra l’ereditiera Anna Busetta e il suo avvocato, amante dell’arte e della cultura Salvatore Errera, nell’ambito di un progetto di copertura dei danni bellici subiti da alcune famiglie di Pantelleria, sul cui retro era conservato il disegno originale del Cineteatro Busetta del disegnatore Kappler, tracciato con una matita dura in modo così sottile da risultare visibile solo ad occhi attenti.
Quando Gereon Pilz van der Grinten entrò in possesso del piano originale, chiese a Nicolò Busetta cosa c’entrasse questo piano di danni di guerra con la famiglia Busetta: erano elencate le famiglie di Pantelleria: “Billardello, Patané, Almanza e Valenza”, ma non la famiglia Busetta. – Al che Nicolò, oggi 85enne, ha risposto che aveva messo in discussione questo piano decenni fa. Girando la mappa chiedeva al signor Busetta di portare un pila per vedere meglio e cosi scopriva il disegno fine e sottile del Teatro Busetta.
L’obiettivo dell’incontro di Marsala era quello di presentare il progetto per una nuova costruzione del celebre edificio culturale della famiglia Busetta, all’epoca unico nel Mediterraneo, attrezzato di una arena e un teatro con palcoscenico centrale, utilizzabile sia in inverno che in estate. Il palcoscenico si apriva e si chiudeva attraverso enormi porte avvolgibili in acciaio. E aveva persino un palco mobile e inclinabile, forse unico al mondo fino ad oggi.
Il nuovo Teatro “Don Cola”, progettato dall’architetto berlinese Rostislav Komitov con l’assistenza di Gereon Pilz van der Grinten, è stato presentato a fine agosto al Comune di Pantelleria, al sindaco Fabrizio D’Ancona, dove è stata accolta con benevolenza.
L’architetto Komitov era già a Pantelleria all’età di 25 anni come studente, durante un workshop di tre settimane condotto da Pilz van der Grinten. A quel tempo lavorava per la più antica e prestigiosa università di architettura in Germania, la RWTH Aachen; e come un compito approfondito sotto la direzione del professor Vladimir Lalo Nikolic, ha progettato “Damusi di città” per la ricostruzione della capitale Pantelleria. Un progetto, che ha sviluppato fino alla sua realizzazione. Ora insegna all’Università di Dresda – Professore di Design Teoria.
Grazie al piano ora riemerso, potrebbe addirittura essere possibile includere il sito “Il Cine-Teatro Busetta” come principio architettonico nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’UNESCO.
I progetti per un teatro temporaneo altamente innovativo e lo spettacolare design per il nuovo teatro “DON COLA”, entrambi dell’architetto Rostislav Blagodatov Komitov, dovrebbero essere presentati ad aprile nella sala espositiva di Gereon Pilz van der Grinten nei locali del sede del Comitato Don Cola, Corso Umberto I, 50.
Saranno poi resi disponibili alla visione e alla valutazione di tutti gli abitanti di Pantelleria e dei numerosi visitatori interessati in una mostra riccamente illustrata con foto e planimetrie sia del teatro “antico” che di quello futuro.
Spettacolo
Gianni Bernardo di nuovo in scena ad Aprilia con “La casa dei silenzi”
Nel piccolo Teatro” Gigi Proietti” di Aprilia, in via Parigi n. 6, il 10 e 11 Gennaio ore 21:00 – 12 Gennaio ore 18:00, Gianni Bernardo metterà in scena una nuova narrazione della “Casa dei silenzi”, quel “monologo delle meraviglie” liberamente
ispirato a “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello, replicato oltre 140 volte. Saranno le ultime
rappresentazioni ad Aprilia, da marzo lo spettacolo continuerà a viaggiare in altre città.
Uno spettacolo (tra teatro e letteratura) unico nel suo genere, che prende forma attraverso un lavoro
di drammaturgia che rimanda a “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello, a cui si ispira.
Emozioni, racconti di vita, un’alchimia di parole e immagini che, attraverso un linguaggio
“memorabile” che usa un proprio vocabolario (alla maniera di Camilleri), “si muovono e si
impastano” dentro una storia fatta di tante piccole storie legate al filo fascinoso e incantante della
memoria. Un evento irrinunciabile.
Teatro Piccolo ”Gigi Proietti” – Aprilia, via Parigi 6
10 e 11 Gennaio ore 21:00 – 12 Gennaio ore 18:00
Info e prenotazioni: 347.0530821
Spettacolo
DAL MITO DEL TEATRO GRECO ALLA FANTASTICA STORIA DEL TEATRO SICILIANO
“L’Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave
di tutto. La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte,
l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra… chi li ha visti una sola volta, li
possederà per tutta la vita”. J.W Göthe
La Sicilia, si sa, è costellata di luoghi magici, seppur nella loro semplicità. E così, passeggiando
lungo l’entroterra o in prossimità del mare vi potrebbe capitare di imbattervi in un teatro in pietra
con il cielo come soffitto ed i monti o colline come pareti. Per molti secoli, prima che il cinema e la
televisione entrassero a far parte della vita d'ogni uomo, il teatro era l’unica forma di spettacolo
capace sia di divertire gli spettatori, sia di rappresentare i problemi e i sentimenti dell’animo
umano.
Le prime rappresentazioni videro la luce nei teatri all’aperto dell’antica Grecia, dove ben tre
tragedie e una commedia si susseguivano nell’arco di una giornata davanti ad un pubblico sempre
numeroso ed attento; Così pure in Sicilia, parte della “Magna Grecia”, i greci fondarono insieme
alle città anche dei teatri degni per bellezza e posizione a quelli della madre patria.
Il Teatro greco nell’Isola ai tempi della “Magna Grecia”
Piccola o grande che fosse ogni città greca della Sicilia aveva un teatro, in pietra, scavato nella
roccia e rivolto al mare: erano molti di più di quelli che si possono ammirare oggi. Noi abbiamo
scelto i più belli, integri e attivi e soprattutto d'estate ci fanno emozionare con i grandi classici, i
miti, la poesia. Oggi come 2500 anni fa.
Goethe durante il celebre viaggio in Italia annotava sul taccuino che “senza la Sicilia, non ci si può
fare un’idea dell’Italia: qui soltanto è la chiave di tutto”. Noi potremmo dire che vedendo la Sicilia
possiamo avere un assaggio di ciò che fu la Grecia antica.
La Sicilia è stata un crocevia delle civiltà mediterranee, tra cui i Greci, che quando fondavano una
città ci costruivano anche un teatro in pietra. Andare a teatro per loro era un’attività
fondamentale per la vita, come partecipare a un rito sacro. Ancora oggi alcuni di questi luoghi
rivivono, regalandoci ore indimenticabili alla luce del tramonto, con rassegne teatrali ed eventi che
sfruttano la suggestione delle architetture elleniche, scavate nelle rocce come conchiglie che si
aprono di fronte al mare. Ne citiamo solo sei.
Il primo teatro in Sicilia, il più famoso è quello di Siracusa, seguono quelli di Taormina, Segesta,
Catania, Tindari ed Eraclea Minoa. Alle rappresentazioni partecipava tutto il popolo, pagando un
biglietto d’ingresso d’entità modesta; gli spettatori prendevano posto sulle gradinate durante le
ore del giorno (mai della notte) venivano rappresentate ogni volta opere di due autori, tra i quali il
pubblico sceglieva il vincitore che veniva solennemente proclamato. Gli spettacoli erano allestiti a
spese dello stato e dei cittadini più ricchi; venivano rappresentate opere scritte da grandi poeti: i
più famosi sono Eschilo, Sofocle ed Euripide, che scrissero tragedie, e Aristofane, che scrisse
commedie. Gli argomenti delle opere erano molto seri: prendevano le mosse dal materiale della
tradizione mitica ed epica, e avevano lo scopo di proporre argomenti di riflessione e di
maturazione dell’animo.
119 ANNI FA’ NASCE LA FANTASTICA STORIA DEL TEATRO SICILIANO
Nell’anno del Signore 1902, al Teatro Argentina di Roma, nelle ore serali, viene scritta la prima
pagina di una bellissima favola siciliana che per molti anni farà parlare il mondo intero: un
manipolo di attori poveri e analfabeti provenienti dalla lontana Sicilia, parte orientale, Catania per
la precisione, da quella sera, farà impazzire il pubblico nazionale e internazionale recitando in
siciliano le opere dei grandi commediografi e drammaturghi dell’epoca, Verga e Capuana fra tutti,
ma anche Alessio Di Giovanni, Pier Maria Rosso di San Secondo, Gabriele D’Annunzio, Angel
Guimerà e decine di altri.
Adesso chiudete gli occhi e immaginate Catania fra l’Ottocento e il Novecento, il centro storico con
le basole di pietra lavica levigata dalle suole delle scarpe e dalle ruote dei carretti e delle carrozze,
gli odori della pescheria, i venditori di frutta e verdura dell’Etna, l’acqua di Paternò “frisca e
annivata”, le botteghe dei tappezzieri, dei ciabattini, e dei falegnami.
Immaginate una grande piazza come quella dell’Università, al centro della quale è ubicato il
palazzo del marchese Antonino di San Giuliano, senatore del Regno d’Italia, il quale in un
magazzino che ha ingresso laterale in via Ogninella, ospita la famiglia Grasso che in quei locali
angusti – da essa stessa denominati Teatro Machiavelli – rappresenta ogni sera l’Opera dei pupi.
Lì don Angelo Grasso, rinomato marionettista proveniente da Acireale, che aveva appreso l’arte
dei pupi dal padre Giovanni e costui dal padre, fino alla notte dei tempi, ogni sera porta sulle scene
le gesta di Orlando e Rinaldo, Angelica e Medoro, Carlo Magno e Gano di Magonza.
Il prezzo del biglietto in questi teatri è di pochi centesimi. All’interno – secondo la descrizione di
Enzo e Sarah Zappulla Muscarà – c’è il venditore di acqua e” zammù, di calia e simenza” e i
cosiddetti “sunatura orvi cicati”.
All’ingresso c’è sempre donna Ciccia Grasso, la madre di Giovanni. Secondo la descrizione di Nino
Martoglio, se ne sta sempre “imbacuccata in due scialli di lana, col naso rosso per il freddo,
davanti a un tavolinetto rustico e a un salvadanaio, dove infilava, ad uno ad uno, i soldini degli
avventori, lamentandosi, dopo la morte del marito, il grande puparo Angelo Grasso, languida e
triste come un salice piangente, per le tante spese che gravano sulle spalle del povero Giovanni…
che butta sangue per niente, da mane a sera”.
Il pubblico del Teatro Machiavelli è composto essenzialmente da pescatori, artigiani, venditori
ambulanti, calzolai, fabbri, legnaioli, carrettieri, panettieri, macellai, merciaioli, e molti studenti
universitari che comprendono di essere agli albori di una straordinaria epopea artistica, sia in
campo teatrale che in campo letterario.
Dunque, il giovane Nino Martoglio – capocomico, commediografo, regista, giornalista e poeta – è
un assiduo frequentatore di quel locale e, assieme a Grasso (più giovane di lui di soli tre anni), il
grande artefice nella nascita e dell’affermazione del teatro siciliano.
Due Pietre Miliari del teatro Siciliano “Nino Martoglio” e “Luigi Pirandello”
Il Martoglio nasce a Belpasso il 3 dicembre 1870, ma trasferitosi fin da bambino a Catania, è al
“Machiavelli” che respira la polvere del palcoscenico e dell’arte vera, e anche nei cortili della
Civita, nei saloni da barba della provincia, nei circoli di paese – del suo soprattutto – e nei vigneti
che si estendono alle falde dell’Etna.
Nel teatrino di via Ogninella le serate sono articolate in due parti: la prima è dedicata “all’opira ‘e
pupi”, la seconda alla rappresentazione di canovacci per lo più drammatici tratti da fatti di cronaca
realmente accaduti – soprattutto di sangue – che quei giovani mettono sulle scene recitando a
soggetto, dato che molti di questi non sanno neanche leggere e scrivere.
Le opere di Nino Martoglio raggiunsero ben presto una gran notorietà. Il suo nome è legato
soprattutto a due opere composte per Angelo Musco: "San Giuvanni decullatu" del 1908, e "L'aria
del continente" del 1910. Collaborò poi con Luigi Pirandello componendo "A vilanza" del 1917 e
"Cappiddazzu paga tutto" del 1917, ”I Civitoti in pretura” del 1893.
Meno conosciuta, ma altrettanto valida fu anche la sua attività cinematografica. Il Martoglio,
infatti, si dedicò alla regia nel 1913, anno in cui diresse "Sperduti nel buio", un film muto ricordato
nella storia del cinema italiano per la sua originalità e per la sua intensità espressiva. Nel pieno
della sua attività lo colse improvvisamente la morte nel 1921, quando disgraziatamente precipitò
in una tromba d'ascensore nell'ospedale catanese dove era ricoverato il figlio.
Il Pirandello
Scrittore, drammaturgo e poeta, il siciliano Luigi Pirandello (Agrigento,1867 – Roma, 1936) è
considerato uno dei più grandi letterati di sempre. È uno dei sei intellettuali italiani che nel corso
della storia ha avuto l’onore di essere stato insignito del premio Nobel per la letteratura; gli altri
sono Giosuè Carducci, Eugenio Montale, Grazia Deledda, Salvatore Quasimodo e Dario Fo.
Già nel 1910 Pirandello comincia a comporre per il suo teatro dei testi in siciliano.
I suoi spettacoli ovviamente ottengono un gran clamore e apprezzamento da parte del pubblico e
della gente di quell’epoca ed è proprio che col passare degli anni che Pirandello arriva a comporre
un’altra sua grande ed importantissima opera “Sei personaggi in cerca d’autore” scritta nel 1921.
Opere che hanno reso famoso l’autore e la sua Sicilia come: “Così è (se vi pare)”, “Il fu Mattia
Pascal”, “Uno, nessuno e centomila” e “Sei personaggi in cerca d'autore”.
Il pensiero del Pirandello si fonda sul rapporto dialettico tra vita e forma. La vita, pur essendo
continuamente mobile per un destino burlone, tende a calarsi in una Forma in cui resta prigioniera
e dalla quale cerca di uscire, per assumere nuove forme senza mai trovare pace.
Il mio debutto importante in teatro nel 1975 con la farsa “I Citoti in Pretura” di
Nino Martoglio
Anch’io ho calcato nel mio piccolo il palcoscenico sin dai tempi della scuola elementare… poi nel
teatro dei Salesiani “Maestri nell’educazione dei giovani” interpretando sia ruoli comici che
drammatici. Ma il vero debutto lo feci all’età di diciotto anni con una commedia degna della
tradizione siciliana.
Ero un giovane diciottenne di Ragusa Ibla, mi ricordo ancora il mio stato d’animo “della prima…”
ero teso poco prima di salire sulle tavole del palcoscenico e, una volta che il buio raggiungeva la
sala avvolta da un silenzio profondo, era sempre come la prima volta. Una volta aperto il sipario,
“l’attore” stringe un patto con lo spettatore e quest’ultimo, circondato da un’atmosfera unica e
suggestiva, che solo il teatro sa evocare, non può che arrendersi e rimanerne affascinato… io ero lì,
in un teatro parrocchiale messo a disposizione di un Frate “Padre Gregorio”, un vulcano di idee e
progetti, egli aveva voluto nella sua parrocchia anche un gruppo teatrale, e lasciò al neoregista la
libertà di scelta dell’opera da rappresentare come debutto della neo compagnia. Il regista propose
“I Civitoti in Pretura” una farsa di Nino Martoglio… dove l’autore ritrae la sua Sicilia nei suoi aspetti
popolari, ruspanti, con uno scilinguagnolo colorito, ricco di storpiature, di nonsense e di errori di
pronuncia.
Era la mia prima esperienza teatrale più importante… mi fu assegnato il ruolo dell’avvocato.
L’atto unico “I civitoti in pretura”, scritto nel 1893, è il primo lavoro drammaturgico del ventenne
Nino Martoglio ed è anche il più rappresentato. L’opera è un piccolo gioiello di comicità, oltre ad
essere un ottimo esercizio per il recupero del dialetto. La popolana Cicca Stònchiti è chiamata a
testimoniare davanti al Pretore di Catania riguardo ad una rissa che ha coinvolto un “malandrino”
locale. La scena si dipana in un’aula di Pretura di un paesino della Sicilia, ove si processa l’imputato
Masillara Fraschinedda, accusato di aver accoltellato un suo compaesano. Tutta la commedia
ruota intorno alle incomprensioni tra il Pretore (proveniente dal Nord Italia) e la plebea testimone
Cicca Stònchiti.
Quella “Prima” con la farsa “I Civitoti in Pretura” segnò l’inizio di una mia lunga partecipazione nel
mondo teatrale locale sia come attore che come regista… regalandomi ogni volta la stessa
emozione della Prima…
Da attore, sotto la regia di Gianni Battaglia, partecipai all’opera di Thornton Wilder “La piccola
città” del 1938, opera che valse all’autore il premio Pulitzer per il Teatro.
Salvatore Battaglia
Presidente dell’Accademia delle Prefi
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