Cultura
Pantelleria e i pescatori di spugne
Spugnari a Pantelleria
Correva l’anno 1892 e l’armatore e capitano greco tale E. Pepa, col suo brigantino-goletta Evangelistria, era impegnato nella pesca delle spugne presso l’isola di Lampedusa.
Un giorno, discorrendo con un vecchio pescatore lampedusano originario di Pantelleria, quest’ultimo gli raccontò che nella sua giovinezza, pescando all’amo nelle acque di Pantelleria, aveva pescato dal mare delle grosse spugne. Il capitano Pepa ascoltò con molto interesse quel racconto e l’indomani stesso lasciò, senza indugio, le acque di Lampedusa e spiegò le vele alla volta di Pantelleria.
Vele spiegate verso Pantelleria
Il convoglio era costituito da tre barche provvedute di macchine da palombaro. La repentina decisione del capitano greco si rivelò azzeccata, in quanto in breve tempo riuscì a pescare nel mare pantesco oltre 4.500 chilogrammi di spugne.
Il già cospicuo bottino sarebbe stato ancora più ricco, se non si fosse stato nel mese di agosto, epoca in cui, per antica consuetudine, scadevano gli arruolamenti di pesca per i marinai greci. Il capitano Pepa ritornò in forze a Pantelleria l’anno dopo, il 29 aprile 1893, ed aveva con se un brigantino-goletta da 58 tonnellate per uso deposito, due trabaccoli d’appoggio da 7 e 12 tonnellate, due battelli da 3 tonnellate forniti di macchine da palombaro.
Comunque, essendosi nel frattempo sparsa la notizia della presenza di ricche zone spugnifere in quel di Pantelleria, c’erano in quel periodo anche un bastimento e due barche palombare turche di Simi, isoletta preso Rodi. La pesca del capitano Pepa durò dal 29 aprile al 25 maggio e fruttò, al momento della partenza dall’isola di Pantelleria, ben 3.200 chilogrammi di ottime spugne.
I pescatori turchi e i palombari greci
I turchi, che avevano pescato in quelle stesse acque dal 4 al 26 maggio, salparono con 1.400 chilogrammi di spugne. Secondo le relazioni di quel tempo Pantelleria non avrebbe avuto veri e propri banchi spugniferi, ma le acque adiacenti l’isola erano popolate di spugne, che crescevano numerose sugli scogli sommersi formati dalle colate laviche e nei loro anfratti, ad eccezione della costa sud-est (Dietro Isola, Martingana) dove il fondo è sabbioso.
Le località più fruttuose di spugne
Le località dove la pesca era stata più fruttuosa erano stati i tratti di costa tra punta Gadir e punta Tracino a nord-est e presso il porto di Scauri a sud- ovest. La profondità a cui erano state pescate le spugne variava a secondo dei tratti di costa.
I palombari greci scendevano fino alla profondità di 30 braccia (55 metri circa) e restavano sott’acqua dai 3 ai 4 minuti. Le spugne pantesche erano (e sono) di colore giallo, generalmente di forma rotonda e ovale, alcune di forma ad imbuto erano dette dai greci logofites. Esse erano stimate sul mercato di qualità
fina e conosciute col nome di zimoche o cimuche. Venivano vendute da 10 a 15 lire l’oca, quest’ultima una misura di peso greco corrispondente a circa 1,2 chilogrammi.
Ancora negli anni Trenta del ‘900 Pantelleria, Lampedusa, Lampione e Sfax in Tunisia erano tappe obbligate della marineria della Sicilia Occidentale (insieme a quella greca), che si recava in quei luoghi, conseguendo sempre un’abbondante raccolta di spugne. La campagna iniziava a settembre quando le imbarcazioni potevano sfruttare il vento di grecale in poppa e terminava a gennaio, spesso a febbraio, cioè praticamente in pieno inverno in cui le burrasche squassavano frequentemente il Canale di Sicilia e le imbarcazioni che lo solcavano.
La pratica della pesca di spugne
Per radicata consuetudine la campagna di pesca delle spugne durava però di norma quattro mesi e 15 giorni. Particolare era la tecnica da pesca della marineria trapanese, che non usava gli scafandri come i greci e quindi pescava in acque basse in prossimità della costa. L’imbarcazione-madre, generalmente un cutter o una goletta o uno schifazzo, avente funzioni di base operativa e di stoccaggio delle spugne, trasportava i marinai-pescatori e le piccole barche da pesca nel luogo prescelto. Qui la barca (o le barche) da pesca veniva calata in mare e vi prendevano posto l’astaiolo con la fiocina e un remaiolo (che governava i due remi) o due mezzi remaioli (che manovravano un remo ciascuno).Dopo di che iniziava la pesca vera e propria.
L’astaiolo, attraverso un cilindro metallico col fondo di vetro, scrutava il basso fondale e appena scorte le spugne azionava la fiocina che penetrava nelle stesse, tirandole successivamente a bordo della barca. La bravura dell’astaiolo non stava tanto nell’azione di fiocinatura, ma soprattutto nel riconoscere a prima vista le spugne buone e quindi commerciabili, da quelle scadenti e senza alcun mercato dette cannazzi.
Orazio Ferrara
Foto: Pesca di spugne a Pantelleria negli anni Settanta
Cultura
Pantelleria – Mensa scolastica, al via affidamento servizio di refezione
Il Comune di Pantelleria, per mezzo di avviso pubblico, avvia il procedimento di acquisizione e selezione delle candidature finalizzate all’individuazione degli operatori per l’affidamento del servizio di mensa scolastica per gli alunni della Sezione della Scuola dell’Infanzia e della classe prima della Scuola Primaria dell’Istituto Omnicomprensivo di Pantelleria, per l’anno scolastico 2024/2025.
Il documento integrale
Cultura
Trapani, celebrazioni della Virgo Fidelis patrona dei Carabinieri, dell’83° della Battaglia di Culqualber e della Giornata dell’Orfano
TRAPANI. CELEBRAZIONI DELLA VIRGO FIDELIS, PATRONA DELL’ARMA DEI CARABINIERI, DEL 83° ANNIVERSARIO DELLA “BATTAGLIA DI CULQUALBER” E
DELLA “GIORNATA DELL’ORFANO”
Si è appena conclusa, presso la Basilica Maria Santissima Annunziata “Madonna di Trapani”, la Santa Messa in onore della Virgo Fidelis, celeste Patrona dell’Arma dei Carabinieri.
Alla messa, celebrata dal Vescovo di Trapani, S.E. Mons. Pietro Maria Fragnelli, hanno partecipato
il Vicario del Prefetto di Trapani, Dott.ssa Laura Pergolizzi, il Questore di Trapani, Dott. Giuseppe
Felice Peritore, il Comandante Provinciale dei Carabinieri, Colonnello Mauro Carrozzo, il sindaco
di Trapani, altre autorità Civili e Militari, i vertici delle Forze di Polizia e Vigili del Fuoco oltre ai
parenti dei caduti e delle vittime del dovere
La scelta della Madonna “Virgo Fidelis”, come celeste patrona dell’Arma, è indubbiamente ispirata
alla fedeltà che, propria di ogni soldato che serve la Patria, è caratteristica dell’Arma dei Carabinieri
che ha per motto: “Nei Secoli Fedele”.
L’8 Dicembre 1949 Sua Santità Pio XII di v.m., accogliendo l’istanza dell’Ordinario Militare
d’Italia, S.E. Mons. Carlo Alberto di Cavallerleone, proclamava ufficialmente Maria “Virgo Fidelis
Patrona dei Carabinieri”, fissandone la celebrazione liturgica il 21 Novembre, in concomitanza
della presentazione di Maria vergine al Tempio.
La celebrazione di questa giornata è concomitante con la ricorrenza della Battaglia di Culqualber e
la giornata dell’orfano.
LA BATTAGLIA DI CULQUALBER
Il 21 Novembre 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, ebbe luogo una delle più cruente battaglie in terra d’Africa, nella quale un intero Battaglione di Carabinieri si sacrificò nella strenua difesa, protrattasi per tre mesi, del caposaldo di Culquaber. Alla bandiera dell’Arma dei Carabinieri fu conferita, per quel fatto d’arme, la seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare, dopo quella ottenuta nell’occasione della partecipazione alla Prima Guerra Mondiale.
GIORNATA DELL’ORFANO
Istituita nel 1996, rappresenta per i Carabinieri e per l’ ONAOMAC un sentito momento di vicinanza alle famiglie dei colleghi scomparsi. L’Opera Nazionale di Assistenza per gli orfani dei militari dell’Arma dei Carabinieri (O.N.A.O.M.A.C.), Ente morale fondato il 15 maggio 1948, si propone di assistere gli orfani dei militari dell’Arma dei Carabinieri di qualsiasi grado. Oggi l’ O.N.A.O.M.A.C. assiste circa 1000 orfani, a ciascuno dei quali eroga un sostegno semestrale, distinto per fasce d’età, sino al compimento degli studi.
L’assistenza agli orfani disabili è a vita.
Per eventuali donazioni in favore degli orfani: C/C bancario n. 121 B.N.L. IBAN IT77Z0100503344000000000121
C/C postale n. 288019
IBAN IT35Z0760103200000000288019
Cultura
Palermo, Ti l’Eggo: mostra ed estemporanea di Salvo Nero da Artètika. Quando il narcisismo diventa arte
Durante la mostra l’artista realizzerà un’opera dedicata al fil rouge che unisce chi si ama
Perfetto ma non troppo, perché ogni dettaglio fuori posto fa la differenza, rendendo d’impatto un’opera dal tratto rotondo. È la caratteristica principale dello stile del pittore, fumettista, grafico e writer Salvo Nero, diviso tra il narcisismo del proprio ego e il romanticismo del legame invisibile e indissolubile che unisce due innamorati. Da venerdì 22 novembre a sabato 7 dicembre, sarà in mostra con Ti l’Eggo da Artètika, spazio espositivo per l’anima, in via Giorgio Castriota, 15 a Palermo. Il vernissage avverrà venerdì 22, alle ore 18,30, alla presenza dell’artista, delle galleriste Gigliola Beniamino e Esmeralda Magistrelli, del curatore, l’architetto Giorgio Lo Stimolo e del critico Massimiliano Reggiani. La mostra sarà visitabile dal lunedì al sabato, dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,30 alle 19,30. Ingresso libero. Sponsor d’arte Birra Forst e Tenute Cinquanta.
Le opere in mostra per Ti l’Eggo di Salvo Nero da Artètika
Saranno trenta le opere di Salvo Nero, in mostra da Artètika per Ti l’Eggo, di varie misure, su tela, su carta e una piccola scultura. La trentunesima opera sarà realizzata in estemporanea, a partire da una tela bianca, dal giorno del vernissage a quello della chiusura dell’esposizione e sarà ispirata al fil rouge, invisibile agli occhi, che unisce chi si ama. Ci sono ritratti che emergono da fogli protocollo, tutti scarabocchiati con tanto di lista della spesa, pennelli sporchi di colore, blatte che camminano sopra lettere d’amore amare. Opere bruciate, strappate o fintamente bruciate, strappate, sporcate e stropicciate. Uova al tegamino, lampadine e mandarini, pacchi di posta, oggetti quotidiani che diventano arte. Divertente, ammiccante, riflessiva.
“Poliedrico, un po’ grafico, un po’ pubblicitario, molto artista. Salvo Nero comunica i suoi stati d’animo con una enorme facilità nel farsi capire da tutti. Dal dolore di un cuore spezzato al riguardo per l’ambiente con i racconti degli incendi” commenta la gallerista Gigliola Beniamino Magistrelli. “Oltre alla maestria del disegno – aggiunge il curatore Giorgio Lo Stimolo -, c’è molto di più, una mano, la scioltezza di chi l’arte del tratto la possiede. Un incontestabile virtuosismo, un accenno un po’ beffardo che dice guardami lo so fare, è nella mia natura. Provocatorio e talentuoso”.
Chi è Salvo Nero
Salvo Nero, pittore autodidatta palermitano classe 1984 è stato stimolato inizialmente dai cartoni animati e dai pittori della sua città natale. La sua fibra creativa si sveglia molto presto attraverso il disegno che non lascerà mai più. Si orienta verso studi di grafica pubblicitaria e si cimenta sui muri della sua città, trovando nel writing un modo d’espressione libero. Attraverso i fumetti e la scoperta dello statunitense Geof Darrow, s’innamora del dettaglio, che diviene una caratteristica essenziale della sua opera. In seguito, lascia il limite delle vignette per donarsi all’acquarello, olio e, infine, l’acrilico, che diviene il suo mezzo principale. Attraverso i disegni della pittrice inglese Jenny Saville s’innamora dell’artista conterraneo Lucian Freud. S’interessa alla pittura del reale e si dedica al grande formato, una formula che gli assicura riconoscimento e diverse mostre monografiche. Si divide tra Palermo e Cardiff, due città in cui vive e lavora attualmente.
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