Cultura
Pantelleria e il cognome D’Arco che lascia perplessi. L’ipotesi di un mastro di telaio
Un mastro di telaio nell’isola?
Il cognome D’Arco, che ritroviamo in Pantelleria nella seconda metà del 1500, è originario della Campania, in particolare del Salernitano e precisamente della zona Baronissi / Giffoni Valle Piana.
La casata ha per blasone: D’azzurro all’arco di portone d’argento, a basi d’oro; con la bordura composta d’oro e di rosso.
Il capostipite
Il capostipite in Pantelleria è Mattheus o Matteo D’Arco, nato circa l’anno 1565 e sposatosi (forse nel 1590) con tale Domenica. La presenza di questo cognome D’Arco nell’isola ci ha lasciati non poco perplessi. Altri casi di gente proveniente per quei tempi dal Salernitano non si riscontrano affatto nell’isola.
L’ipotesi
A questo
punto abbiamo formulato un’ipotesi di lavoro.
Ripetiamo, per il lettore, ipotesi.
I D’Arco
provengono da una zona in cui la tessitura è fortemente praticata, quindi è probabile che Matteo
D’Arco fosse un mastro di telaio. E in Pantelleria la tessitura del cotone è in quel periodo sempre in
auge, come d’altronde nei secoli precedenti e in quelli successivi. Questa l’ipotesi da cui partiamo.
Ma chi aveva fatto venire in quella sperduta isola mediterranea il nostro mastro di telaio Matteo D’Arco?
A rispondere e a rafforzare l’ipotesi cui sopra ci viene in aiuto un documento dell’anno 1515, che per delle “gualchiere e drapperie” ubicate nella zona originaria dei D’Arco (Baronissi-Giffoni) è previsto un provento di 120 ducati per rendita di corpi feudali al feudatario Giovanni Salsedo (da Giuseppe Cirillo – Verso la trama sottile / Feudo e protoindustria nel Regno di Napoli – Roma, 2012).
La scoperta di questo documento è una rivelazione. E non sembra affatto di essere in presenza di mere coincidenze. Il titolo di feudatario di questo Giovanni Salsedo non è poi molto dissimile da quello di barone di don Giovanni Salsedo, che castellano dell’isola la difende nelle incursioni barbaresche del 1550 e del 1553, in quest’ultimo anno venendo catturato dal corsaro Dragut.
Il feudatario
D’altronde anche gli anni in questione, 1515 e 1550/1553, non sono ostativi ad una identificazione dei due Giovanni in un unica persona. Il feudatario Giovanni, forse un giovane sui 20/25 erede di una casata che si andava affermando in quegli anni, beneficato, con la rendita di un corpo feudale, dalla Regia Corte, divenuto poi, sui 60 anni, il Giovanni castellano e governatore di Pantelleria.
L’ipotesi non peregrina è che sia stato proprio questo governatore che abbia fatto poi venire nell’isola, quale maestro di telaio, Matteo D’Arco.
I D’Arco che hanno prosperato per circa due secoli nell’isola
Dalla coppia primigenia Matteo D’Arco e Domenica nascono Lucia, Antonia, Giovanna, Leonora o Eleonora e un maschio di nome Francesco. Lucia D’Arco, nata il 14 dicembre 1588, contrae matrimonio il 24 settembre 1607 con Antonio Morales. Antonia D’Arco, nata circa l’anno 1589, coniugata in data 14 ottobre 1612 (domenica) con Jacobus o Giacomo Garsia, figlio di Giovani Garsia e sua moglie Giovanna.
Giovanna D’Arco, sposata il 21 novembre 1613 con Francesco Bonetto, figlio di Pietro e Caterina. Leonora D’Arco, sposata il 17 giugno 1617 con Vincentius o Vincenzo Brignone. Dalla coppia Antonia D’Arco e Giacomo Garsia nascono: Antonia Garsia, nata circa il 1614, andata in sposa il 8 gennaio 1633 (sabato) ad Andrea Rizzo, nato circa il 1610; Vincentius Garsia, sposato l’anno 1657 con Rosalia De Rodo. Rimasto vedovo, Vincenzo si risposa il 2 agosto 1676 con Caterina Romano. Francesco D’Arco di Matteo si sposa con tale Joanna o Giovanna, da cui ha Giuseppa D’Arco, che il 2 agosto 1643 (domenica) contrae matrimonio con Francesco Maccotta, figlio di Giovanni e di sua moglie Vita Giarratana.
Con Giuseppa si estingue il casato D’Arco in Pantelleria.
Orazio Ferrara
Cultura
Pantelleria – Mensa scolastica, al via affidamento servizio di refezione
Il Comune di Pantelleria, per mezzo di avviso pubblico, avvia il procedimento di acquisizione e selezione delle candidature finalizzate all’individuazione degli operatori per l’affidamento del servizio di mensa scolastica per gli alunni della Sezione della Scuola dell’Infanzia e della classe prima della Scuola Primaria dell’Istituto Omnicomprensivo di Pantelleria, per l’anno scolastico 2024/2025.
Il documento integrale
Cultura
Trapani, celebrazioni della Virgo Fidelis patrona dei Carabinieri, dell’83° della Battaglia di Culqualber e della Giornata dell’Orfano
TRAPANI. CELEBRAZIONI DELLA VIRGO FIDELIS, PATRONA DELL’ARMA DEI CARABINIERI, DEL 83° ANNIVERSARIO DELLA “BATTAGLIA DI CULQUALBER” E
DELLA “GIORNATA DELL’ORFANO”
Si è appena conclusa, presso la Basilica Maria Santissima Annunziata “Madonna di Trapani”, la Santa Messa in onore della Virgo Fidelis, celeste Patrona dell’Arma dei Carabinieri.
Alla messa, celebrata dal Vescovo di Trapani, S.E. Mons. Pietro Maria Fragnelli, hanno partecipato
il Vicario del Prefetto di Trapani, Dott.ssa Laura Pergolizzi, il Questore di Trapani, Dott. Giuseppe
Felice Peritore, il Comandante Provinciale dei Carabinieri, Colonnello Mauro Carrozzo, il sindaco
di Trapani, altre autorità Civili e Militari, i vertici delle Forze di Polizia e Vigili del Fuoco oltre ai
parenti dei caduti e delle vittime del dovere
La scelta della Madonna “Virgo Fidelis”, come celeste patrona dell’Arma, è indubbiamente ispirata
alla fedeltà che, propria di ogni soldato che serve la Patria, è caratteristica dell’Arma dei Carabinieri
che ha per motto: “Nei Secoli Fedele”.
L’8 Dicembre 1949 Sua Santità Pio XII di v.m., accogliendo l’istanza dell’Ordinario Militare
d’Italia, S.E. Mons. Carlo Alberto di Cavallerleone, proclamava ufficialmente Maria “Virgo Fidelis
Patrona dei Carabinieri”, fissandone la celebrazione liturgica il 21 Novembre, in concomitanza
della presentazione di Maria vergine al Tempio.
La celebrazione di questa giornata è concomitante con la ricorrenza della Battaglia di Culqualber e
la giornata dell’orfano.
LA BATTAGLIA DI CULQUALBER
Il 21 Novembre 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, ebbe luogo una delle più cruente battaglie in terra d’Africa, nella quale un intero Battaglione di Carabinieri si sacrificò nella strenua difesa, protrattasi per tre mesi, del caposaldo di Culquaber. Alla bandiera dell’Arma dei Carabinieri fu conferita, per quel fatto d’arme, la seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare, dopo quella ottenuta nell’occasione della partecipazione alla Prima Guerra Mondiale.
GIORNATA DELL’ORFANO
Istituita nel 1996, rappresenta per i Carabinieri e per l’ ONAOMAC un sentito momento di vicinanza alle famiglie dei colleghi scomparsi. L’Opera Nazionale di Assistenza per gli orfani dei militari dell’Arma dei Carabinieri (O.N.A.O.M.A.C.), Ente morale fondato il 15 maggio 1948, si propone di assistere gli orfani dei militari dell’Arma dei Carabinieri di qualsiasi grado. Oggi l’ O.N.A.O.M.A.C. assiste circa 1000 orfani, a ciascuno dei quali eroga un sostegno semestrale, distinto per fasce d’età, sino al compimento degli studi.
L’assistenza agli orfani disabili è a vita.
Per eventuali donazioni in favore degli orfani: C/C bancario n. 121 B.N.L. IBAN IT77Z0100503344000000000121
C/C postale n. 288019
IBAN IT35Z0760103200000000288019
Cultura
Palermo, Ti l’Eggo: mostra ed estemporanea di Salvo Nero da Artètika. Quando il narcisismo diventa arte
Durante la mostra l’artista realizzerà un’opera dedicata al fil rouge che unisce chi si ama
Perfetto ma non troppo, perché ogni dettaglio fuori posto fa la differenza, rendendo d’impatto un’opera dal tratto rotondo. È la caratteristica principale dello stile del pittore, fumettista, grafico e writer Salvo Nero, diviso tra il narcisismo del proprio ego e il romanticismo del legame invisibile e indissolubile che unisce due innamorati. Da venerdì 22 novembre a sabato 7 dicembre, sarà in mostra con Ti l’Eggo da Artètika, spazio espositivo per l’anima, in via Giorgio Castriota, 15 a Palermo. Il vernissage avverrà venerdì 22, alle ore 18,30, alla presenza dell’artista, delle galleriste Gigliola Beniamino e Esmeralda Magistrelli, del curatore, l’architetto Giorgio Lo Stimolo e del critico Massimiliano Reggiani. La mostra sarà visitabile dal lunedì al sabato, dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,30 alle 19,30. Ingresso libero. Sponsor d’arte Birra Forst e Tenute Cinquanta.
Le opere in mostra per Ti l’Eggo di Salvo Nero da Artètika
Saranno trenta le opere di Salvo Nero, in mostra da Artètika per Ti l’Eggo, di varie misure, su tela, su carta e una piccola scultura. La trentunesima opera sarà realizzata in estemporanea, a partire da una tela bianca, dal giorno del vernissage a quello della chiusura dell’esposizione e sarà ispirata al fil rouge, invisibile agli occhi, che unisce chi si ama. Ci sono ritratti che emergono da fogli protocollo, tutti scarabocchiati con tanto di lista della spesa, pennelli sporchi di colore, blatte che camminano sopra lettere d’amore amare. Opere bruciate, strappate o fintamente bruciate, strappate, sporcate e stropicciate. Uova al tegamino, lampadine e mandarini, pacchi di posta, oggetti quotidiani che diventano arte. Divertente, ammiccante, riflessiva.
“Poliedrico, un po’ grafico, un po’ pubblicitario, molto artista. Salvo Nero comunica i suoi stati d’animo con una enorme facilità nel farsi capire da tutti. Dal dolore di un cuore spezzato al riguardo per l’ambiente con i racconti degli incendi” commenta la gallerista Gigliola Beniamino Magistrelli. “Oltre alla maestria del disegno – aggiunge il curatore Giorgio Lo Stimolo -, c’è molto di più, una mano, la scioltezza di chi l’arte del tratto la possiede. Un incontestabile virtuosismo, un accenno un po’ beffardo che dice guardami lo so fare, è nella mia natura. Provocatorio e talentuoso”.
Chi è Salvo Nero
Salvo Nero, pittore autodidatta palermitano classe 1984 è stato stimolato inizialmente dai cartoni animati e dai pittori della sua città natale. La sua fibra creativa si sveglia molto presto attraverso il disegno che non lascerà mai più. Si orienta verso studi di grafica pubblicitaria e si cimenta sui muri della sua città, trovando nel writing un modo d’espressione libero. Attraverso i fumetti e la scoperta dello statunitense Geof Darrow, s’innamora del dettaglio, che diviene una caratteristica essenziale della sua opera. In seguito, lascia il limite delle vignette per donarsi all’acquarello, olio e, infine, l’acrilico, che diviene il suo mezzo principale. Attraverso i disegni della pittrice inglese Jenny Saville s’innamora dell’artista conterraneo Lucian Freud. S’interessa alla pittura del reale e si dedica al grande formato, una formula che gli assicura riconoscimento e diverse mostre monografiche. Si divide tra Palermo e Cardiff, due città in cui vive e lavora attualmente.
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