La Luna, una delle meraviglie del creato. Magica, imponente, mutevole e così affascinante da spingere l’uomo a raggiungerla per scoprirne i segreti. Come noto, il primo astronauta a mettervi piede fu l’americano Neil Armstrong, comandante della missione Apollo 11, che camminò sulla sua superficie il 20 luglio del 1969.

In quei giorni era in vacanza a Pantelleria, esattamente a Punta Tre Pietre, il grandissimo scrittore colombiano Gabriel García Márquez, insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1982. Il suo romanzo più famoso è Cent’anni di solitudine, scritto nel 1967 e considerato tra le opere letterarie più significative del Novecento, nonché votato come seconda opera in lingua spagnola più importante dopo il Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes.

“Gabo” si trovava a Pantelleria per conoscere il traduttore Enrico Cicogna, autore della prima trasposizione in italiano del suo capolavoro, e in quell’occasione ebbe un vero e proprio colpo di fulmine con l’isola. Le contaminazioni, i colori, le suggestioni e la dimensione fantastica della terra in cui si trovava, stirata tra due continenti, gli furono di ispirazione per queste riflessioni, pubblicate poi sul quotidiano spagnolo El País nel 1980:

“Stavamo passando l’estate nell’isola di Pantelleria, all’estremo sud della Sicilia, e non credo che esista al mondo un luogo più consono per pensare alla Luna. Ricordo come in un sogno le pianure interminabili di roccia vulcanica, il mare immobile, la casa dipinta a calce fin negli scalini, dalle cui finestre si vedevano nella notte senza vento i fasci luminosi dei fari dell’Africa. Esplorando i fondali addormentati intorno all’isola […] avevamo recuperato un’anfora con ghirlande pietrificate che dentro aveva ancora i residui di un vino immemore corroso dagli anni, e avevamo fatto il bagno in una gora fumante, le cui acque erano così dense che si poteva quasi camminarvi sopra. Io pensavo con una certa nostalgia premonitrice che così doveva essere la Luna. Ma lo sbarco di Armstrong aumentò il mio orgoglio patriottico: Pantelleria era meglio.”

Sette anni dopo la sua prima vacanza pantesca, García Márquez diede corpo al suo amore per l’isola e per le persone di cui aveva fatto la conoscenza, rendendole sfondo e protagoniste del racconto “L’estate felice della signora Forbes”, che nel 1992 venne pubblicato all’interno della raccolta chiamata “Dodici racconti raminghi”. Fin dall’incipit l’opera mette in risalto la grande capacità descrittiva dello scrittore colombiano, ritraendo la signora Forbes mentre svolge la sua mansione di istitutrice e riaccompagna a casa due ragazzini di nove e sette anni. Una volta arrivati, i tre trovano un gigantesco serpente marino inchiodato sulla porta, che li terrorizza profondamente. Nello specifico si tratta di una murena, che funge da espediente narrativo per far entrare in scena Oreste, un ragazzo del luogo che riesce a catturarla, dando così inizio al racconto.

Qualche anno dopo la pubblicazione del libro, con l’aiuto di un suo amico, un uomo di nome Paolo Ponzo riuscì a identificarsi nel pescatore Oreste. Successivamente, è stato egli stesso a fornire un ritratto inedito dello scrittore colombiano, dai contorni prettamente siciliani. All’epoca ventenne, Paolo badava alla casa di Enrico Cicogna, e così conobbe il futuro premio Nobel durante quello che lui ha definito un bellissimo mese. Tutti e tre appassionati di pesca, andavano al mare quasi ogni pomeriggio, e talvolta uscivano anche con una barchetta a motore. Il menù delle loro cene insieme era rigorosamente a base del pesce pescato durante la giornata.

Attingendo ai suoi ricordi, Paolo ha ricollegato i vari passaggi della narrazione a degli episodi realmente accaduti durante la vacanza di Gabo a Pantelleria. Per esempio, per quanto riguarda il dettaglio della murena, ha raccontato di averne pescato una di 7 kg e di averla poi appesa, per fare uno scherzo, sulla porta della casa in cui alloggiava la famiglia Márquez. Furono i figli a sorprendersi maggiormente, e questo fu lo spunto da cui partì l’autore per sviluppare il racconto dalla prospettiva dei due ragazzi. Un altro dettaglio è quello relativo al personaggio di Fulvia Flaminia, che era sposata con un uomo che lavorava in un hotel, esattamente come il padre di Paolo, e che insegnava il dialetto e i nomi dei venti ai due giovani.

Per concludere il nostro articolo, citiamo la motivazione che è stata data per spiegare l’assegnazione all’autore colombiano del Premio Nobel, perché crediamo che per certi versi il suo contenuto richiami le caratteristiche di Pantelleria che lo hanno conquistato:

“A Gabriel García Márquez, per i suoi romanzi e racconti, nei quali il fantastico e il realistico sono combinati in un mondo riccamente composto, che riflette la vita e i conflitti di un continente”.

Nicoletta Natoli