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Cultura

Pantelleria, la latinizzazione e l’abbandono della lingua semitica dei Fenici

Redazione

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Complessivamente esigua è, allo stato delle scoperte, la quantità di scritture e/o incisioni in caratteri dell’antico alfabeto fenicio, di cui si ha notizia.

Ricordo peraltro che quand’ero ragazzo, durante una passeggiata escursionistica con mio padre in quel di Khamma, area della Cittadella (la Muntata, per i panteschi doc), c’era anche mio fratello, osservammo una balata con delle lettere incomprensibili. Stupiti, continuammo a camminare. Oggi potrei dire che, forse,  erano proprio fenicie. Ma non saprei più dove cercare. Hiranim, il toponimo in lingua punica, viene tradotto dai più con Isola degli uccelli gracidanti o urlanti, ma personalmente ritengo invece che esso abbia a che fare con Hiram, biblico re di Tiro e Byblos appunto in Fenicia.

È certamente più vasta, ancorché modesta, l’epigrafia latina,  in un luogo considerato marginale rispetto al centro dell’impero, anche se ben conosciuto dai Romani, che vi esiliarono diverse personalità, anche di pregio sociale, quali la famosa Giulia, figlia di Caio Giulio Cesare, sembra per la dissolutezza della sua condotta di vita.

Anche se, poi la vita degli abitanti dell’isola si arricchì di altre presenze prestigiose.
Il ritrovamento, all’inizio del XXI secolo, quello in cui viviamo, delle arcinote ‘Teste imperiali’, già esposte in mezzo mondo, compreso l’estremo Oriente, sta a dimostrare che risiedevano a Cossura (o Cossyra in greco) o comunque vi possedevano importanti dimore, ricchi e benestanti cittadini dell’impero, con notevoli disponibilità economiche, come dimostrano sculture di prezioso valore utili ad arredare ed abbellire i loro spazi e quelli dell’isola.
 In particolare, probabilmente, fu allora che l’area urbana venne dotata di un foro, pubblica piazza per assemblee popolari, conversazioni,  attività mercatali, nonché piazza d’armi; al tempo stesso vennero costruiti un teatro a emiciclo a gradoni, edifici termali e chissà quanti templi ed edicole votive.
Non per niente il periodo imperiale dei primi secoli fu l’età d’oro pantesca, con grande prosperità ed evoluzione civile. Nello stesso periodo, progressivamente, il latino (ed anche il greco, conosciuto e studiato dalle persone colte) soppiantò la lingua dei Fenici fondatori.
Per approfondire la conoscenza di lapidi e citazioni, è opportuna l’occasione per rinviare alla lettura di “Cossura”, l’opera principale del grande studioso Carmelo Gigante, nella quale sono citati tutti i passaggi e le citazioni ad oggi rintracciati riguardanti Pantelleria, nelle varie epoche.
Fu alla caduta dell’impero romano che le cose cominciarono a cambiare, quando lo stesso non ebbe più la possibilità armata di presidiare e difendere mari e territori.
I Vandali e il Regno di Genserico
Le incursioni cominciarono con l’arrivo dei Vandali, provenienti dall’Africa settentrionale, anche se di origine scandinava, ma ormai sciamati in buona parte dell’Europa e del Mediterraneo, dove fondarono dei regni di non grande persistenza.  Nel Magreb essi si fusero con i Berberi, di lingua fenicia, antichi abitanti del territorio, discendenti dei Numidi, e si convertirono progressivamente alla religione cristiana, di cui fu principale esponente quel Sant’Agostino, divenuto poi vescovo di Ippona (a Pantelleria conosciuta meglio come Bona), che quasi certamente vide la nostra Isola nel suo viaggio verso Roma, ma non sappiamo se vi pose piede,   e poi Milano, dove divenne famoso come filosofo, teologo e Padre della Chiesa.
La sua opera più nota ha il titolo di ‘Confessioni’, universalmente conosciuta.
Infatti il nome dei Vandali, da sempre associato ad azioni di distruzione, prevede una sola eccezione, il regno di Genserico, che si affermò nel Magreb, insediandosi anche a Cossura, dove fondo’ un villaggio coincidente oggi con l’abitato di Scauri, e dove è ancora presente qualche traccia del loro passaggio, quali una caldera per la calce e resti di sepolture.
Non altro hanno lasciato qui, e niente di scritto, anzi si deve probabilmente a loro la distruzione della città e di molti edifici nelle prossimità della rada portuale.
D’altra parte, non è un caso che sin dall’antichità le azioni di distruzione e devastazione siano attribuite a quella categoria di persone indicate come “vandali”.
Feroci e potenti, ma non certamente costruttori, mentre costruttore di sapienza fu Agostino, non proprio Vandalo ma di altra etnia.
Continua
Enzo Bonomo Ferrandes

Cultura

Pantelleria – Mensa scolastica, al via affidamento servizio di refezione

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Il Comune di Pantelleria, per mezzo di avviso pubblico, avvia il procedimento di acquisizione e selezione delle candidature finalizzate all’individuazione degli operatori per l’affidamento del servizio di mensa scolastica per gli alunni della Sezione della Scuola dell’Infanzia e della classe prima della Scuola Primaria dell’Istituto Omnicomprensivo di Pantelleria,  per l’anno scolastico 2024/2025.

Il documento integrale

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Cultura

Trapani, celebrazioni della Virgo Fidelis patrona dei Carabinieri, dell’83° della Battaglia di Culqualber e della Giornata dell’Orfano

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TRAPANI. CELEBRAZIONI DELLA VIRGO FIDELIS, PATRONA DELL’ARMA DEI CARABINIERI, DEL 83° ANNIVERSARIO DELLA “BATTAGLIA DI CULQUALBER” E

DELLA “GIORNATA DELL’ORFANO”

Si è appena conclusa, presso la Basilica Maria Santissima Annunziata “Madonna di Trapani”, la Santa Messa in onore della Virgo Fidelis, celeste Patrona dell’Arma dei Carabinieri.

Alla messa, celebrata dal Vescovo di Trapani, S.E. Mons. Pietro Maria Fragnelli, hanno partecipato il Vicario del Prefetto di Trapani, Dott.ssa Laura Pergolizzi, il Questore di Trapani, Dott. Giuseppe Felice Peritore, il Comandante Provinciale dei Carabinieri, Colonnello Mauro Carrozzo, il sindaco di Trapani, altre autorità Civili e Militari, i vertici delle Forze di Polizia e Vigili del Fuoco oltre ai parenti dei caduti e delle vittime del dovere La scelta della Madonna “Virgo Fidelis”, come celeste patrona dell’Arma, è indubbiamente ispirata alla fedeltà che, propria di ogni soldato che serve la Patria, è caratteristica dell’Arma dei Carabinieri che ha per motto: “Nei Secoli Fedele”.
L’8 Dicembre 1949 Sua Santità Pio XII di v.m., accogliendo l’istanza dell’Ordinario Militare d’Italia, S.E. Mons. Carlo Alberto di Cavallerleone, proclamava ufficialmente Maria “Virgo Fidelis Patrona dei Carabinieri”, fissandone la celebrazione liturgica il 21 Novembre, in concomitanza della presentazione di Maria vergine al Tempio. La celebrazione di questa giornata è concomitante con la ricorrenza della Battaglia di Culqualber e la giornata dell’orfano.

LA BATTAGLIA DI CULQUALBER

Il 21 Novembre 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, ebbe luogo una delle più cruente battaglie in terra d’Africa, nella quale un intero Battaglione di Carabinieri si sacrificò nella strenua difesa, protrattasi per tre mesi, del caposaldo di Culquaber. Alla bandiera dell’Arma dei Carabinieri fu conferita, per quel fatto d’arme, la seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare, dopo quella ottenuta nell’occasione della partecipazione alla Prima Guerra Mondiale.

GIORNATA DELL’ORFANO

Istituita nel 1996, rappresenta per i Carabinieri e per l’ ONAOMAC un sentito momento di vicinanza alle famiglie dei colleghi scomparsi. L’Opera Nazionale di Assistenza per gli orfani dei militari dell’Arma dei Carabinieri (O.N.A.O.M.A.C.), Ente morale fondato il 15 maggio 1948, si propone di assistere gli orfani dei militari dell’Arma dei Carabinieri di qualsiasi grado. Oggi l’ O.N.A.O.M.A.C. assiste circa 1000 orfani, a ciascuno dei quali eroga un sostegno semestrale, distinto per fasce d’età, sino al compimento degli studi.

L’assistenza agli orfani disabili è a vita.

Per eventuali donazioni in favore degli orfani: C/C bancario n. 121 B.N.L. IBAN IT77Z0100503344000000000121

C/C postale n. 288019 IBAN IT35Z0760103200000000288019

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Cultura

Palermo, Ti l’Eggo: mostra ed estemporanea di Salvo Nero da Artètika. Quando il narcisismo diventa arte

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Durante la mostra l’artista realizzerà un’opera dedicata al fil rouge che unisce chi si ama
Perfetto ma non troppo, perché ogni dettaglio fuori posto fa la differenza, rendendo d’impatto un’opera dal tratto rotondo. È la caratteristica principale dello stile del pittore, fumettista, grafico e writer Salvo Nero, diviso tra il narcisismo del proprio ego e il romanticismo del legame invisibile e indissolubile che unisce due innamorati. Da venerdì 22 novembre a sabato 7 dicembre, sarà in mostra con Ti l’Eggo da Artètika, spazio espositivo per l’anima, in via Giorgio Castriota, 15 a Palermo. Il vernissage avverrà venerdì 22, alle ore 18,30, alla presenza dell’artista, delle galleriste Gigliola Beniamino e Esmeralda Magistrelli, del curatore, l’architetto Giorgio Lo Stimolo e del critico Massimiliano Reggiani. La mostra sarà visitabile dal lunedì al sabato, dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,30 alle 19,30. Ingresso libero. Sponsor d’arte Birra Forst e Tenute Cinquanta.

Le opere in mostra per Ti l’Eggo di Salvo Nero da Artètika

Saranno trenta le opere di Salvo Nero, in mostra da Artètika per Ti l’Eggo, di varie misure, su tela, su carta e una piccola scultura. La trentunesima opera sarà realizzata in estemporanea, a partire da una tela bianca, dal giorno del vernissage a quello della chiusura dell’esposizione e sarà ispirata al fil rouge, invisibile agli occhi, che unisce chi si ama. Ci sono ritratti che emergono da fogli protocollo, tutti scarabocchiati con tanto di lista della spesa, pennelli sporchi di colore, blatte che camminano sopra lettere d’amore amare. Opere bruciate, strappate o fintamente bruciate, strappate, sporcate e stropicciate. Uova al tegamino, lampadine e mandarini, pacchi di posta, oggetti quotidiani che diventano arte. Divertente, ammiccante, riflessiva.

“Poliedrico, un po’ grafico, un po’ pubblicitario, molto artista. Salvo Nero comunica i suoi stati d’animo con una enorme facilità nel farsi capire da tutti. Dal dolore di un cuore spezzato al riguardo per l’ambiente con i racconti degli incendi” commenta la gallerista Gigliola Beniamino Magistrelli. “Oltre alla maestria del disegno – aggiunge il curatore Giorgio Lo Stimolo -, c’è molto di più, una mano, la scioltezza di chi l’arte del tratto la possiede. Un incontestabile virtuosismo, un accenno un po’ beffardo che dice guardami lo so fare, è nella mia natura. Provocatorio e talentuoso”.

Chi è Salvo Nero

Salvo Nero, pittore autodidatta palermitano classe 1984 è stato stimolato inizialmente dai cartoni animati e dai pittori della sua città natale. La sua fibra creativa si sveglia molto presto attraverso il disegno che non lascerà mai più. Si orienta verso studi di grafica pubblicitaria e si cimenta sui muri della sua città, trovando nel writing un modo d’espressione libero. Attraverso i fumetti e la scoperta dello statunitense Geof Darrow, s’innamora del dettaglio, che diviene una caratteristica essenziale della sua opera. In seguito, lascia il limite delle vignette per donarsi all’acquarello, olio e, infine, l’acrilico, che diviene il suo mezzo principale. Attraverso i disegni della pittrice inglese Jenny Saville s’innamora dell’artista conterraneo Lucian Freud. S’interessa alla pittura del reale e si dedica al grande formato, una formula che gli assicura riconoscimento e diverse mostre monografiche. Si divide tra Palermo e Cardiff, due città in cui vive e lavora attualmente.

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