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Cultura

Panteschi in Tunisia / 3: un episodio boccaccesco con Giuseppe Gabriele

Redazione

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Panteschi in Tunisia / 3

Un episodio boccaccesco

Giuseppe Gabriele faceva parte di quei numerosi panteschi di seconda generazione nati in Tunisia, infatti egli era nato a Tunisi il 31 ottobre 1935 da genitori originari dell’isola, Giovan Battista Gabriele e Emanuela Aghilone (o meglio Aghilon).

Ambedue le casate, Gabriele e Aghilon, erano radicate da secoli in Pantelleria. Il nonno materno, l’architetto Giuseppe Aghilone, era stato progettista e costruttore dell’edificio dell’Ambasciata d’Italia a Tunisi, mentre lo zio materno, l’architetto Francesco Aghilone, aveva costruito la sinagoga principale di Tunisi.

Giuseppe Gabriele rientrerà in Italia, con la moglie e la sua primogenita, nel 1964, quando la Tunisia, ormai indipendente, procederà (ingiustamente) al sequestro di tutti i beni degli stranieri (ma se quasi tutti erano nati in Tunisia!) e all’espulsione di quest’ultimi verso i paesi originari dei propri avi.

Della magica e intrigante Tunisia multiculturale, in cui aveva vissuto la sua spensierata giovinezza, il Gabriele racconterà in modo fascinoso in un bellissimo libro autobiografico dal titolo “Quel centimetro in meno”, edito nel 2003.

Nel libro si racconta di ben tre generazioni pantesche dell’autore e della loro andata in Tunisia e della vita che vi conducevano.

Per i lettori del Giornale di Pantelleria abbiamo estratto alcune pagine che raccontano di un episodio dai risvolti decisamente boccaceschi.

L’episodio narrato si situa intorno all’anno 1952, con l’autore che ha circa 16/17 anni, e accade a Bir Meroua ad una quarantina di km ad est di Tunisi.
“La sorella della nostra maestra – ricordo che si chiamava Rose Marie – veniva tutti gli anni in primavera a trascorrere le sue ferie a Bir Meroua da lei. La signorina Rose Marie era una prostituta e lavorava in un bordello di Tunisi, Le Sphynx, una casa di tolleranza di lusso. Così quando era a Bir Meroua, pur di non perdere l’allenamento, si consacrava a sverginare i maschietti più vecchi (avevano quindici-sedici anni) dell’ultima classe, la cinquième, quelli del Certificat d’Etudes.

Non esigeva né soldi né regali; “È solo per il piacere” diceva, e semplicemente desiderava che, in un boschetto situato a circa due chilometri dalla scuola, le si portasse un materasso “Perché certe cose non si possono fare per terra!”. I fatti succedevano di giovedì, quando la scuola era chiusa.
Con Nicolas il greco, futuro tecnico della Maison du Cinéma (fu lui ad installare la sala cinematografica del Consolato d’Italia nel

1958), ed altri compagni, facevamo varie volte questo “lavoro”, alla fine del quale montavamo di guardia nel bosco, stando attenti che nessuno si inoltrasse nella piccola radura mentre gli altri compagni avevano il loro amplesso.

Un giorno, però, la nostra maestra se ne accorse e mise fuori casa sua sorella.
Intervennero pure i gendarmi francesi che misero a tacere tutto dopo aver svolto un’inchiesta: c’erano di mezzo dei minori e la cosa, se si fosse saputa. avrebbe potuto mettere nei guai la nostra brava maestra, che era giuridicamente responsabile dci suoi allievi.

Il capo dei gendarmi di Bir Meroua, monsieur Thuault, era un signore con la S maiuscola. Dal giorno in cui fu messa fuori casa, non rivedemmo più la signorina Rose Marie e noi tutti rimanemmo molto turbati da questi eventi. Io, alla fine dell’anno scolastico, lasciai Bir Meroua per Tunisi: mia mamma, che aveva seguito questa faccenda, non volle più che frequentassi quella scuola”.

3 – continua

Orazio Ferrara

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Cronaca

Pantelleria – Filippo Panseca, il cordoglio del Sindaco

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Il Comune di Pantelleria piange la scomparsa di Filippo Panseca, artista visionario e cittadino amato

Con grande tristezza, l’Amministrazione Comunale di Pantelleria si unisce al dolore per la scomparsa di Filippo Panseca, uno degli artisti più innovativi e significativi del panorama culturale internazionale.

Filippo è deceduto nella notte tra il 23 e il 24 novembre 2024, lasciando un vuoto incolmabile nella comunità pantesca, che lo ha sempre accolto con affetto e stima.

Filippo Panseca ha scelto Pantelleria come sua casa, un luogo dove ha voluto invecchiare e dove ha continuato a realizzare opere che univano arte, tecnologia e riflessione sociale.
La sua visione artistica e il suo impegno culturale hanno segnato una generazione e hanno trasformato l’isola in un luogo di ispirazione per molti artisti e visitatori provenienti da tutto il mondo.
La sua arte, capace di fondere l’innovazione tecnologica con la tradizione, ha portato Pantelleria a essere conosciuta anche per il suo contributo alla cultura contemporanea.

Il cordoglio del Sindaco di Pantelleria, Fabrizio D’Ancona

Filippo Panseca non era solo un artista, ma un pantesco di adozione. La sua arte e il suo spirito indomito hanno arricchito il nostro territorio e ci hanno insegnato quanto sia importante il legame tra arte, natura e innovazione.
Filippo ha fatto di Pantelleria un punto di riferimento per la cultura, un angolo del mondo dove la bellezza non si fermava mai. La sua scomparsa lascia un vuoto profondo, ma la sua eredità continua a vivere attraverso le sue opere, che resteranno per sempre nella memoria collettiva di tutti noi. A nome di tutta l’Amministrazione Comunale e della comunità di Pantelleria, esprimiamo il nostro più sentito cordoglio e siamo vicini alla sua famiglia in questo momento di grande dolore.

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Pantelleria, è morto Filippo Panseca. L’istrionico artista vivrà per sempre nella memoria dell’isola

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Pantelleria perde un artista, un amico e un conoscitore devoto e raffinato

E’ morto all’età di 84 anni, Filippo Panseca, l’istrionico artista palermitano, naturalizzato per tutta la sua carriera a Milano.

Tuttavia, aveva conosciuto Pantelleria, negli anni ’70, dove ha vissuto gli ultimi anni, fino alla fine,  avvenuta questa notte.
Inutile l’intervento presso l’Ospedale Nagar: un infarto letale si è preso gioco di lui e l’ha strappato all’affetto dei suoi cari, i figli, la nipotina figlia di Giorgia, la moglie.

Panseca nel Sese

Era così legato alla nostra isola che non solo si è trasferito come molti fanno per ritrovare se stessi o vivere con una scadenza della vita diversa, ma anche per continuare a dare libero sfogo alla sua creatività, alla sua vena artistica.

Aveva creato un villaggetto, presso i sesi, e poi un museo, dove raccoglieva il suo sapere e la sua generosa vitalità.

Ci aveva colpito in molte occasioni, per la sua indole, ma sapere che era stato il creatore del garofano come simbolo del Partito Socialista di Bettino Craxi, oltre che della piramide multimediale per i comizi del premier, avevano dato spiegazioni a molte domande sull’essenza di Panseca, lo spessore dell’artista e l’animo di quell’uomo, dai capelli lunghi e i kaftani indossati con quello  stile e quella amabilità che lo hanno reso da sempre unico.

Il cordoglio sui social si sta arricchendo di ora in ora, parlando della genialità e della simpatia, della preparazione e della capacità sociale di Filippo Panseca.

Tra tutti cogliamo quello di Bobo Craxi: “Filippo Panseca lascia un segno nell’arte contemporanea. il suo eclettismo ha saputo unire il gesto d’artista all’impegno civile.
Piango l’amico caro, il compagno, l’uomo che ha vissuto il suo tempo ed ha disegnato e immaginato l’Italia da Pantelleria a Milano, passando per Rimini e Palermo.”

Le condoglianze più sentite dalla nostra redazione, che negli anni si è arricchita di contenuti grazie al M° Filippo Panseca.

Bonito Oliva e FIlippo Panseca

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Cultura

Il Cous Cous Fest ad Algeri per la Settimana della cucina italiana nel mondo

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Due chef di San Vito Lo Capo, in rappresentanza dell’Italia, vincono la gara di cous cous con il team locale

Il Cous Cous Fest è sbarcato ad Algeri per la nona edizione della Settimana della cucina italiana nel mondo organizzata dall’Ice in collaborazione con l’Ambasciata italiana in Algeria e l’Istituto italiano di cultura di Algeri. Antonio Vultaggio e Calogero Bascio, chef di San Vito Lo Capo, sono i testimonial scelti per rappresentare l’Italia nell’ambito dell’iniziativa, un appuntamento annuale organizzato dal Ministero degli esteri e della cooperazione internazionale con il supporto dell’Agenzia ICE per il commercio estero, volta a valorizzare la tradizione culinaria italiana nel mondo e le eccellenze del settore agroalimentare ed enogastronomico italiano, sostenendo le esportazioni del settore.

“Si tratta di un’importante occasione – ha detto il sindaco di San Vito Lo Capo, Francesco La Sala – per fare conoscere la cultura, i sapori e la tradizione gastronomica siciliana che rendono San Vito Lo Capo e il Cous Cous Fest due eccellenze italiane e per celebrare le comuni radici mediterranee che legano l’Italia all’Algeria”.

La settimana si è aperta con una cena inaugurale, che si è svolta nella residenza dell’Ambasciatore italiano in Algeria, Alberto Cutillo. I due chef sanvitesi hanno partecipato anche ad una competizione di cous cous che ha messo a confronto la tradizione italiana con quella algerina, aggiudicandosi la vittoria sul team di chef locali. Diversi gli appuntamenti in programma che racconteranno, anche a tavola, il rapporto tra dieta mediterranea e cucina delle radici, creando un ponte tra culture diverse ma con tanti punti in comune.

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