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Cultura

Panteschi in Tunisia – II. Una lite con i francesi

Redazione

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Nel primo decennio del Novecento nella cittadina di Bou-Ficha in Tunisia vivevano e prosperavano circa 200 famiglie originarie dell’isola di Pantelleria, che rappresentavano la quasi totalità della popolazione europea.

I giovani panteschi/tunisini

In quella comunità si contavano moltissimi giovani panteschi di seconda o terza generazione tunisina, per cui da tutti era sentita la necessità di avere una propria scuola italiana, oltre quella esistente di lingua francese.
Correva l’anno 1908 e il capo della comunità pantesco-tunisina di Bou-Ficha Giuseppe Farina, amato e rispettato da tutti per la sua saggezza, sollecitato dagli anziani, iniziò le pratiche amministrative presso le autorità francesi per l’apertura della scuola, anche perché si era trovata la piena disponibilità della signorina Francesca Brignone quale futura maestra. La pratica fu subito caldeggiata e appoggiata dalla Società Dante Alighieri di Tunisi, che avrebbe poi dovuto avere il patrocinio della scuola.

L’apertura della scuola

Purtroppo non si erano fatti i conti con i nostri “amati” cugini francesi, che a Bou-Ficha erano veramente quattro gatti. Soprattutto con il locale maestro francese, tale Huitavoine, noto per il suo rancoroso livore contro l’Italia, che riversava poi a piene mani nei suoi insegnamenti.

Ma i panteschi non erano gente da arrendersi tanto facilmente e così ogni volta disfacevano le trame che il perfido Huitavoine tesseva quotidianamente, tanto che ad un dato momento l’autorizzazione governativa per l’apertura della scuola sembrò cosa fatta.
Ma Huitavoine, tramando sempre nell’ombra, riuscì a portare sulle sue posizioni l’arrogante signor Coeytaux, rappresentante dell’onnipresente e onnipotente Società Franco-Africana. Non ci fu nemmeno la parvenza di una trattativa.
Coeytaux chiamò semplicemente Giuseppe Farina, capo della colonia pantesco-tunisina, e gli disse brutalmente “esser intenzione della sua società di gettar sul lastrico tutti i pantellereschi se la scuola si apre”.

Il ricatto 

Era un ricatto bello e buono, roba da cialtroni, che aveva il suo punto di forza sul fatto che la quasi totalità dei panteschi erano debitori della Società Franco-Africana come coloni acquirenti di terreni a rate. C’era poco da scegliere e la scuola italiana a Bou-Ficha non si fece.

Alcuni però non si arresero e organizzarono una scuola italiana clandestina, affidandola al signor Ruggero Bellini.

Ma, come prevedibile, la delazione non si fece attendere e il Bellini fu condannato ad una pesante sanzione pecuniaria. La “prepotenza” di Bou-Ficha non passò affatto inosservata sui giornali della madrepatria.

Il nazionalista Enrico Corradini pronunciò e scrisse parole di fuoco, seguito dal Tumiati e da Gualtiero Castellini. Quando l’on. Antonino di San Giuliano (futuro Ministro degli Esteri) fu in visita a Bou-Ficha e la gente del posto gli raccontò la vicenda della scuola “gli si videro spuntar le lacrime agli occhi per il patimento de’ connazionali”, così un giornale dell’epoca.

Ancora nell’anno 1910 “Il Marzocco” ricordava l’episodio e scriveva: “Il peggior nemico della scuola italiana a Bou-Ficha era il maestro francese, certo signor Huitavoine il quale, se fosse in Francia, sarebbe certissimamente, come si dice, un pioniere d’ogni sorta di progresso democratico, umanitario, laico, libertà, eguaglianza, fratellanza de’ popoli e tutti i lumi dell’avvenire. In paese di conquista si pensa altrimenti!”.

2 – continua

Orazio Ferrara

Cultura

Pantelleria – Mensa scolastica, al via affidamento servizio di refezione

Direttore

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Il Comune di Pantelleria, per mezzo di avviso pubblico, avvia il procedimento di acquisizione e selezione delle candidature finalizzate all’individuazione degli operatori per l’affidamento del servizio di mensa scolastica per gli alunni della Sezione della Scuola dell’Infanzia e della classe prima della Scuola Primaria dell’Istituto Omnicomprensivo di Pantelleria,  per l’anno scolastico 2024/2025.

Il documento integrale

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Trapani, celebrazioni della Virgo Fidelis patrona dei Carabinieri, dell’83° della Battaglia di Culqualber e della Giornata dell’Orfano

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TRAPANI. CELEBRAZIONI DELLA VIRGO FIDELIS, PATRONA DELL’ARMA DEI CARABINIERI, DEL 83° ANNIVERSARIO DELLA “BATTAGLIA DI CULQUALBER” E

DELLA “GIORNATA DELL’ORFANO”

Si è appena conclusa, presso la Basilica Maria Santissima Annunziata “Madonna di Trapani”, la Santa Messa in onore della Virgo Fidelis, celeste Patrona dell’Arma dei Carabinieri.

Alla messa, celebrata dal Vescovo di Trapani, S.E. Mons. Pietro Maria Fragnelli, hanno partecipato il Vicario del Prefetto di Trapani, Dott.ssa Laura Pergolizzi, il Questore di Trapani, Dott. Giuseppe Felice Peritore, il Comandante Provinciale dei Carabinieri, Colonnello Mauro Carrozzo, il sindaco di Trapani, altre autorità Civili e Militari, i vertici delle Forze di Polizia e Vigili del Fuoco oltre ai parenti dei caduti e delle vittime del dovere La scelta della Madonna “Virgo Fidelis”, come celeste patrona dell’Arma, è indubbiamente ispirata alla fedeltà che, propria di ogni soldato che serve la Patria, è caratteristica dell’Arma dei Carabinieri che ha per motto: “Nei Secoli Fedele”.
L’8 Dicembre 1949 Sua Santità Pio XII di v.m., accogliendo l’istanza dell’Ordinario Militare d’Italia, S.E. Mons. Carlo Alberto di Cavallerleone, proclamava ufficialmente Maria “Virgo Fidelis Patrona dei Carabinieri”, fissandone la celebrazione liturgica il 21 Novembre, in concomitanza della presentazione di Maria vergine al Tempio. La celebrazione di questa giornata è concomitante con la ricorrenza della Battaglia di Culqualber e la giornata dell’orfano.

LA BATTAGLIA DI CULQUALBER

Il 21 Novembre 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, ebbe luogo una delle più cruente battaglie in terra d’Africa, nella quale un intero Battaglione di Carabinieri si sacrificò nella strenua difesa, protrattasi per tre mesi, del caposaldo di Culquaber. Alla bandiera dell’Arma dei Carabinieri fu conferita, per quel fatto d’arme, la seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare, dopo quella ottenuta nell’occasione della partecipazione alla Prima Guerra Mondiale.

GIORNATA DELL’ORFANO

Istituita nel 1996, rappresenta per i Carabinieri e per l’ ONAOMAC un sentito momento di vicinanza alle famiglie dei colleghi scomparsi. L’Opera Nazionale di Assistenza per gli orfani dei militari dell’Arma dei Carabinieri (O.N.A.O.M.A.C.), Ente morale fondato il 15 maggio 1948, si propone di assistere gli orfani dei militari dell’Arma dei Carabinieri di qualsiasi grado. Oggi l’ O.N.A.O.M.A.C. assiste circa 1000 orfani, a ciascuno dei quali eroga un sostegno semestrale, distinto per fasce d’età, sino al compimento degli studi.

L’assistenza agli orfani disabili è a vita.

Per eventuali donazioni in favore degli orfani: C/C bancario n. 121 B.N.L. IBAN IT77Z0100503344000000000121

C/C postale n. 288019 IBAN IT35Z0760103200000000288019

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Cultura

Palermo, Ti l’Eggo: mostra ed estemporanea di Salvo Nero da Artètika. Quando il narcisismo diventa arte

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Durante la mostra l’artista realizzerà un’opera dedicata al fil rouge che unisce chi si ama
Perfetto ma non troppo, perché ogni dettaglio fuori posto fa la differenza, rendendo d’impatto un’opera dal tratto rotondo. È la caratteristica principale dello stile del pittore, fumettista, grafico e writer Salvo Nero, diviso tra il narcisismo del proprio ego e il romanticismo del legame invisibile e indissolubile che unisce due innamorati. Da venerdì 22 novembre a sabato 7 dicembre, sarà in mostra con Ti l’Eggo da Artètika, spazio espositivo per l’anima, in via Giorgio Castriota, 15 a Palermo. Il vernissage avverrà venerdì 22, alle ore 18,30, alla presenza dell’artista, delle galleriste Gigliola Beniamino e Esmeralda Magistrelli, del curatore, l’architetto Giorgio Lo Stimolo e del critico Massimiliano Reggiani. La mostra sarà visitabile dal lunedì al sabato, dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,30 alle 19,30. Ingresso libero. Sponsor d’arte Birra Forst e Tenute Cinquanta.

Le opere in mostra per Ti l’Eggo di Salvo Nero da Artètika

Saranno trenta le opere di Salvo Nero, in mostra da Artètika per Ti l’Eggo, di varie misure, su tela, su carta e una piccola scultura. La trentunesima opera sarà realizzata in estemporanea, a partire da una tela bianca, dal giorno del vernissage a quello della chiusura dell’esposizione e sarà ispirata al fil rouge, invisibile agli occhi, che unisce chi si ama. Ci sono ritratti che emergono da fogli protocollo, tutti scarabocchiati con tanto di lista della spesa, pennelli sporchi di colore, blatte che camminano sopra lettere d’amore amare. Opere bruciate, strappate o fintamente bruciate, strappate, sporcate e stropicciate. Uova al tegamino, lampadine e mandarini, pacchi di posta, oggetti quotidiani che diventano arte. Divertente, ammiccante, riflessiva.

“Poliedrico, un po’ grafico, un po’ pubblicitario, molto artista. Salvo Nero comunica i suoi stati d’animo con una enorme facilità nel farsi capire da tutti. Dal dolore di un cuore spezzato al riguardo per l’ambiente con i racconti degli incendi” commenta la gallerista Gigliola Beniamino Magistrelli. “Oltre alla maestria del disegno – aggiunge il curatore Giorgio Lo Stimolo -, c’è molto di più, una mano, la scioltezza di chi l’arte del tratto la possiede. Un incontestabile virtuosismo, un accenno un po’ beffardo che dice guardami lo so fare, è nella mia natura. Provocatorio e talentuoso”.

Chi è Salvo Nero

Salvo Nero, pittore autodidatta palermitano classe 1984 è stato stimolato inizialmente dai cartoni animati e dai pittori della sua città natale. La sua fibra creativa si sveglia molto presto attraverso il disegno che non lascerà mai più. Si orienta verso studi di grafica pubblicitaria e si cimenta sui muri della sua città, trovando nel writing un modo d’espressione libero. Attraverso i fumetti e la scoperta dello statunitense Geof Darrow, s’innamora del dettaglio, che diviene una caratteristica essenziale della sua opera. In seguito, lascia il limite delle vignette per donarsi all’acquarello, olio e, infine, l’acrilico, che diviene il suo mezzo principale. Attraverso i disegni della pittrice inglese Jenny Saville s’innamora dell’artista conterraneo Lucian Freud. S’interessa alla pittura del reale e si dedica al grande formato, una formula che gli assicura riconoscimento e diverse mostre monografiche. Si divide tra Palermo e Cardiff, due città in cui vive e lavora attualmente.

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