Cultura
Proverbi marinareschi a Pantelleria / 13 – Tuttu lu gran sirenu di lu mari ‘na vampidda d’amuri ‘un pò astutari

Senza pilotu nun camina varca
Senza pilota non naviga (alcuna) barca.
È un detto perentorio, Ciò che era chiaro per ogni marinaio,
doveva esserlo anche per i componenti di una famiglia, che senza una guida sicura andava
inesorabilmente a sbattere sugli scogli della vita.
Sciloccu chiaru e tramuntana scuru, mettiti ‘n mari senza scantu
Scirocco chiaro e tramontana scura, mettiti in mare senza paura.
Proverbio citato anche da Giovanni
Verga nei suoi Malavoglia. È legato alle vecchie costumanze marinaresche siciliane, in cui
s’interpretavano gli elementi della natura per come comportarsi nelle cose di mare.
Si veni è varca e si resta è scogghiu
Se viene è barca e se resta (ferma) è scoglio.
Davanti a qualcosa vista in lontananza sul mare
occorre sempre aspettare per vedere se è barca che si avvicina o scoglio che, per sua natura, è
immobile. Questo vale anche nella vita, in cui i progetti accarezzati non sempre si concretizzano e
quindi restano fermi, come scogli, all’orizzonte dei desideri.
Tuttu lu gran sirenu di lu mari ‘na vampidda d’amuri ‘un pò astutari
Tutta la grande distesa del mare una piccola fiamma d’amore non la può spegnere.
Bellissimo e
fascinoso detto, che è poi pura poesia. Qui il dialetto siciliano davvero innamora e incanta ancora.
I
nostri avi sono stati dei giganti nel coniare, direi cesellare, un piccolo detto proverbiale che, senza
tema di smentite, è un canto ovvero un inno all’amore, quello vero, che non conosce ostacoli di
sorta e che tutto supera. È l’amore di Didone che letteralmente “brucia” per il suo Enea. È l’amore
di Giulietta e Romeo che sfida e oltrepassa perfino la morte.
Più prosaico l’altro detto siciliano per esaltare l’irresistibile forza dell’amore, che recita: “Quannu i
dui si vonnu, i tri nun ci ponnu” (Quando i due si vogliono, i tre non ci possono).
Noi, per rifarci la bocca da quest’ultimo, citiamo alcuni versi di “Brucia la terra” del Padrino, che è
uno struggente canto all’amore nel bel dialetto siciliano:
Brucia la luna n’cielu
e ju bruciu d’amuri,
focu ca si consuma
comu lu me cori.
U mari è mmoddu ma ṛumpi u duru
Il mare è molle ma rompe il duro. Col tempo la diuturna onda del mare, seppure molle, frantuma il duro scoglio e alla fine lo trasforma in minuscoli granelli di sabbia. Si dice di persona o situazione che, col passare del tempo, riesce ad infrangere gli ostacoli più duri e apparentemente insuperabili.
U pisci d’ammare è destinatu cu l’avi a manciare
Il pesce del mare è destinato a chi lo deve mangiare.
Proverbio amarissimo, che recita l’ineluttabile
fatalità del destino di ogni essere vivente. Tutto è già stato deciso e fissato, per ognuno di noi,
dall’inizio dei tempi. Incredibile che un insignificante, a prima vista, proverbio possa essere così
profondamente filosofico.
Fortunatamente, per chi crede, c’è il cristiano “libero arbitrio” in
ossequio ai dettami del Signore ad Adamo: “È dato ai tuoi figli di distinguere il bene dal male,
pertanto agiscono con piena libertà”.
(13 – continua)
Orazio Ferrara

Cultura
Pantelleria, dalla Chiesa San Gaetano una Via Crucis sentita e toccante

Venerdì 11 aprile si è svolta la tradizionale Via Crucis organizzata dalla Parrocchia di San Gaetano e dall’Associazione Crescere Insieme, che ha attraversato le strade del nostro territorio in un intenso momento di raccoglimento, riflessione e partecipazione.
Una manifestazione sentita da tutta la comunità, che ha visto la presenza di tante persone, giovani e adulti, unite nel ricordo della Passione di Cristo.
Di seguito alcune immagini che raccontano la bellezza e la profondità di questa serata di preghiera condivisa.
Un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato e partecipato con spirito di devozione.
Foto postate dal Comune di Pantelleria su Facebook
Cultura
PASQUA, IL MESSAGGIO DEL VESCOVO: «PORTIAMO ALLA LUCE IL BENE NASCOSTO»

«Accorgiamoci del bene nascosto, facciamolo venire alla luce, accresciamolo. Quante famiglie, quanti luoghi educativi, quante parrocchie sono semi che diventano alberi, luoghi accoglienti e nutrienti. Non dobbiamo aver paura dei numeri: non siamo chiamati a occupare spazi, ma a essere luce e lievito». È questo uno dei passaggi del Messaggio di Pasqua del Vescovo monsignor Angelo Giurdanella diffuso oggi. Il Vescovo, nel rivolgere gli auguri a tutti, ha avuto un pensiero particolare agli ospiti della casa circondariale di Castelvetrano, ai giovani delle comunità di recupero e a quanti si prendono cura dei fragili, degli esclusi e dei migranti. Un pensiero monsignor Giurdanella lo ha voluto rivolgere alla professoressa Maria Cristina Gallo «e a quanti come lei vivono lo stesso disagio e sofferenza». La Gallo ha denunciato, nero su bianco, il ritardo negli esami istologici. Monsignor Giurdanella, nel suo Messaggio, ha evidenziato come la «testimonianza sia autenticata dalla povertà e dalla scelta dei più poveri». Ecco perché «diventa importante maturare da parte di ognuno e delle famiglie quei gesti di prossimità che aiutano la Pasqua della vita, il passaggio dalla solitudine all’abbraccio, dalla disperazione alla speranza, dalla reattività alla mitezza, dalla dispersione alla comunione, dalla tristezza alla gioia». Da qui l’invito a «visitare anziani e ammalati, apriamo la mensa delle nostre case alle persone sole, confortiamo chi fa più fatica, ascoltiamo i piccoli e i giovani, facciamo il primo passo per la riconciliazione con i fratelli, partecipiamo di più ai momenti comunitari». E il Vescovo aggiunge: «Al cuore dell’annuncio pasquale c’è il compiersi della Parola di Dio nella vicenda di Gesù di Nazaret: nella sua umanità amabile, nei suoi gesti di accoglienza, nel suo stare a tavola con i peccatori, nel suo parlare in parabole, nella sua morte in croce che salva anche il “ladrone pentito” e nel suo farsi incontrare Risorto, donandoci un amore «senza misura», aiutandoci – come i discepoli di Emmaus (cf. Lc 24,13-53) – a riconoscerlo lungo le strade della vita nella Parola dispiegata e nello “spezzare il pane”. Lasciamoci, come impara Pietro nel dialogo con Gesù che amabilmente lo “riabilita” dopo il rinnegamento (cfr Gv 21,15-17), anzitutto amare e perdonare dal Crocifisso Risorto». E monsignor Giurdanella conclude: «Sarà Pasqua se continueremo l’opera di Gesù che salva».
Cultura
Pantelleria, entra nel vivo il corso di scrittura autobiografica del Circolo Ogigia

Tanta partecipazione alla lezione con il prof. Guido Bosticco
Il corso di scrittura autobiografica organizzato dal Circolo Ogigia con la consulenza della prof.ssa Antonietta Valenza è entrato nel vivo.
Il trascorso fine settimana ha visto le partecipanti cimentarsi in una sessione intensiva in due giornate, sabato e domenica, alla presenza dell’esperto convocato per arricchire e potenziare il corso di scrittura.
L’esperto in questione è il prof. Guido Bosticco, docente di scrittura creativa dell’Università di Pavia, giornalista, opinionista, scrittore, che ha tenuto due interessanti lezioni sull’arte della scrittura e in particolare della scrittura autobiografica.
Lo abbiamo intervistato:
Come ha conosciuto la prof.ssa Valenza e Pantelleria?
Ci siamo conosciuti telefonicamente nel 2019, se ricordo bene, perché sapevamo delle rispettive attività, abbiamo condiviso le nostre esperienze e abbiamo immediatamente avuto un’ottima intesa. Così, nel 2020 sono venuto per la prima volta a Pantelleria per un incontro pubblico e per esplorare l’isola, con l’idea di organizzare qui un laboratorio di 4-5 giorni per l’estate successiva. Ma poi arrivò il Covid…
Cosa ne pensa del corso organizzato dal Circolo Ogigia?
Credo che la scrittura, in particolare quella autobiografica, sia uno strumento straordinario di elaborazione e crescita personale, nonché di costruzione di relazioni interpersonali. In altre parole, è un mezzo per conoscere sé stessi e gli altri. E la professoressa Valenza ha una grande esperienza in questo campo, per cui ha potuto infondere fiducia con la sua delicatezza e portare tutti a livelli di riflessione e produzione inediti. Credo che l’iniziativa del Circolo sia lodevole, perché apre le persone a nuove possibilità interpretative ed espressive. Vi auguro che ossa ripetersi e crescere sempre più.
E come ha trovato i partecipanti?
È stato un piacere per me intervenire a metà del corso e vedere come i partecipanti fossero già dentro questo flusso di pensiero, avessero già creato legami fra loro e avessero sviluppato una scrittura molto profonda ed efficace. Sono rimasto davvero impressionato e mi sono trovato a mio agio, con persone così aperte.
Come si è trovato qui sull’isola di Pantelleria, che accoglienza ha avuto?
È la seconda volta che vengo a Pantelleria. La prima, a febbraio del 2020, fu strepitosa: a poche ore dal mio arrivo mi ritrovai arruolato fra gli attori del Carnevale, per via di una defezione dell’ultimo minuto. Sostituii un ragazzo pantesco: fu un divertimento enorme e inatteso, ma fu anche un onore. Rimasi sull’isola tre giorni e due notti, due notti vissute fino all’alba! Quest’anno ho ritrovato quegli amici, qui sono sempre accudito e ospitato come in famiglia. E poi Pantelleria è stupenda, ogni volta di più.
Tornerebbe per altre esperienze sull’isola?
Spero proprio di sì. Ora ci pensiamo e troviamo il modo.
E anche noi siamo state felici di accogliere il prof. Bosticco e speriamo in una nuova esperienza di arricchimento culturale con la sua docenza
Florinda Valenza
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