Primo piano
Razzo cinese, nessun impatto sull’Italia: è caduto nell’Oceano Indiano orientale
Possiamo finalmente tirare un respiro di sollievo. Il razzo cinese Long March 5B, che per giorni ha tenuto con il fiato sospeso l’intera comunità scientifica e i cittadini di tutto il mondo, si è in gran parte disintegrato entrando in atmosfera. I suoi resti sono poi precipitati (alle prime luci dell’alba italiana) nell’Oceano Indiano orientale, a largo delle isola Maldive. Nessun danno a cose e persone. E, fortunatamente, nemmeno a navi in transito in quell’area.
Ne ha dato notizia l’Ufficio per il volo umano dell’agenzia spaziale cinese (Cnsa), informazione poi confermata dal Comando di difesa aerospaziale del nord-America (Norad).
Anche l’Italia ha monitorato l’evento con una certa preoccupazione.
Il tavolo tecnico del Dipartimento della Protezione Civile ha tenuto l’attenzione alta per tutta la notte e, dopo l’ultimo passaggio del razzo su Sardegna e Calabria, alle 4.30 ha potuto dichiarare con un Comunicato Stampa che “è possibile escludere la caduta di uno o più frammenti del detrito spaziale sul nostro territorio”. Il tavolo tecnico è stato quindi ufficialmente chiuso. “Il Capo Dipartimento della Protezione Civile, in accordo con ASI e con gli altri partecipanti al tavolo, ha pertanto dichiarato concluse le attività operative, chiudendo il Comitato Operativo che era attivo in stretta reperibilità e ringraziando tutte le componenti del Sistema Nazionale di Protezione Civile, i partecipanti al tavolo tecnico e le regioni direttamente interessate per l’impegno e l’attenzione profusi in questi giorni”.
La task forse italiana ha tuttavia voluto continuare a seguire la traiettoria disegnata dall’oggetto fino all’ultimo istante, quando i suoi frammenti si sono inabissati in un’area a ovest delle isole Maldive tra 72,47 est e 2,65 nord.
Fino all’ultimo c’è stata una grande incertezza circa il luogo di caduta. All’inizio i dati avevano fornito come luogo probabile di impatto il nord Atlantico, successivamente il Mediterraneo orientale ma, alla fine, il razzo è caduto nell’Oceano Indiano. Ed era stata proprio questa incertezza a creare forte allarme facendo puntare gli occhi di tutto il mondo sul razzo.
Ma come mai è così difficile fare questi calcoli?
Fissare con precisione la traiettoria di un oggetto così grande (peso 18 tonnellate, lunghezza 30 metri, diametro 5 metri) in caduta libera incontrollata è davvero complicato. Esso, infatti, non solo si muove a una velocità elevatissima (circa 23400 km orari) ma rotea anche su se stesso. In più, ogni piccola variazione nelle condizioni dell’“area” in cui orbita può deviare fortemente la sua traiettorie. È chiaro quindi che una tale situazione non permette calcoli precisi, ma solo con un ampio margine di incertezza, sia sul tempo che sul luogo.
Radar e sensori delle maggiori Organizzazioni mondiali hanno tentato calcoli e tracciato traiettorie. In primis il Comando di Difesa Aerospaziale del Nord-America (Norad). Poi il Consorzio europeo per la sorveglianza spaziale (Eusst) del quale fanno parte l’Agenzia spaziale europea (Esa) e la nostrana Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Anche l’Aeronautica Militare di Pratica di Mare e l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) hanno contribuito al monitoraggio. Tutti i calcoli e le elaborazioni sono state fornite, in tempo reale, alla Protezione Civile.
E la Cina? Quale posizione ha tenuto in tutta questa vicenda?
Allo scoppio della polemica i portavoce sinici hanno subito tentato di rassicurare l’opinione internazionale dicendo che era “altamente improbabile” che i resti del razzo sarebbero potuti ricadere in zone abitate procurando danni, visto che, oltretutto, gran parte si sarebbe sicuramente disintegrata entrando in atmosfera. E i loro media si erano anche premurati di accusare, in modo tutt’altro che velato, la stampa internazionale di procurare allarmismo ingiustificato. “Esagerazioni che cercano solo di screditare”, avevano scritto.
Ricordiamo, tuttavia, che non è la prima volta che l’agenzia spaziale cinese si “macchia” di una tal leggerezza e che le norme internazionali sono molto chiare in tal senso: nei lanci spaziali nessun oggetto con dimensione superiore alle 10 tonnellate può essere volontariamente lanciato in orbita per essere fatto rientrare in modo incontrollato.
(Credit immagine: Jonathan McDowell, Localizzazione del punto dell’Oceano Indiano sul quale è avvenuto il rientro del secondo stadio del razzo Lunga Marcia 5B)
Giuliana Raffaelli
Cronaca
Pantelleria, muore carbonizzato nel suo furgone. Tragedia nella Protezione Civile
Un uomo è stato trovato morto, questo pomeriggio, all’interno del suo furgone in fiamme, in contrada.
La tragedia è stata riferita da alcuni passanti ai Vigili del Fuoco locali, i quali, giunti sul posto hanno trovato l’automezzo avvolto dalle fiamme.
Una volta domato l’incendio e trovato il corpo del 56enne, i pompieri hanno riscontrato il decesso.
Sulle cause del drammatico evento che ha visto vittima un uomo presumibilmente della Protezione Civile pantesca non si esclude un atto estremo auto inferto.
Ma tutto è ancora da definirsi e chiarirsi, mentre sono in corso le indagini dei Carabinieri.
Primo piano
Pantelleria, Lampedusa – Isole Minori, la DAT ha ottenuto assegnazione collegamenti
DAT Volidisicilia ha ottenuto l’assegnazione in procedura
d’emergenza della Continuità Territoriale sulle Isole Minori
della Sicilia nei collegamenti aerei da e per Lampedusa e
Pantelleria
Da oggi i voli sono visibili e prenotabili dal 1° dicembre 2022
al 30 giugno 2023 sul sito della Compagnia, e lo saranno
anche nei principali sistemi di prenotazione a partire dai
prossimi giorni.
Le frequenze e gli orari dei collegamenti ricalcano quelli
delle precedenti edizioni, con la grande novità, in prima
assoluta, del collegamento invernale tra Pantelleria e
Catania con frequenza bisettimanale ogni giovedì e
domenica. Inoltre le tariffe previste su tutti i collegamenti,
malgrado la congiuntura economica, risultano
sostanzialmente più economiche rispetto a quelle
precedenti.
L’ing. Luigi Vallero, Direttore Generale di DAT Volidisicilia dice: “Siamo molto lieti di questo
risultato che sottolinea il forte legame sviluppatosi in oltre quattro anni e mezzo tra la nostra compagnai
aerea e il territorio grazie a un’operatività affidabile, regolare e puntuale. Ora siamo finalmente in grado
di mettere in vendita i nostri voli a partire dal 1° dicembre fino al 30 giugno 2023 con la grande novità
del collegamento bisettimanale invernale il giovedì e la domenica tra Pantelleria e Catania. Il nostro
impegno precedente, come previsto dall’estensione del bando di gara vinto nall’aprile del 2018, scade il
prossimo 30 novembre e quindi finalmente si potranno pianificare i viaggi per le prossime settimane
anche in previsioni delle prossime festività natalizie e di fine anno. Le nuove tariffe proposte, come
previsto dal bando, risulteranno mediamente più basse del 30 percento circa rispetto a quelle precedenti
malgrado la complessa congiuntura internazionale che ha visto il rincaro generale dei beni e in particolare per quanto
ci riguarda del carburante e delle parti di ricambio. Vogliamo ora auspicare che a stretto giro venga
definito il nuovo bando di gara valido da giugno 2023 per i prossimi tre anni per non penalizzare l’intera
filiera turistica nella pianificazione e nella programmazione dell’alta stagione, elementi nel nostro settore
di vitale importanza”.
Ambiente
Pantelleria, trovato granchio blu: vale oro quanto pesa
E’ stato intercettato a Pantelleria esemplare di granchio blu.
La scoperta della presenza di questo raro ma anche prezioso, vista la prelibatezza delle sue carni, è stata ad opera di un paio di ragazzi, che bazzicavano al Porto dell’isola, su Via Borgo Italia.
Eddy Famularo, il noto titolare del Dive-x di Gadir e Cala Tramontana, era nei pressi e ha scorto i giovani e così ci dichiara:
“I due giovani mi dicono stiamo prendendo il granchio blu!
“Così li aiuto sotto la banchina davanti l’Agenzia Rizzo. Tiro su un granchio con il retino, lo osservo e faccio subito una piccola ricerca.
“Ebbene si! il granchio blu è anche qui. Se ne consiglia la pesca , visto che è prelibato ed anche perchè essendo alieno molto vorace e senza molti predatori. Quindi peschiamoli ! A quanto pare è qui già da un pó di tempo.”
La polpa può essere gustata in diversi modi. Nei ristoranti asiatici il crostaceo viene venduto a un prezzo altissimo, ma non in Italia.
La scorsa estate 2022 veniva lanciato un allarme granchio blu, per la sua voracità e capacità di adattamento, che tuttavia andrebbe a compromettere la biodiversità dei nostri mari.
Gli esperti, dunque, spingono il suo consumo perché la pesca è l’unico modo per tenere sotto controllo questa specie non autoctona molto vorace (ma non pericolosa per l’uomo) che sta invadendo le coste italiane e intaccando la biodiversità
Provenienza
Secondo talune fonti, il granchio blu sarebbe specie autoctona dell’America, da qualche anno è presente anche nei mari italiani e sta iniziando a diventare un prodotto di gastronomia, specialmente perché la pesca è l’unico modo per tenere a bada questa specie molto vorace che mette a rischio la biodiversità marina.
Specie litorale, vive da pochi fino a 90 metri di profondità prediligendo fondali fangosi e sabbiosi.
In Italia i primi avvistamenti di questo particolare crostaceo risalgono al 1948 e nel ’50 anche in Grecia.
Comportamento
Rimangono sepolti sotto sabbia o fango per la maggior parte del tempo, uscendo per nutrirsi, durante l’alta marea di vari organismi come bivalvi, pesci e, in misura minore, macroalghe.
Sono eccellenti nuotatori, in gran parte a causa di un paio di gambe appiattite che assomigliano a pagaie. Tuttavia, non possono sopravvivere per lunghi periodi fuori dall’acqua.
Granchio blu vale oro quanto pesa
Sono diversi i piatti che si possono preparare con questo crostaceo, dagli spaghetti alle polpette. A livello gastronomico si sta cercando di incentivare l’uso del granchio reale blu, così da mantenere il controllo della proliferazione della specie in Italia.
Negli Stati Uniti il granchio blu può essere venduto anche a circa 150 euro al chilo, mentre in Italia veniva quasi ignorato in ottica culinaria, e addirittura i pescatori, fino a poco tempo fa, gettavano via questi pittoreschi crostacei quando li trovavano nelle loro reti.
Adesso, però, il mercato dei granchi blu esiste anche in Italia, dove vengono venduti all’ingrosso anche a 30 o 40 euro al chilo. I ristoratori giapponesi e cinesi presenti nel nostro Paese lo presentano nel menù vendendolo anche a 100 euro al chilo.
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